Durante il sedicesimo e il diciassettesimo secolo gli interventi condotti sulla città di Roma dallo Stato della Chiesa ebbero come obiettivo principale quello di rispondere alle esigenze di uno stato finalmente moderno, tuttavia senza tralasciare l'intento autorappresentativo di quella che si poneva come una monarchia ormai assoluta. La visita dell'imperatore Carlo V nel 1536 divenne l'occasione per migliorare alcune essenziali connessioni e per costruire complessi architettonici e urbani come quello del Campidoglio. L'importanza di queste strutture venne poi ancor più accentuata tramite il loro posizionamento al termine di nuovi rettifili: Paolo III Farnese (1534-1549) rese il colle capitolino visibile da via del Corso, rinnovata a partire dal 1538, e da via Capitolina, l'attuale via dell'Aracoeli, che collegava la piazza disegnata da Michelangelo direttamente a un altro importante tracciato, quello della via Papale – d'altra parte, Paolo III aprì strade che incorniciavano edifici di un certo rilievo anche nel caso di via Paola e della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, o nell'altro di via dei Baullari e del palazzo della sua famiglia. Il rinnovamento di via del Corso, in particolare, deve essere considerato come parte di un più ampio progetto di sviluppo urbano del rione Campo Marzio. Se Leone X Medici (1513-1521) immaginò due strade – via del Corso e la nuova via di Ripetta – che conducevano nella piazza davanti a porta del Popolo, e Clemente VII Medici (1523-1534) diede avvio alla realizzazione di un terzo asse, è solo Paolo III a poter essere propriamente considerato come l'inventore del tridente di piazza del Popolo. D'altra parte, il pontefice aveva già sperimentato l'impiego di strade rettilinee che organizzavano il territorio come simboli di potere nel caso della sua residenza a Caprarola che, autentico laboratorio dell'assolutismo, costituì il vero precedente delle regge di Versailles e Caserta.
La politica urbana di Paolo III a Roma / Convertini, ANGELA MICHELA. - (2023), pp. 95-99.
La politica urbana di Paolo III a Roma
Angela Michela Convertini
2023
Abstract
Durante il sedicesimo e il diciassettesimo secolo gli interventi condotti sulla città di Roma dallo Stato della Chiesa ebbero come obiettivo principale quello di rispondere alle esigenze di uno stato finalmente moderno, tuttavia senza tralasciare l'intento autorappresentativo di quella che si poneva come una monarchia ormai assoluta. La visita dell'imperatore Carlo V nel 1536 divenne l'occasione per migliorare alcune essenziali connessioni e per costruire complessi architettonici e urbani come quello del Campidoglio. L'importanza di queste strutture venne poi ancor più accentuata tramite il loro posizionamento al termine di nuovi rettifili: Paolo III Farnese (1534-1549) rese il colle capitolino visibile da via del Corso, rinnovata a partire dal 1538, e da via Capitolina, l'attuale via dell'Aracoeli, che collegava la piazza disegnata da Michelangelo direttamente a un altro importante tracciato, quello della via Papale – d'altra parte, Paolo III aprì strade che incorniciavano edifici di un certo rilievo anche nel caso di via Paola e della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, o nell'altro di via dei Baullari e del palazzo della sua famiglia. Il rinnovamento di via del Corso, in particolare, deve essere considerato come parte di un più ampio progetto di sviluppo urbano del rione Campo Marzio. Se Leone X Medici (1513-1521) immaginò due strade – via del Corso e la nuova via di Ripetta – che conducevano nella piazza davanti a porta del Popolo, e Clemente VII Medici (1523-1534) diede avvio alla realizzazione di un terzo asse, è solo Paolo III a poter essere propriamente considerato come l'inventore del tridente di piazza del Popolo. D'altra parte, il pontefice aveva già sperimentato l'impiego di strade rettilinee che organizzavano il territorio come simboli di potere nel caso della sua residenza a Caprarola che, autentico laboratorio dell'assolutismo, costituì il vero precedente delle regge di Versailles e Caserta.File | Dimensione | Formato | |
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