A partire dal secondo dopoguerra, attraverso la stagione dei concorsi per i centri direzionali, i nuovi quartieri PEEP e le università, si sperimenta un’idea di pianificazione figurativa della città e del territorio che consiste nell’assumere il grande segno quale metodo di lavoro, tecnica di comunicazione, controllo e verifica della progettazione. Per Vittorio Gregotti l’occasione di lavorare alla vasta scala si traduce nel concepire il progetto in ambito territoriale come una tessitura nella quale far convergere, in una sintesi tra geografia e architettura, la trama delle caratteristiche totemiche del paesaggio e l’ordito delle figure del progetto. Il disegno della grande dimensione, per l’architetto novarese, non consiste in una meccanica operazione d’ingrandimento ma al contrario, diviene strumento d’indagine e di sperimentazione. Per Vittorio Gregotti la geografia, nell’accezione di ambiente antropogeografico, costituisce la risposta al tema della grande scala. Così come nell’operare l’inversione tra storia e geografia egli propone l’idea di un disegno radicato alla lettura delle tracce del territorio, allo stesso modo la modalità operativa risulta ricavata dall’inversione tra tipologia, evoluzione dell’oggetto per forma in relazione alla funzione, e topologia, espressione di un progetto come interpretazione del palinsesto di luoghi e paesaggio.
Vittorio Gregotti: la dimensione antropogeografica dell’architettura / Morgia, Federica. - (2023), pp. 156-167. - ET PAESAGGIO E AMBIENTE.
Vittorio Gregotti: la dimensione antropogeografica dell’architettura
Federica Morgia
2023
Abstract
A partire dal secondo dopoguerra, attraverso la stagione dei concorsi per i centri direzionali, i nuovi quartieri PEEP e le università, si sperimenta un’idea di pianificazione figurativa della città e del territorio che consiste nell’assumere il grande segno quale metodo di lavoro, tecnica di comunicazione, controllo e verifica della progettazione. Per Vittorio Gregotti l’occasione di lavorare alla vasta scala si traduce nel concepire il progetto in ambito territoriale come una tessitura nella quale far convergere, in una sintesi tra geografia e architettura, la trama delle caratteristiche totemiche del paesaggio e l’ordito delle figure del progetto. Il disegno della grande dimensione, per l’architetto novarese, non consiste in una meccanica operazione d’ingrandimento ma al contrario, diviene strumento d’indagine e di sperimentazione. Per Vittorio Gregotti la geografia, nell’accezione di ambiente antropogeografico, costituisce la risposta al tema della grande scala. Così come nell’operare l’inversione tra storia e geografia egli propone l’idea di un disegno radicato alla lettura delle tracce del territorio, allo stesso modo la modalità operativa risulta ricavata dall’inversione tra tipologia, evoluzione dell’oggetto per forma in relazione alla funzione, e topologia, espressione di un progetto come interpretazione del palinsesto di luoghi e paesaggio.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Morgia_Gregotti_2023.pdf
solo gestori archivio
Note: copertina, frontespizio, indice, articolo principale, retro di copertina
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.63 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.63 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.