Realizzati nel secondo dopoguerra, il quartiere Harar di Figini, Pollini e Gio Ponti e il QT8 di Piero Bottoni contribuiscono in modo significativo alla definizione della nuova idea di paesaggio urbano della città moderna che va affermandosi tra gli anni Quaranta e Cinquanta. In questi interventi i progettisti scardinano infatti le prassi con cui si costruiva la città tradizionale, escogitando nuove modalità compositive e una tipologia inedita di spazio aperto. Tuttavia, se al quartiere Harar le lunghe stecche individuano dei campi in cui inserire un’edilizia minuta, fatta di case a schiera con orto, lasciando alla presenza naturale un ruolo di filtro e separazione; al QT8 i volumi architettonici si dispongono liberamente sul piano orizzontale, demandando al disegno del verde il compito di tessere i rapporti spaziali alla quota urbana. Nel quartiere sperimentale Bottoni conferisce al paesaggio un ruolo di primaria importanza nell’impostazione funzionale e percettiva delle percorrenze, oltre che dello stesso abitare collettivo. Il verde è qui una presenza capace di strutturare la scala del quartiere e riconnetterla ai grandi segni del territorio. L’invenzione del Monte Stella in questo senso è elemento eccezionale – che sarà in seguito imitato e replicato – il quale non solo propone un nuovo modo di osservare la città, ma introduce la vertigine del sublime in una contesto eminentemente pianeggiante. Harar e il QT8 sono due tappe significative del lungo percorso che ha portato la natura a diventare una componente fondamentale della città moderna in Italia. In un momento storico di profondo ripensamento delle radici e delle aspettative nella cultura progettuale italiana, realizzazioni come quelle qui presentate costituiscono il tentativo di trovare una nuova dimensione paesaggistica della città e del territorio urbanizzato.
La costruzione di spazi aperti nei quartieri Harar e QT8 a Milano / Frediani, Daniele. - (2023), pp. 240-251.
La costruzione di spazi aperti nei quartieri Harar e QT8 a Milano
Frediani, Daniele
2023
Abstract
Realizzati nel secondo dopoguerra, il quartiere Harar di Figini, Pollini e Gio Ponti e il QT8 di Piero Bottoni contribuiscono in modo significativo alla definizione della nuova idea di paesaggio urbano della città moderna che va affermandosi tra gli anni Quaranta e Cinquanta. In questi interventi i progettisti scardinano infatti le prassi con cui si costruiva la città tradizionale, escogitando nuove modalità compositive e una tipologia inedita di spazio aperto. Tuttavia, se al quartiere Harar le lunghe stecche individuano dei campi in cui inserire un’edilizia minuta, fatta di case a schiera con orto, lasciando alla presenza naturale un ruolo di filtro e separazione; al QT8 i volumi architettonici si dispongono liberamente sul piano orizzontale, demandando al disegno del verde il compito di tessere i rapporti spaziali alla quota urbana. Nel quartiere sperimentale Bottoni conferisce al paesaggio un ruolo di primaria importanza nell’impostazione funzionale e percettiva delle percorrenze, oltre che dello stesso abitare collettivo. Il verde è qui una presenza capace di strutturare la scala del quartiere e riconnetterla ai grandi segni del territorio. L’invenzione del Monte Stella in questo senso è elemento eccezionale – che sarà in seguito imitato e replicato – il quale non solo propone un nuovo modo di osservare la città, ma introduce la vertigine del sublime in una contesto eminentemente pianeggiante. Harar e il QT8 sono due tappe significative del lungo percorso che ha portato la natura a diventare una componente fondamentale della città moderna in Italia. In un momento storico di profondo ripensamento delle radici e delle aspettative nella cultura progettuale italiana, realizzazioni come quelle qui presentate costituiscono il tentativo di trovare una nuova dimensione paesaggistica della città e del territorio urbanizzato.File | Dimensione | Formato | |
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