Nell’ultimo secolo il territorio italiano ha pressoché triplicato la propria superficie boschiva. L’abbandono delle attività agricole nelle aree marginali e la diminuzione del consumo delle risorse forestali hanno causato un progressivo avvicinamento delle foreste alle aree di frangia, dove il limite tra città e campagna è sempre più incerto. Il bosco di Roma si sviluppa in questi ambiti di territorio come una struttura lineare, con un margine interno definito dall’edificazione e uno spessore mutevole, adattabile e in grado di crescere nel tempo. È un’opera che cerca di affermare una dimensione estetica ed immaginifica che supporti l’etica della sostenibilità. Ma il progetto rappresenta anche una concreta possibilità per intervenire in aree periurbane a bassa densità insediativa e con problemi di accessibilità e dotazione di spazi pubblici, riconnettendo tra loro questi luoghi alla scala urbana, attraverso un impianto anulare che costituisce anche una nuova rete di mobilità pedonale. Il bosco, che al tempo stesso ha un ruolo urbano e ambientale di connessione fra aree naturali urbane e periurbane, costituisce una misura di salvaguardia (e di incremento) della biodiversità, di valorizzazione del territorio e di compensazione ambientale. Un esempio di infrastruttura ecologica che, attraverso una forestazione urbana a sviluppo lineare, punta alla riduzione del consumo di suolo e all’aumento della permeabilità delle superfici. Il bosco non è però semplicemente un limite che separa un dentro da un fuori, ma uno spazio-soglia, confine sensibile che rende manifesto il passaggio dall’area urbanizzata all’area agricola, dalla città al paesaggio. Non si prevede quindi una semplice barriera arborea, ma la configurazione di nuovi spazi comuni e “attrattivi” per aree che oggi ne sono drammaticamente prive, favorendo così socialità e interazione tra gli abitanti, rafforzandone i sentimenti di riconoscibilità e appartenenza. Oltre a questo fine protettivo il bosco è anche un dispositivo economico-produttivo (biomasse, legname di pregio, frutteti) oltreché essere fonte di servizi ecosistemici. Attraverso gli strumenti del progetto di paesaggio, contribuisce così a trasformare la fascia di campagna urbana (o città diffusa) da area incerta, di risulta o di scarto, a valore urbano in grado di fornire nuove spazialità e inclusione sociale, rilanciando la produzione agricola, lo sviluppo di attività di innovazione economica e superando tanto la logica commerciale del green washing quanto l’approccio meramente tecnicistico al concetto di sostenibilità.

Il bosco di Roma / Reale, Luca. - (2024).

Il bosco di Roma

Luca Reale
2024

Abstract

Nell’ultimo secolo il territorio italiano ha pressoché triplicato la propria superficie boschiva. L’abbandono delle attività agricole nelle aree marginali e la diminuzione del consumo delle risorse forestali hanno causato un progressivo avvicinamento delle foreste alle aree di frangia, dove il limite tra città e campagna è sempre più incerto. Il bosco di Roma si sviluppa in questi ambiti di territorio come una struttura lineare, con un margine interno definito dall’edificazione e uno spessore mutevole, adattabile e in grado di crescere nel tempo. È un’opera che cerca di affermare una dimensione estetica ed immaginifica che supporti l’etica della sostenibilità. Ma il progetto rappresenta anche una concreta possibilità per intervenire in aree periurbane a bassa densità insediativa e con problemi di accessibilità e dotazione di spazi pubblici, riconnettendo tra loro questi luoghi alla scala urbana, attraverso un impianto anulare che costituisce anche una nuova rete di mobilità pedonale. Il bosco, che al tempo stesso ha un ruolo urbano e ambientale di connessione fra aree naturali urbane e periurbane, costituisce una misura di salvaguardia (e di incremento) della biodiversità, di valorizzazione del territorio e di compensazione ambientale. Un esempio di infrastruttura ecologica che, attraverso una forestazione urbana a sviluppo lineare, punta alla riduzione del consumo di suolo e all’aumento della permeabilità delle superfici. Il bosco non è però semplicemente un limite che separa un dentro da un fuori, ma uno spazio-soglia, confine sensibile che rende manifesto il passaggio dall’area urbanizzata all’area agricola, dalla città al paesaggio. Non si prevede quindi una semplice barriera arborea, ma la configurazione di nuovi spazi comuni e “attrattivi” per aree che oggi ne sono drammaticamente prive, favorendo così socialità e interazione tra gli abitanti, rafforzandone i sentimenti di riconoscibilità e appartenenza. Oltre a questo fine protettivo il bosco è anche un dispositivo economico-produttivo (biomasse, legname di pregio, frutteti) oltreché essere fonte di servizi ecosistemici. Attraverso gli strumenti del progetto di paesaggio, contribuisce così a trasformare la fascia di campagna urbana (o città diffusa) da area incerta, di risulta o di scarto, a valore urbano in grado di fornire nuove spazialità e inclusione sociale, rilanciando la produzione agricola, lo sviluppo di attività di innovazione economica e superando tanto la logica commerciale del green washing quanto l’approccio meramente tecnicistico al concetto di sostenibilità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1703488
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