In questo testo, si intende rileggere Sarah Kofman, ripercorrendo in particolare Parole soffocate (1987) e Rue Ordoner, Rue Labat (1994), attraverso un’interpretazione incrociata dei due libri decisivi, estremamente diversi per tono e per stile, poiché l’uno è un testo filosofico mentre l’altro un testo letterario. Entrambi però sono legati dal confronto con la Shoah: in essi la scrittura, sia essa filosofica che letteraria, è intesa come grido e come memoria, come «scrittura delle ceneri», ma diventa presto anche salvazione, perché conduce a dei via d’uscita alla «doppia aporia» di Aushwitz. Inoltre, insistendo sulle differenze, si mostra come Parole soffocate sia articolato tutto “al maschile” – poiché qui Sarah Kofman si muove, si interroga e grida attraverso il ricordo del padre, le riflessioni di Maurice Blanchot e il racconto di Robert Antelme –; mentre Rue Ordoner, Rue Labat, è scritto “al femminile”, poiché qui l’autrice affronta la sua biografia attraverso il racconto, lucido e potente, della sua personale storia di bambina nascosta nel cuore di Parigi per sfuggire alla deportazione, attraverso il ruolo delle due madri, la reale e l’adottiva: grazie all’una, ella si distacca e perde il suo “ebraismo” o, meglio lo decostruisce incessantemente, grazie all’altra, trova quelle vie d’uscita che l’avrebbero portata fuori delle impasses storiche ed esistenziali, guidandola verso la filosofia e al suo éclaircissement.
"Enchaîner". La scrittura filosofica di Sarah Kofman di fronte alle aporie di Auschwitz / Ombrosi, Orietta. - (2024), pp. 59-80.
"Enchaîner". La scrittura filosofica di Sarah Kofman di fronte alle aporie di Auschwitz
Ombrosi Orietta
2024
Abstract
In questo testo, si intende rileggere Sarah Kofman, ripercorrendo in particolare Parole soffocate (1987) e Rue Ordoner, Rue Labat (1994), attraverso un’interpretazione incrociata dei due libri decisivi, estremamente diversi per tono e per stile, poiché l’uno è un testo filosofico mentre l’altro un testo letterario. Entrambi però sono legati dal confronto con la Shoah: in essi la scrittura, sia essa filosofica che letteraria, è intesa come grido e come memoria, come «scrittura delle ceneri», ma diventa presto anche salvazione, perché conduce a dei via d’uscita alla «doppia aporia» di Aushwitz. Inoltre, insistendo sulle differenze, si mostra come Parole soffocate sia articolato tutto “al maschile” – poiché qui Sarah Kofman si muove, si interroga e grida attraverso il ricordo del padre, le riflessioni di Maurice Blanchot e il racconto di Robert Antelme –; mentre Rue Ordoner, Rue Labat, è scritto “al femminile”, poiché qui l’autrice affronta la sua biografia attraverso il racconto, lucido e potente, della sua personale storia di bambina nascosta nel cuore di Parigi per sfuggire alla deportazione, attraverso il ruolo delle due madri, la reale e l’adottiva: grazie all’una, ella si distacca e perde il suo “ebraismo” o, meglio lo decostruisce incessantemente, grazie all’altra, trova quelle vie d’uscita che l’avrebbero portata fuori delle impasses storiche ed esistenziali, guidandola verso la filosofia e al suo éclaircissement.File | Dimensione | Formato | |
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