Senza sottovalutare l’importanza sociologica attribuita al tema dei cosiddetti ‘italiani senza cittadinanza’ (Zinn, 2011; Tintori, 2018; Raniolo, 2019; Milan, 2022; Salvati e Dimassi, 2022), questo contributo si concentra invece sulla binazionalità, un fenomeno che in Italia rimane scarsamente studiato e quasi invisibile a livello statistico. A livello internazionale, l’aumento dei cittadini binazionali è conseguenza della crescita dei flussi migratori internazionali e di un policy-shift orientato verso l’accettazione delle cittadinanze multiple (Brøndsted Sejersen, 2008; Spiro, 2010). Quest’ultimo è dovuto a diversi fattori: il riconoscimento della cittadinanza extra-territoriale degli emigrati (Collyer, 2013; Ragazzi, 2014; Gamlen et al., 2019); la relativa liberalizzazione nelle politiche di naturalizzazione (Joppke, 2007); l’affermarsi del regime dei diritti umani (Heater, 2002; Spiro, 2002); la presenza di gruppi di pressione interni ai paesi di origine e residenza; la maggiore uguaglianza di genere nelle politiche di trasmissione della cittadinanza; gli interessi dei singoli ad avere – e poter utilizzare – più di una cittadinanza (Bauböck, 2010; Harpaz, 2019). I cittadini binazionali sono formalmente parte di più entità politiche (Kivisto e Faist, 2007) e ciò ha importanti ricadute sulle rappresentazioni identitarie individuali e collettive, sulle scelte e sulle opportunità dei singoli, ma anche sulle forme di attivazione nella sfera pubblica (Geisser, 2016). Wihtol de Wenden (2016) descrive infatti il passaggio da una ‘doppia assenza’ (Sayed, 1999), per cui il cittadino binazionale non era pienamente integrato in nessun luogo, a una ‘doppia presenza’. Secondo questa interpretazione, la binazionalità rappresenta uno strumento di duplice affermazione identitaria e politica, attraverso cui accrescere le proprie opportunità in termini di mobilità, stabilità, legittimazione e influenza politica nel paese di residenza e origine. Un’ipotesi che rimane però da verificare nel caso italiano. La seconda parte della relazione presenta i risultati di un caso di studio esplorativo sui cittadini italo-tunisini. La Tunisia è stata pioniere nel riconoscimento della doppia cittadinanza (1975) e del diritto al voto extra-territoriale (1988). In seguito alla Rivoluzione del 2011, i cittadini all’estero sono stati largamente rappresentati nelle istituzioni democratiche (Pouessel, 2017; Demesmay et al., 2017), senza restrizioni significative per i binazionali. In Italia, i tunisini regolarmente soggiornanti sono circa 94.000 e i tunisini che sono diventati italiani tra il 2012 e il 2020 sono circa 32.000 (ANPAL, 2021). Le nostre statistiche non forniscono dati precisi in merito alla binazionalità, dato che nessun record viene mantenuto in merito al possesso di una seconda cittadinanza. Tuttavia, l’OCSE (2018) stima che circa un terzo degli emigrati nati in Tunisia e maggiori di 14 anni residenti in Italia sono in possesso della cittadinanza italiana. In sintesi, a partire dall’analisi empirica basata su interviste e osservazioni qualitative, è stato possibile avanzare alcune considerazioni di particolare interesse per ulteriori approfondimenti di ricerca, ovvero: la pluralità delle esperienze individuali dei soggetti che rientrano in questa categoria; le diverse rappresentazioni del sé in relazione ai due contesti di vita; le forme di partecipazione politica dei cittadini binazionali, che in Italia avvengono soprattutto a livello locale mentre in Tunisia sono stati numerosi i parlamentari binazionali eletti nelle circoscrizioni estere; l’importanza attribuita a questo gruppo sociale da parte delle istituzioni tunisine e la scarsa visibilità di questa popolazione nella società italiana. In conclusione, è bene sottolineare che la cittadinanza non è solo uno status formale (Joppke, 2010; Ambrosini, 2016), ma ha anche un’importante dimensione relazionale (Bloemraad e Sheares, 2017). Pertanto i cittadini italiani di origine straniera, seppur in possesso dello status, rischiano di essere considerati come outsider a causa della loro supposta diversità, della sempre maggiore diffusione di forme di razzismo culturale (Bertossi, 2016; Aime, 2020) e dell’estrema polarizzazione del dibattito pubblico in merito ai fenomeni migratori nel nostro paese.

La Binazionalità in Italia. Uno Studio Esplorativo a partire dalle Forme di Partecipazione Civico-Politica dei Cittadini Italo-Tunisini / Messineo, Francesca. - (2023). (Intervento presentato al convegno 5th Convegno Mondi Migranti tenutosi a Milano, Università Statale).

