Lo studio dell’architettura antica si avvale necessariamente dell’analisi di frammenti. Unito agli alzati conservati, l’insieme dei frammenti architettonici ricomposti può restituire il sistema decorativo dei monumenti di appartenenza. Spesso però il contesto di provenienza dei frammenti è ignoto, specie in macrocontesti complessi come Roma, dove il riuso di elementi antichi dall’epoca medievale e gli scavi perpetuati dal 1500 hanno portato alla dispersione di apparati decorativi tra aree archeologiche, depositi, collezioni museali e contesti di reimpiego. Il frammento architettonico può così presentarsi come unico testimone di architetture anonime, sollevando una serie di questioni interpretative che riguardano non solo la sua specifica identificazione, ma anche il tipo di informazioni desumibili sul suo originario contesto di impiego. La portata della sua testimonianza si estende quando si indaga la ricorrenza di una variante formale nell’architettura urbana antica, come nel caso dell’ordine ionico a Roma. La sua attestazione frammentaria – poche sono infatti le architetture conservate, a fronte di centinaia di capitelli ionici disiecta membra – è in parte dovuta alla storia del suo impiego. A partire dall’età augustea si costruirono essenzialmente templi corinzi, mentre i templi ionici furono spesso oggetto di un cambio di ordine in occasione di restauri. In epoca medievale inoltre la diffusione dello ionico nell’architettura ecclesiastica portò alla dislocazione di numerosi capitelli ionici antichi in contesti di reimpiego. Il paper in questione presenta parte del dossier raccolto nell’ambito di un progetto di dottorato sull’ordine ionico a Roma tra II a.C. e IV d.C., soffermandosi sulle difficoltà metodologiche legate alla ricostruzione del suo paesaggio di impiego quasi esclusivamente a partire da disiecta membra, integrati da fonti iconografiche e letterarie. D’altra parte, proprio la conservazione in frammenti consente uno studio di dettaglio dei singoli elementi e rispecchia la complessa semantica dell’ordine e la sua trasformazione nei secoli di storia urbana.

L’ordine ionico a Roma. Una ricostruzione per disiecta membra / DE LUCA, Sabina. - (2023). (Intervento presentato al convegno AMPRAW 2023 - Cultures in fragments Approcci multidisciplinari alla conoscenza del Mediterraneo antico attraverso resti frammentari tenutosi a Napoli).

L’ordine ionico a Roma. Una ricostruzione per disiecta membra

Sabina De Luca
2023

Abstract

Lo studio dell’architettura antica si avvale necessariamente dell’analisi di frammenti. Unito agli alzati conservati, l’insieme dei frammenti architettonici ricomposti può restituire il sistema decorativo dei monumenti di appartenenza. Spesso però il contesto di provenienza dei frammenti è ignoto, specie in macrocontesti complessi come Roma, dove il riuso di elementi antichi dall’epoca medievale e gli scavi perpetuati dal 1500 hanno portato alla dispersione di apparati decorativi tra aree archeologiche, depositi, collezioni museali e contesti di reimpiego. Il frammento architettonico può così presentarsi come unico testimone di architetture anonime, sollevando una serie di questioni interpretative che riguardano non solo la sua specifica identificazione, ma anche il tipo di informazioni desumibili sul suo originario contesto di impiego. La portata della sua testimonianza si estende quando si indaga la ricorrenza di una variante formale nell’architettura urbana antica, come nel caso dell’ordine ionico a Roma. La sua attestazione frammentaria – poche sono infatti le architetture conservate, a fronte di centinaia di capitelli ionici disiecta membra – è in parte dovuta alla storia del suo impiego. A partire dall’età augustea si costruirono essenzialmente templi corinzi, mentre i templi ionici furono spesso oggetto di un cambio di ordine in occasione di restauri. In epoca medievale inoltre la diffusione dello ionico nell’architettura ecclesiastica portò alla dislocazione di numerosi capitelli ionici antichi in contesti di reimpiego. Il paper in questione presenta parte del dossier raccolto nell’ambito di un progetto di dottorato sull’ordine ionico a Roma tra II a.C. e IV d.C., soffermandosi sulle difficoltà metodologiche legate alla ricostruzione del suo paesaggio di impiego quasi esclusivamente a partire da disiecta membra, integrati da fonti iconografiche e letterarie. D’altra parte, proprio la conservazione in frammenti consente uno studio di dettaglio dei singoli elementi e rispecchia la complessa semantica dell’ordine e la sua trasformazione nei secoli di storia urbana.
2023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1698284
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