Quando la lebbra si ritira dall’Europa, alla fine del Cinquecento, i lebbrosari saranno via via popolati dai folli che assumeranno le valenze attribuite ai lebbrosi. Michel Foucault spiega così il fenomeno: «ciò che resterà certo più a lungo della lebbra […] sono i valori e le immagini che si erano legati al personaggio del lebbroso; è il significato di quella esclusione, l’importanza di quella immagine insistente e temibile […]». Il folle diventa dunque il diverso, l’escluso per eccellenza, relegato in uno spazio inaccessibile e “altro”. Se si analizza la letteratura italiana del Novecento, secolo che vede crescere la rappresentazione della psicopatologia, si può notare come lo scrittore che attua la descrizione dei pazienti ricoverati in luoghi di cura, quali il manicomio o la clinica, si investa dell’autorità di tramite, tra il mondo oscuro dei “matti” e quello di coloro che vivono al di là delle mura manicomiali. Non solo: l’autore procede nel suo ruolo utilizzando similitudini e metafore al fine di rendere accessibile ai lettori una condizione reputata altrimenti incomprensibile. Possono riconoscersi in tali descrizioni tre categorie fisse che vengono utilizzate per esplicitare alcune caratteristiche metaforiche e ricalcanti l’alterità e la perdita di identità: il folle-animale, il folle-morto, e il folle-figura mistica. Esiste per ognuna di queste categorie una spiegazione plausibile che in primis riguarda il linguaggio. Partendo dall’analisi di una selezione rappresentativa di opere letterarie italiane del Novecento che vanno a comporre un ipotetico “filone manicomiale”, l'intervento dimostra e analizza la persistenza di alcune categorie fisse e ripetute per descrivere l’alterità della follia nella cultura letteraria del periodo di riferimento.

Il folle-animale, il folle-morto, il folle-figura mistica: categorie della diversità nella letteratura di tema manicomiale del Novecento italiano / Sabia, Mara. - (2024). (Intervento presentato al convegno Contatti e conflitti. Modi e forme di rappresentazione dell'altro da sé. Convegno dottorale tenutosi a Roma, Italy).

Il folle-animale, il folle-morto, il folle-figura mistica: categorie della diversità nella letteratura di tema manicomiale del Novecento italiano.

Mara Sabia
2024

Abstract

Quando la lebbra si ritira dall’Europa, alla fine del Cinquecento, i lebbrosari saranno via via popolati dai folli che assumeranno le valenze attribuite ai lebbrosi. Michel Foucault spiega così il fenomeno: «ciò che resterà certo più a lungo della lebbra […] sono i valori e le immagini che si erano legati al personaggio del lebbroso; è il significato di quella esclusione, l’importanza di quella immagine insistente e temibile […]». Il folle diventa dunque il diverso, l’escluso per eccellenza, relegato in uno spazio inaccessibile e “altro”. Se si analizza la letteratura italiana del Novecento, secolo che vede crescere la rappresentazione della psicopatologia, si può notare come lo scrittore che attua la descrizione dei pazienti ricoverati in luoghi di cura, quali il manicomio o la clinica, si investa dell’autorità di tramite, tra il mondo oscuro dei “matti” e quello di coloro che vivono al di là delle mura manicomiali. Non solo: l’autore procede nel suo ruolo utilizzando similitudini e metafore al fine di rendere accessibile ai lettori una condizione reputata altrimenti incomprensibile. Possono riconoscersi in tali descrizioni tre categorie fisse che vengono utilizzate per esplicitare alcune caratteristiche metaforiche e ricalcanti l’alterità e la perdita di identità: il folle-animale, il folle-morto, e il folle-figura mistica. Esiste per ognuna di queste categorie una spiegazione plausibile che in primis riguarda il linguaggio. Partendo dall’analisi di una selezione rappresentativa di opere letterarie italiane del Novecento che vanno a comporre un ipotetico “filone manicomiale”, l'intervento dimostra e analizza la persistenza di alcune categorie fisse e ripetute per descrivere l’alterità della follia nella cultura letteraria del periodo di riferimento.
2024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1700868
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