Optiamo per la disposizione claustrale che genera il senso di raccoglimento, immaginando un impianto dove la vita è partecipata. Un’insula di un bianco candido che attrae nel paesaggio, aperta e disponibile, concepita per essere il fulcro di una comunità in divenire dove diversità e contaminazione sono risorse utili a comporre lo spazio abitato del domani. L’impianto è pensato per ospitare al suo interno ambiti funzionali intercambiabili nel rispetto della privacy degli utenti. Tra quelli disponibili, sono state selezionate le funzioni che maggiormente consentivano, in un’ottica di massima flessibilità, di convertire l’idea di spazio privato in un luogo dalle mille possibilità. Lo spazio viene plasmato direttamente dall’utente per far fronte all’esigenze del singolo e della comunità estesa. Questo avviene sia nella casa albergo che negli spazi comuni della cucina e del refettorio, interpretati come stanze polivalenti, organismi autonomi che cooperano insieme nell’ottica di estendere azioni e superfici. Per questo, un rapporto modulare sarà utile alla gestione dello spazio, un segno non soltanto di semplicità costruttiva ma di azione politica per mediare ambienti chiusi e aperti nell’intento di ricreare futuri ampliamenti a partire dalle glass room, poste strategicamente a corona lungo il perimetro dell’insula. Gli alloggi presentano arredi multifunzione con finestre abitate che celebrano la memoria di Gio Ponti per definire uno sito dove si integra natura e artificio, un complesso che diventa un tutt’uno tra architettura e interni. L’edificio è rivestito interamente in ceramica bianca con un basamento color rubino (variabile in base alle geografie di appartenenza) per instaurare un dialogo tra la luce e il contesto naturale del sito di intervento, nel ricordo della più alta espressione del Moderno italiano come nei rivestimenti di Ponti e Luigi Moretti garantendo, inoltre, alto comfort termico e limitando negli anni la manutenzione degli alzati. Gli spazi esterni a verde tematico (orti urbani e aree per attività all’aperto), le aree di parcheggio e sosta e le strade sono superfici completamente permeabili secondo la cultura della tutela del suolo. L’impronta sottratta alla natura viene, infatti, restituita in copertura con aree verdi e libere secondo la logica della promenade architecturale proposta nel Convento di Santa Maria de La Tourette. In questo caso, la rampa diventa un’estensione simbolica dello spazio che dalla biblioteca si porta fuori per rafforzare il rapporto con il nuovo suolo artificiale. Un tetto giardino indipendente pensato per la cura di corpo e mente e reso accessibile a tutti; una piazza urbana che, come la corte interna, viene attrezzata periodicamente con arredi ed elementi polivalenti secondo le stagioni.

Monastero per il terzo millennio / Gambardella, Cherubino; Ottieri, Simona; Gelvi, Maria; Arcopinto, Luigi; Ottieri, Emanuela; Bosso, Giuseppina; Arcidiacone, Chiara; Marotti Sciarra, Alessandro; Melnychuck, Liubov; Pacitto, Pierfrancesco. - (2023).

Monastero per il terzo millennio

Gambardella, Cherubino;Arcopinto, Luigi
;
Ottieri, Emanuela
;
2023

Abstract

Optiamo per la disposizione claustrale che genera il senso di raccoglimento, immaginando un impianto dove la vita è partecipata. Un’insula di un bianco candido che attrae nel paesaggio, aperta e disponibile, concepita per essere il fulcro di una comunità in divenire dove diversità e contaminazione sono risorse utili a comporre lo spazio abitato del domani. L’impianto è pensato per ospitare al suo interno ambiti funzionali intercambiabili nel rispetto della privacy degli utenti. Tra quelli disponibili, sono state selezionate le funzioni che maggiormente consentivano, in un’ottica di massima flessibilità, di convertire l’idea di spazio privato in un luogo dalle mille possibilità. Lo spazio viene plasmato direttamente dall’utente per far fronte all’esigenze del singolo e della comunità estesa. Questo avviene sia nella casa albergo che negli spazi comuni della cucina e del refettorio, interpretati come stanze polivalenti, organismi autonomi che cooperano insieme nell’ottica di estendere azioni e superfici. Per questo, un rapporto modulare sarà utile alla gestione dello spazio, un segno non soltanto di semplicità costruttiva ma di azione politica per mediare ambienti chiusi e aperti nell’intento di ricreare futuri ampliamenti a partire dalle glass room, poste strategicamente a corona lungo il perimetro dell’insula. Gli alloggi presentano arredi multifunzione con finestre abitate che celebrano la memoria di Gio Ponti per definire uno sito dove si integra natura e artificio, un complesso che diventa un tutt’uno tra architettura e interni. L’edificio è rivestito interamente in ceramica bianca con un basamento color rubino (variabile in base alle geografie di appartenenza) per instaurare un dialogo tra la luce e il contesto naturale del sito di intervento, nel ricordo della più alta espressione del Moderno italiano come nei rivestimenti di Ponti e Luigi Moretti garantendo, inoltre, alto comfort termico e limitando negli anni la manutenzione degli alzati. Gli spazi esterni a verde tematico (orti urbani e aree per attività all’aperto), le aree di parcheggio e sosta e le strade sono superfici completamente permeabili secondo la cultura della tutela del suolo. L’impronta sottratta alla natura viene, infatti, restituita in copertura con aree verdi e libere secondo la logica della promenade architecturale proposta nel Convento di Santa Maria de La Tourette. In questo caso, la rampa diventa un’estensione simbolica dello spazio che dalla biblioteca si porta fuori per rafforzare il rapporto con il nuovo suolo artificiale. Un tetto giardino indipendente pensato per la cura di corpo e mente e reso accessibile a tutti; una piazza urbana che, come la corte interna, viene attrezzata periodicamente con arredi ed elementi polivalenti secondo le stagioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1700953
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