Il contesto in cui si svolge la terapia diventa occasione inevitabile di diversi tipi di Self-Disclosure. La stessa scelta di lavorare in una struttura pubblica o privata fornisce informazioni materiali sul terapeuta. Hanno valore rivelante anche il ruo-lo che il terapeuta riveste all’interno della struttura pubblica, e le conseguenti de-duzioni sul potere o sul livello raggiunto nella carriera. Tali informazioni possono avere effetti determinanti sulle richieste, sulle aspettative del paziente e sul suo stesso grado di collaborazione alla terapia, che il terapeuta dovrà tenere in oppor-tuna considerazione. Il terapeuta che riceve privatamente il proprio paziente, finirà con il rivelare, in maniera altrettanto inevitabile, informazioni materiali relative alla ubicazione del-lo studio e alla sua tipologia. In tale contesto, si verificano soprattutto Self-Disclosures sociali inevitabili, riguardanti il gusto del terapeuta nell’arredare, i li-bri e i ritratti che possiede e la presenza o meno di oggetti di valore, di quadri, ecc. Molti di questi elementi rivelano molto sulla persona del terapeuta nella sua tota-lità, ma lo stesso, e forse in misura maggiore, avviene per quei terapeuti che effet-tuano visite domiciliari o lavorano in comunità. In questo caso è lo stretto contatto con i pazienti anche in momenti non strettamente riguardanti il processo di cura (ad esempio il pranzo). Anche in questo caso si tratta di forme di Self-Disclosure, per definizione, inevitabili, pertanto il terapeuta deve esserne consapevole e renderle deliberate qualora il processo terapeutico lo richieda, rendendo così informazioni “forzatamente” condivise, occasione di condivisione libera e in-tenzionale, per l’apertura di quello spazio intersoggettivo che si può costruire prendendo spunto dalla realtà materiale.
La costruzione dell’alleanza terapeutica e la self-disclosure del terapeuta / Loriedo, Camillo; Grasso, M.. - STAMPA. - 1143.21(2009), pp. 13-34.
La costruzione dell’alleanza terapeutica e la self-disclosure del terapeuta
LORIEDO, Camillo;
2009
Abstract
Il contesto in cui si svolge la terapia diventa occasione inevitabile di diversi tipi di Self-Disclosure. La stessa scelta di lavorare in una struttura pubblica o privata fornisce informazioni materiali sul terapeuta. Hanno valore rivelante anche il ruo-lo che il terapeuta riveste all’interno della struttura pubblica, e le conseguenti de-duzioni sul potere o sul livello raggiunto nella carriera. Tali informazioni possono avere effetti determinanti sulle richieste, sulle aspettative del paziente e sul suo stesso grado di collaborazione alla terapia, che il terapeuta dovrà tenere in oppor-tuna considerazione. Il terapeuta che riceve privatamente il proprio paziente, finirà con il rivelare, in maniera altrettanto inevitabile, informazioni materiali relative alla ubicazione del-lo studio e alla sua tipologia. In tale contesto, si verificano soprattutto Self-Disclosures sociali inevitabili, riguardanti il gusto del terapeuta nell’arredare, i li-bri e i ritratti che possiede e la presenza o meno di oggetti di valore, di quadri, ecc. Molti di questi elementi rivelano molto sulla persona del terapeuta nella sua tota-lità, ma lo stesso, e forse in misura maggiore, avviene per quei terapeuti che effet-tuano visite domiciliari o lavorano in comunità. In questo caso è lo stretto contatto con i pazienti anche in momenti non strettamente riguardanti il processo di cura (ad esempio il pranzo). Anche in questo caso si tratta di forme di Self-Disclosure, per definizione, inevitabili, pertanto il terapeuta deve esserne consapevole e renderle deliberate qualora il processo terapeutico lo richieda, rendendo così informazioni “forzatamente” condivise, occasione di condivisione libera e in-tenzionale, per l’apertura di quello spazio intersoggettivo che si può costruire prendendo spunto dalla realtà materiale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.