La società moderna rivela i cambiamenti radicali che ha portato nella topografia della città e nella vita dei singoli individui. Poe rappresenta sapientemente le allegorie di tali cambiamenti radicali proprio all’inizio del racconto: l’io-narrante è seduto in un caffè di Londra. Ma l’attività principale dell’io-narrante consiste nell’«osservare la gente promiscua che affollava le sale del caffè», nel «guardare attraverso i vetri velati dal fumo nella via». L’osservazione della realtà circostante – sia nel caffè che nella via – è “velata dai vetri” della finestra e dal fumo, fuor di metafora, è espressa attraverso un’allegoria. E l’oggetto di tale osservazione viene definito fin dalle prime pagine: “la gente promiscua” che affolla le sale del caffè e le vie della città. La grande novità del moderno è data dall’«accendersi dei lumi», dalla creazione di uno spazio urbano fruibile anche di notte, e dal fatto che le «arterie della città» sono piene di un «tumultuante mare di teste umane» che gira per vie. Questa «deliziosa emozione di novità» («delicious novelty of emotion») diventa l’interesse principale dell’io-narrante. Poe non vuole fare un’analisi sociologica: egli struttura il suo racconto come una fenomenologia del flâneur, il cui fascino “demonico” sta nell’inspiegabilità del comportamento. L’uomo della folla oscilla tra il terrore di rimanere solo e l’euforia di camminare senza meta tra la gente. Il moderno ha prodotto il cambiamento dei comportamenti: l’uomo moderno ha bisogno di far scomparire la sua individualità nella folla, perché, in fondo, è stato sradicato da tutti i rapporti permanenti. L’individuo si sente attratto dalla folla, prova ebbrezza nel perdersi in essa, nel fare esperienza della città passeggiando all’interno della folla anonima. Ma talvolta la folla può essere inquietante, può generare terrore perché imprevedibile. Così l’immagine della folla in alcuni autori del moderno assomma queste caratteristiche di ebbrezza e terrore: Poe è stato uno dei primi a rendersene conto e la sua rappresentazione della folla è stata ripresa da Baudelaire, Benjamin, Kracauer. Le forme di questa rappresentazione sono interessanti perché hanno determinato i due poli della percezione della folla nella cultura moderna. Ma Baudelaire, come è noto, ha dedicato a Poe anche una serie di saggi critici. Le linee interpretative del poeta francese sono contrassegnate da una tendenza a sovrapporre la propria poetica a quella di Poe, insomma, da una tendenza di “riconoscimento” di questa forte “affinità elettiva”. Ma non si tratta solo di una somiglianza caratteriale, bensì della coincidenza di una serie di elementi, poetologici e stilistici, che consente di allargare questa “affinità” anche al di là delle percezioni dello stesso Baudelaire. Il poeta francese riconosce subito il carattere “filosofico” della prosa di Poe: ossia una metodologia letteraria basata su un preciso progetto che implica una concezione dell’arte legata alla percezione del moderno.

Ebriedad y terror. La multitud en Poe, Baudelaire y Benjamin / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2009), pp. 79-119.

Ebriedad y terror. La multitud en Poe, Baudelaire y Benjamin

PONZI, Mauro
2009

Abstract

La società moderna rivela i cambiamenti radicali che ha portato nella topografia della città e nella vita dei singoli individui. Poe rappresenta sapientemente le allegorie di tali cambiamenti radicali proprio all’inizio del racconto: l’io-narrante è seduto in un caffè di Londra. Ma l’attività principale dell’io-narrante consiste nell’«osservare la gente promiscua che affollava le sale del caffè», nel «guardare attraverso i vetri velati dal fumo nella via». L’osservazione della realtà circostante – sia nel caffè che nella via – è “velata dai vetri” della finestra e dal fumo, fuor di metafora, è espressa attraverso un’allegoria. E l’oggetto di tale osservazione viene definito fin dalle prime pagine: “la gente promiscua” che affolla le sale del caffè e le vie della città. La grande novità del moderno è data dall’«accendersi dei lumi», dalla creazione di uno spazio urbano fruibile anche di notte, e dal fatto che le «arterie della città» sono piene di un «tumultuante mare di teste umane» che gira per vie. Questa «deliziosa emozione di novità» («delicious novelty of emotion») diventa l’interesse principale dell’io-narrante. Poe non vuole fare un’analisi sociologica: egli struttura il suo racconto come una fenomenologia del flâneur, il cui fascino “demonico” sta nell’inspiegabilità del comportamento. L’uomo della folla oscilla tra il terrore di rimanere solo e l’euforia di camminare senza meta tra la gente. Il moderno ha prodotto il cambiamento dei comportamenti: l’uomo moderno ha bisogno di far scomparire la sua individualità nella folla, perché, in fondo, è stato sradicato da tutti i rapporti permanenti. L’individuo si sente attratto dalla folla, prova ebbrezza nel perdersi in essa, nel fare esperienza della città passeggiando all’interno della folla anonima. Ma talvolta la folla può essere inquietante, può generare terrore perché imprevedibile. Così l’immagine della folla in alcuni autori del moderno assomma queste caratteristiche di ebbrezza e terrore: Poe è stato uno dei primi a rendersene conto e la sua rappresentazione della folla è stata ripresa da Baudelaire, Benjamin, Kracauer. Le forme di questa rappresentazione sono interessanti perché hanno determinato i due poli della percezione della folla nella cultura moderna. Ma Baudelaire, come è noto, ha dedicato a Poe anche una serie di saggi critici. Le linee interpretative del poeta francese sono contrassegnate da una tendenza a sovrapporre la propria poetica a quella di Poe, insomma, da una tendenza di “riconoscimento” di questa forte “affinità elettiva”. Ma non si tratta solo di una somiglianza caratteriale, bensì della coincidenza di una serie di elementi, poetologici e stilistici, che consente di allargare questa “affinità” anche al di là delle percezioni dello stesso Baudelaire. Il poeta francese riconosce subito il carattere “filosofico” della prosa di Poe: ossia una metodologia letteraria basata su un preciso progetto che implica una concezione dell’arte legata alla percezione del moderno.
2009
La mala conciencia de la modernidad,
9788487619595
Folla; metropoli; moderno in Edgar Allan Poe; Pasolini e Walter Benjamin
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Ebriedad y terror. La multitud en Poe, Baudelaire y Benjamin / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2009), pp. 79-119.
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