La Binazionalità in Italia. Uno Studio Esplorativo a partire dalle Forme di Partecipazione Civico-Politica dei Cittadini Italo-Tunisini

FRANCESCA MESSINEO
2023

Abstract

Senza sottovalutare l’importanza sociologica attribuita al tema dei cosiddetti ‘italiani senza cittadinanza’ (Zinn, 2011; Tintori, 2018; Raniolo, 2019; Milan, 2022; Salvati e Dimassi, 2022), questo contributo si concentra invece sulla binazionalità, un fenomeno che in Italia rimane scarsamente studiato e quasi invisibile a livello statistico. A livello internazionale, l’aumento dei cittadini binazionali è conseguenza della crescita dei flussi migratori internazionali e di un policy-shift orientato verso l’accettazione delle cittadinanze multiple (Brøndsted Sejersen, 2008; Spiro, 2010). Quest’ultimo è dovuto a diversi fattori: il riconoscimento della cittadinanza extra-territoriale degli emigrati (Collyer, 2013; Ragazzi, 2014; Gamlen et al., 2019); la relativa liberalizzazione nelle politiche di naturalizzazione (Joppke, 2007); l’affermarsi del regime dei diritti umani (Heater, 2002; Spiro, 2002); la presenza di gruppi di pressione interni ai paesi di origine e residenza; la maggiore uguaglianza di genere nelle politiche di trasmissione della cittadinanza; gli interessi dei singoli ad avere – e poter utilizzare – più di una cittadinanza (Bauböck, 2010; Harpaz, 2019). I cittadini binazionali sono formalmente parte di più entità politiche (Kivisto e Faist, 2007) e ciò ha importanti ricadute sulle rappresentazioni identitarie individuali e collettive, sulle scelte e sulle opportunità dei singoli, ma anche sulle forme di attivazione nella sfera pubblica (Geisser, 2016). Wihtol de Wenden (2016) descrive infatti il passaggio da una ‘doppia assenza’ (Sayed, 1999), per cui il cittadino binazionale non era pienamente integrato in nessun luogo, a una ‘doppia presenza’. Secondo questa interpretazione, la binazionalità rappresenta uno strumento di duplice affermazione identitaria e politica, attraverso cui accrescere le proprie opportunità in termini di mobilità, stabilità, legittimazione e influenza politica nel paese di residenza e origine. Un’ipotesi che rimane però da verificare nel caso italiano. La seconda parte della relazione presenta i risultati di un caso di studio esplorativo sui cittadini italo-tunisini. La Tunisia è stata pioniere nel riconoscimento della doppia cittadinanza (1975) e del diritto al voto extra-territoriale (1988). In seguito alla Rivoluzione del 2011, i cittadini all’estero sono stati largamente rappresentati nelle istituzioni democratiche (Pouessel, 2017; Demesmay et al., 2017), senza restrizioni significative per i binazionali. In Italia, i tunisini regolarmente soggiornanti sono circa 94.000 e i tunisini che sono diventati italiani tra il 2012 e il 2020 sono circa 32.000 (ANPAL, 2021). Le nostre statistiche non forniscono dati precisi in merito alla binazionalità, dato che nessun record viene mantenuto in merito al possesso di una seconda cittadinanza. Tuttavia, l’OCSE (2018) stima che circa un terzo degli emigrati nati in Tunisia e maggiori di 14 anni residenti in Italia sono in possesso della cittadinanza italiana. In sintesi, a partire dall’analisi empirica basata su interviste e osservazioni qualitative, è stato possibile avanzare alcune considerazioni di particolare interesse per ulteriori approfondimenti di ricerca, ovvero: la pluralità delle esperienze individuali dei soggetti che rientrano in questa categoria; le diverse rappresentazioni del sé in relazione ai due contesti di vita; le forme di partecipazione politica dei cittadini binazionali, che in Italia avvengono soprattutto a livello locale mentre in Tunisia sono stati numerosi i parlamentari binazionali eletti nelle circoscrizioni estere; l’importanza attribuita a questo gruppo sociale da parte delle istituzioni tunisine e la scarsa visibilità di questa popolazione nella società italiana. In conclusione, è bene sottolineare che la cittadinanza non è solo uno status formale (Joppke, 2010; Ambrosini, 2016), ma ha anche un’importante dimensione relazionale (Bloemraad e Sheares, 2017). Pertanto i cittadini italiani di origine straniera, seppur in possesso dello status, rischiano di essere considerati come outsider a causa della loro supposta diversità, della sempre maggiore diffusione di forme di razzismo culturale (Bertossi, 2016; Aime, 2020) e dell’estrema polarizzazione del dibattito pubblico in merito ai fenomeni migratori nel nostro paese.
2023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1707678
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