L’alfabetizzazione di tutti i cittadini, l’accesso a tutti i livelli di istruzione, l’inclusione scolastica e lavorativa delle persone più fragili, la lotta alle disuguaglianze di genere, la disoccupazione giovanile, rappresentano ancora oggi nodi spinosi delle società. I dati ISTAT 2020 confermano queste criticità e mettono in rilievo il divario tra Italia e resto d’Europa;(diplomati 62,9% vs 79%), (laureati 20,1% vs 32,8%). Si registrano discrepanze di genere a favore delle donne sia italiane (diploma: 65,1% vs 60,5%; laurea: 23,0% vs 17,2%), che straniere (14,3% vs 8,3%); tuttavia restano bassi i tassi di occupazione femminile (56,1% vs 76,8%). Alto il numero di giovani ELET e NEET (13,1% - 22,2%). In aumento i tassi di inclusione scolastica delle persone con disabilità, ma non quelli occupazionali (35,8%, distanza di venti punti della media europea). Offrire una chiave di lettura ai dati sopra riportati non è semplice, tuttavia è possibile ipotizzare che all’interno del sistema formativo vengano perpetrati meccanismi che riproducono le disuguaglianze. Nella società della fluidità l’orientamento rappresenta un valido strumento di intervento per colmare i gap sopracitati, tuttavia necessita una ridefinizione. Il processo di orientamento non può essere pensato come strumento per trovare un lavoro fisso e definitivo. È necessario fare leva sulla capacità di progettare il proprio futuro, nei termini di una vera e propria competenza esistenziale. I sistemi educativi devono stimolare la metacognizione, la metaemozione, la capacità di scelta, per fornire skills che permettano di abitare la complessità. L’orientamento deve stare in perfetta tensione tra la dimensione individuale e quella sociale. Saper vivere la complessità non significa assumere a modello una Paideia liquida, che della fluidità e frammentazione del sé ne 56 fa punti di forza: il rischio è creare un disorientamento cronico e insuperabile che non permetta la costruzione di un’identità personale. L’orientamento deve saper fornire dei solidi punti di riferimento indispensabili per auto-orientarsi.
Diseguaglianze e orientamento: uno strumento per lo sviluppo sociale / Gangitano, ROBERTA MARIA. - (2022). (Intervento presentato al convegno L'orientamento come strumento per raggiungere gli obiettivi dell'agenda 2030 tenutosi a Enna; Italy).
Diseguaglianze e orientamento: uno strumento per lo sviluppo sociale.
Roberta Maria Gangitano
2022
Abstract
L’alfabetizzazione di tutti i cittadini, l’accesso a tutti i livelli di istruzione, l’inclusione scolastica e lavorativa delle persone più fragili, la lotta alle disuguaglianze di genere, la disoccupazione giovanile, rappresentano ancora oggi nodi spinosi delle società. I dati ISTAT 2020 confermano queste criticità e mettono in rilievo il divario tra Italia e resto d’Europa;(diplomati 62,9% vs 79%), (laureati 20,1% vs 32,8%). Si registrano discrepanze di genere a favore delle donne sia italiane (diploma: 65,1% vs 60,5%; laurea: 23,0% vs 17,2%), che straniere (14,3% vs 8,3%); tuttavia restano bassi i tassi di occupazione femminile (56,1% vs 76,8%). Alto il numero di giovani ELET e NEET (13,1% - 22,2%). In aumento i tassi di inclusione scolastica delle persone con disabilità, ma non quelli occupazionali (35,8%, distanza di venti punti della media europea). Offrire una chiave di lettura ai dati sopra riportati non è semplice, tuttavia è possibile ipotizzare che all’interno del sistema formativo vengano perpetrati meccanismi che riproducono le disuguaglianze. Nella società della fluidità l’orientamento rappresenta un valido strumento di intervento per colmare i gap sopracitati, tuttavia necessita una ridefinizione. Il processo di orientamento non può essere pensato come strumento per trovare un lavoro fisso e definitivo. È necessario fare leva sulla capacità di progettare il proprio futuro, nei termini di una vera e propria competenza esistenziale. I sistemi educativi devono stimolare la metacognizione, la metaemozione, la capacità di scelta, per fornire skills che permettano di abitare la complessità. L’orientamento deve stare in perfetta tensione tra la dimensione individuale e quella sociale. Saper vivere la complessità non significa assumere a modello una Paideia liquida, che della fluidità e frammentazione del sé ne 56 fa punti di forza: il rischio è creare un disorientamento cronico e insuperabile che non permetta la costruzione di un’identità personale. L’orientamento deve saper fornire dei solidi punti di riferimento indispensabili per auto-orientarsi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.