Nell’ultimo secolo, si è passati in modo repentino dalle espressioni di massa a quelle social, in una dimensione virtuale, uno spazio dove la persona agisce in modo anonimo e allo stesso tempo attaccabile! Alla spasmodica ricerca di itinerari che possano soddisfare desideri ed ambizioni illusori, i clic si condensano in uno stormo in continuo movimento, dimentico della novità, dell’io, del tu , si orientano in una passività, formata da individui isolati e occultati dai loro stessi profili, giocatori in un mascheramento continuo. L’indifferente nessuno è sostituito dal particolare qualcuno che ognuno tenta di incarnare, sebbene cada, sin da subito, nell’anonimato e nell’uniformità della profilazione, sinonimo di dispersione continua. Il profilo trascende l’identità della persona, sino a configurare un modello instabile, fluido, precario, che converge verso lo stormo, privo di qualsiasi gerarchia e proprio per questo, uniforme ed omogeneo, sempre cangiante. Ognuno dice la rotta, nessuno sa l’obiettivo, il soggetto è merce di scambio e di consumo, prodotto di un sé privo di presente, passato e futuro che si affaccia sulla finestra di un’attualità assoluta e di una contingenza sovrana. Nessuno nomina più il diritto nella sua differenziazione in principi e norme, diritti universali e diritti fondamentali. Immerso nel tecnicismo e in sofisticate soluzioni stragiudiziali, il discorso della giuridicità rischia di diventare un esemplare da dimenticare, un dinosauro relegato nell’archivio dell’obsolescenza . In questa direzione, l’urgenza storica attuale porta a discutere e problematizzare delle possibilità dell’IA e del suo rapporto con il diritto. L’illusione di poter vedere primeggiare il diritto, nella sua più significativa espressione di diritti umani, come affermazione e ‘ricerca del giusto’, in zone sempre più diseredate e depresse del mondo, si scontra con la realtà e la velocità di affermazione delle cosiddette tecnologie emergenti, veicolo di una nuova economia detta informazionale o digitale, tradotta presto in capitalismo. Espressioni come senso, libertà, uguaglianza, giusto e dignità sembrano essere uscite dal circuito comune per entrare in un ambito di pochi amareggiati sognatori che si rendono conto della attuale sproporzione tra utenti della rete e investitori digitali. Emerge così la consapevolezza che la massa di in-formazioni e di dati non appartiene agli internauti che contribuiscono significativamente ad alimentarle, ma solo a coloro che, con possibilità economico-finanziarie elevate, sono in grado di acquisirli e gestirli, sulla base di un potere computazionale attribuito agli algoritmi precedentemente finanziati e selezionati in un continuo circolo autoreferenziale, dove per ora non sono visibili vie d’uscita.
Diritti umani e IA / Avitabile, Luisa. - (2024), pp. 1-14.
Diritti umani e IA
luisa avitabile
2024
Abstract
Nell’ultimo secolo, si è passati in modo repentino dalle espressioni di massa a quelle social, in una dimensione virtuale, uno spazio dove la persona agisce in modo anonimo e allo stesso tempo attaccabile! Alla spasmodica ricerca di itinerari che possano soddisfare desideri ed ambizioni illusori, i clic si condensano in uno stormo in continuo movimento, dimentico della novità, dell’io, del tu , si orientano in una passività, formata da individui isolati e occultati dai loro stessi profili, giocatori in un mascheramento continuo. L’indifferente nessuno è sostituito dal particolare qualcuno che ognuno tenta di incarnare, sebbene cada, sin da subito, nell’anonimato e nell’uniformità della profilazione, sinonimo di dispersione continua. Il profilo trascende l’identità della persona, sino a configurare un modello instabile, fluido, precario, che converge verso lo stormo, privo di qualsiasi gerarchia e proprio per questo, uniforme ed omogeneo, sempre cangiante. Ognuno dice la rotta, nessuno sa l’obiettivo, il soggetto è merce di scambio e di consumo, prodotto di un sé privo di presente, passato e futuro che si affaccia sulla finestra di un’attualità assoluta e di una contingenza sovrana. Nessuno nomina più il diritto nella sua differenziazione in principi e norme, diritti universali e diritti fondamentali. Immerso nel tecnicismo e in sofisticate soluzioni stragiudiziali, il discorso della giuridicità rischia di diventare un esemplare da dimenticare, un dinosauro relegato nell’archivio dell’obsolescenza . In questa direzione, l’urgenza storica attuale porta a discutere e problematizzare delle possibilità dell’IA e del suo rapporto con il diritto. L’illusione di poter vedere primeggiare il diritto, nella sua più significativa espressione di diritti umani, come affermazione e ‘ricerca del giusto’, in zone sempre più diseredate e depresse del mondo, si scontra con la realtà e la velocità di affermazione delle cosiddette tecnologie emergenti, veicolo di una nuova economia detta informazionale o digitale, tradotta presto in capitalismo. Espressioni come senso, libertà, uguaglianza, giusto e dignità sembrano essere uscite dal circuito comune per entrare in un ambito di pochi amareggiati sognatori che si rendono conto della attuale sproporzione tra utenti della rete e investitori digitali. Emerge così la consapevolezza che la massa di in-formazioni e di dati non appartiene agli internauti che contribuiscono significativamente ad alimentarle, ma solo a coloro che, con possibilità economico-finanziarie elevate, sono in grado di acquisirli e gestirli, sulla base di un potere computazionale attribuito agli algoritmi precedentemente finanziati e selezionati in un continuo circolo autoreferenziale, dove per ora non sono visibili vie d’uscita.File | Dimensione | Formato | |
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