Come è noto, il sistema di scrittura detto “cuneiforme achemenide” è attestato prevalentemente nelle iscrizioni monumentali dei re persiani. Nonostante sia stata proprio la decifrazione di questa scrittura ad aprire la strada alla comprensione degli altri sistemi cuneiformi diffusi nel Vicino Oriente antico, ancora oggi vari aspetti della scrittura del persiano achemenide rimangono oscuri o, perlomeno, privi di spiegazioni pienamente convincenti, primo tra tutti la sua origine. A tale proposito è opportuno ricordare che se, da un lato, il cuneiforme achemenide non può essere considerato una continuazione diretta di altri sistemi di scrittura cuneiforme in uso nel Vicino Oriente antico, dall’altro, alla sua costituzione ha concorso una sinergia di modelli grafici – il tipo cuneiforme in senso lato, l’apparato grafico dell’elamico e il sistema scrittorio dell’aramaico –, con ruoli e in proporzioni teorizzati differentemente nella letteratura sull’argomento (cf., tra gli altri, D’Erme 1990, Mancini 1992, Rossi 2021). In quanto adattamento di grafie “altre”, il cuneiforme achemenide prevede una serie di meccanismi integrativi usati in modo sistematico, vere e proprie “convenzioni ortografiche” dalle quali, per i moderni esegeti, derivano una serie di difficoltà interpretative della lingua persiana antica. Una delle sedi più controverse è la posizione finale di parola (cf., tra gli altri, Mancini 1992, 2019 e i riferimenti bibliografici ivi contenuti). Nel presente contributo, si prenderanno in esame questo e altri aspetti problematici, considerando anche le conseguenze che le difficoltà interpretative hanno avuto a livello lessicografico.
Come va a finire? Incoerenze grafiche del persiano antico e la questione della posizione finale di parola / Pompeo, Flavia. - (2023). (Intervento presentato al convegno Terzo incontro di studi del progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale “Lingue antiche e sistemi scrittorî in contatto: pietra di paragone del mutamento linguistico tenutosi a Siena; Italy).
Come va a finire? Incoerenze grafiche del persiano antico e la questione della posizione finale di parola
flavia Pompeo
2023
Abstract
Come è noto, il sistema di scrittura detto “cuneiforme achemenide” è attestato prevalentemente nelle iscrizioni monumentali dei re persiani. Nonostante sia stata proprio la decifrazione di questa scrittura ad aprire la strada alla comprensione degli altri sistemi cuneiformi diffusi nel Vicino Oriente antico, ancora oggi vari aspetti della scrittura del persiano achemenide rimangono oscuri o, perlomeno, privi di spiegazioni pienamente convincenti, primo tra tutti la sua origine. A tale proposito è opportuno ricordare che se, da un lato, il cuneiforme achemenide non può essere considerato una continuazione diretta di altri sistemi di scrittura cuneiforme in uso nel Vicino Oriente antico, dall’altro, alla sua costituzione ha concorso una sinergia di modelli grafici – il tipo cuneiforme in senso lato, l’apparato grafico dell’elamico e il sistema scrittorio dell’aramaico –, con ruoli e in proporzioni teorizzati differentemente nella letteratura sull’argomento (cf., tra gli altri, D’Erme 1990, Mancini 1992, Rossi 2021). In quanto adattamento di grafie “altre”, il cuneiforme achemenide prevede una serie di meccanismi integrativi usati in modo sistematico, vere e proprie “convenzioni ortografiche” dalle quali, per i moderni esegeti, derivano una serie di difficoltà interpretative della lingua persiana antica. Una delle sedi più controverse è la posizione finale di parola (cf., tra gli altri, Mancini 1992, 2019 e i riferimenti bibliografici ivi contenuti). Nel presente contributo, si prenderanno in esame questo e altri aspetti problematici, considerando anche le conseguenze che le difficoltà interpretative hanno avuto a livello lessicografico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.