La rappresentazione dei mondi contadino e operaio, reciprocamente contrapposti, a immagine della speculare dicotomia città-campagna, costituisce uno dei nodi centrali della narrativa pavesiana, esemplificata dalla coppia Berto-Talino – il primo meccanico torinese, il secondo contadino di Monticello – del romanzo d’esordio Paesi tuoi. La preistoria di tale nodo, spesso rintracciata nelle poesie- racconto di Lavorare stanca, ha in realtà già consolidate radici nella prima vera prova narrativa di Pavese: il ciclo di racconti Ciau Masino. In particolare, nelle sette sequenze narrative di cui è protagonista l’operaio Masin, deuteragonista del giornalista Masino, la dimensione lavorativa assume un ruolo di primo piano: il susseguirsi di impieghi e licenziamenti (collaudatore per la FIAT, lattoniere, meccanico dei conti Celano, aiuto macchinista, da ultimo piazzista di motori a scoppio), descritti con un’accuratezza irripetuta nelle opere successive, scandisce il ritmo della vicenda, tracciando la tragica parabola discendente di un uomo ambizioso, destinato infine al vagabondaggio e alla reclusione. L’intervento che ci si propone di presentare intende analizzare la vicenda di Masin alla luce del posizionamento ideologico dell’autore langarolo – che emergerà chiaramente solo anni dopo, con la collaborazione alle pagine dell’«Unità» e soprattutto la pubblicazione dei Dialoghi col compagno, indirizzati non a caso a un altro «compagno operaio» Masino – e della sua cultura giovanile nutrita dal mito americano – degli stessi anni le prime traduzioni e gli articoli dedicati a Lewis, Anderson, Henry, Dos Passos, Dreiser – e da Walt Whitman, «esaltatore insieme del lavoro e della vita vagabonda» (Calvino, 1962).
Tra città e campagna. Rappresentazione del lavoro in Ciau Masino di Cesare Pavese / Marrone, Giuseppe. - (2023). (Intervento presentato al convegno 1st OBERT Conference tenutosi a Aix-en-Provence, Francia).
Tra città e campagna. Rappresentazione del lavoro in Ciau Masino di Cesare Pavese
Giuseppe Marrone
2023
Abstract
La rappresentazione dei mondi contadino e operaio, reciprocamente contrapposti, a immagine della speculare dicotomia città-campagna, costituisce uno dei nodi centrali della narrativa pavesiana, esemplificata dalla coppia Berto-Talino – il primo meccanico torinese, il secondo contadino di Monticello – del romanzo d’esordio Paesi tuoi. La preistoria di tale nodo, spesso rintracciata nelle poesie- racconto di Lavorare stanca, ha in realtà già consolidate radici nella prima vera prova narrativa di Pavese: il ciclo di racconti Ciau Masino. In particolare, nelle sette sequenze narrative di cui è protagonista l’operaio Masin, deuteragonista del giornalista Masino, la dimensione lavorativa assume un ruolo di primo piano: il susseguirsi di impieghi e licenziamenti (collaudatore per la FIAT, lattoniere, meccanico dei conti Celano, aiuto macchinista, da ultimo piazzista di motori a scoppio), descritti con un’accuratezza irripetuta nelle opere successive, scandisce il ritmo della vicenda, tracciando la tragica parabola discendente di un uomo ambizioso, destinato infine al vagabondaggio e alla reclusione. L’intervento che ci si propone di presentare intende analizzare la vicenda di Masin alla luce del posizionamento ideologico dell’autore langarolo – che emergerà chiaramente solo anni dopo, con la collaborazione alle pagine dell’«Unità» e soprattutto la pubblicazione dei Dialoghi col compagno, indirizzati non a caso a un altro «compagno operaio» Masino – e della sua cultura giovanile nutrita dal mito americano – degli stessi anni le prime traduzioni e gli articoli dedicati a Lewis, Anderson, Henry, Dos Passos, Dreiser – e da Walt Whitman, «esaltatore insieme del lavoro e della vita vagabonda» (Calvino, 1962).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.