Zoo-rona

Più che un progetto per edificazione si presuppone l’interpretazione e rigoverno dell’esistente per passi minimi, in punta di piedi, del tutto sostanziale, al fine di precisare come in una simile condizione di densità inversa, il progetto sappia esprimersi secondo le categorie della superfetazione, dell’addizione, dell’avvolgimento, della sostituzione analoga e dell’effimero. Tra nuovi animali di plastica nei quali dall’artificio del materiale scaturisce l’alienità del colore, le nuove configurazioni dei padiglioni esistenti e le nuove lingue di terra artificiale sulle quali potranno spostarsi, tra lembi di terra e quote sconnesse, i soliti homines e nuovi animali, la pratica dell’insediarsi diviene quella dell’accamparsi, confrontandosi con i fattori di tempo e spazio in modo opposto all’aspirazione umanistica di eternità. Lo spazio diviene contesto esperienziale, in senso positivista, sulle tracce della tradizione dei Luna Park, ambito di scoperta autonoma e di terrificante sorpresa, rammentando più l’indimenticato esperimento dello Zoo che i lacerti che ne fanno da substrato.