Il relativismo è un approccio culturale radicato nella razionalità propria del metodo scientifico, per cui la conoscenza umana non può penetrare la realtà in sé come assoluto, ma solo aspetti parziali, particolari e contingenti, pervenendo di volta in volta a conclusioni provvisorie e sempre successivamente confutabili, per cui si fonda sul dibattito e il confronto dialettico, contestando l’offerta unitaria di senso e significato delle religioni. Invece, il fondamentalismo pretende di dare una spiegazione unitaria ed esclusiva della realtà e pertanto confligge con ogni visione pluralista e con le discipline che adottano come base il metodo scientifico. L’ottica relativista, tradizionalmente prevalente nella modernità occidentale, sembra però essere tramontata a causa degli atteggiamenti apertamente fondamentalisti assunti dalle Istituzioni e dai decisori politici dell’Unione Europea su tre questioni fondamentali: quella dell’emergenza sanitaria da Covid-19, dove con colossali e ingiustificati finanziamenti ai colossi farmaceutici e la politica dei green pass, è stata imposta l’unica soluzione della vaccinazione di massa con prodotti m-RNA, privando di legittimità tutte le altre, pur scientificamente attendibili; quella del conflitto Russo-Ucraino, dove è stato sin da subito rifiutato ogni possibile ruolo di mediazione per schierarsi senza alcuna esitazione dalla parte del regime di Kiev con consistenti finanziamenti ed aiuti militari e sanzioni economiche contro la Federazione Russa; e con le politiche del c.d. Green Deal, che hanno imposto, in nome della sostenibilità e della riduzione del tasso di emissioni di CO2, onerosi obblighi di ristrutturazione di immobili e “rottamazione” di autoveicoli ai cittadini e pesanti vincoli all’agricoltura, alla pesca e alle imprese, con notevoli sacrifici economici e senza alcuna evidenza scientifica dei reali benefici per l’ambiente, pregiudicando altresì la capacità di sostenere la concorrenza da parte di sistemi economici (USA, Cina, ecc.) non soggetti ai medesimi vincoli e limitazioni.
Il tramonto dell'Europa relativista: safetycracy, bellicismo e furore green / SCARCELLA PRANDSTRALLER, Stefano. - (2024), pp. 182-203.
Il tramonto dell'Europa relativista: safetycracy, bellicismo e furore green
Stefano Scarcella Prandstraller
2024
Abstract
Il relativismo è un approccio culturale radicato nella razionalità propria del metodo scientifico, per cui la conoscenza umana non può penetrare la realtà in sé come assoluto, ma solo aspetti parziali, particolari e contingenti, pervenendo di volta in volta a conclusioni provvisorie e sempre successivamente confutabili, per cui si fonda sul dibattito e il confronto dialettico, contestando l’offerta unitaria di senso e significato delle religioni. Invece, il fondamentalismo pretende di dare una spiegazione unitaria ed esclusiva della realtà e pertanto confligge con ogni visione pluralista e con le discipline che adottano come base il metodo scientifico. L’ottica relativista, tradizionalmente prevalente nella modernità occidentale, sembra però essere tramontata a causa degli atteggiamenti apertamente fondamentalisti assunti dalle Istituzioni e dai decisori politici dell’Unione Europea su tre questioni fondamentali: quella dell’emergenza sanitaria da Covid-19, dove con colossali e ingiustificati finanziamenti ai colossi farmaceutici e la politica dei green pass, è stata imposta l’unica soluzione della vaccinazione di massa con prodotti m-RNA, privando di legittimità tutte le altre, pur scientificamente attendibili; quella del conflitto Russo-Ucraino, dove è stato sin da subito rifiutato ogni possibile ruolo di mediazione per schierarsi senza alcuna esitazione dalla parte del regime di Kiev con consistenti finanziamenti ed aiuti militari e sanzioni economiche contro la Federazione Russa; e con le politiche del c.d. Green Deal, che hanno imposto, in nome della sostenibilità e della riduzione del tasso di emissioni di CO2, onerosi obblighi di ristrutturazione di immobili e “rottamazione” di autoveicoli ai cittadini e pesanti vincoli all’agricoltura, alla pesca e alle imprese, con notevoli sacrifici economici e senza alcuna evidenza scientifica dei reali benefici per l’ambiente, pregiudicando altresì la capacità di sostenere la concorrenza da parte di sistemi economici (USA, Cina, ecc.) non soggetti ai medesimi vincoli e limitazioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


