Le rivoluzioni sono state e tuttora sono momenti fondamentali di cambiamento nella storia del genere umano, anche se il loro significato e la loro portata varia grandemente a seconda dei presupposti di natura antropologica. Possiamo infatti da una parte distinguere le rivoluzioni dell’”ascrittività”, forma di organizzazione psichica che principalmente caratterizza l’uomo del mondo premoderno e che ai nostri giorni sono attuate da gruppi fondamentalisti per la conformazione della convivenza umana ad un principio epistemologico e ad una lettura della realtà di tipo religioso o tradizionale, e quelle della “soggettività”, ove rimane indiscussa la forma di organizzazione psichica e di autocostruzione che caratterizza tipicamente l’uomo moderno, e investono invece in misura prioritaria l’orientamento ideologico e le finalità ultime della società, rispetto alle forme e all’assetto delle istituzioni politiche, che possono al limite rimanere identici. Se quindi le rivoluzioni “ascrittive” o tradizionali conservano una loro unità tipologica, non altrettanto può dirsi di quelle “acquisitive” o moderne, che differiscono in tipi caratterizzati dalla prevalenza di una determinata ideologia e sistema di valori, e quindi possiamo distinguere tra rivoluzioni nazionali, sociali e “colorate”. Le prime sono orientate alla liberazione dal dominio coloniale o neocoloniale o alla secessione da entità statuali unitarie o federali preesistenti. Le seconde promuovono l'affrancamento dal dominio di classe nei rapporti di produzione, ovvero dagli assetti imposti dall'odierno sistema di sfruttamento globale dalla leadership egemonica e predatoria del capitalismo finanziario e dei regimi internazionali. Le ultime, si manifestano per l'affermazione degli interessi di nuove élite neoliberiste sotto le mentite spoglie di presunti processi di democratizzazione.
Rivoluzioni ascrittive, nazionali, sociali e "colorate" / SCARCELLA PRANDSTRALLER, Stefano. - (2023), pp. 100-121.
Rivoluzioni ascrittive, nazionali, sociali e "colorate"
Stefano Scarcella Prandstraller
2023
Abstract
Le rivoluzioni sono state e tuttora sono momenti fondamentali di cambiamento nella storia del genere umano, anche se il loro significato e la loro portata varia grandemente a seconda dei presupposti di natura antropologica. Possiamo infatti da una parte distinguere le rivoluzioni dell’”ascrittività”, forma di organizzazione psichica che principalmente caratterizza l’uomo del mondo premoderno e che ai nostri giorni sono attuate da gruppi fondamentalisti per la conformazione della convivenza umana ad un principio epistemologico e ad una lettura della realtà di tipo religioso o tradizionale, e quelle della “soggettività”, ove rimane indiscussa la forma di organizzazione psichica e di autocostruzione che caratterizza tipicamente l’uomo moderno, e investono invece in misura prioritaria l’orientamento ideologico e le finalità ultime della società, rispetto alle forme e all’assetto delle istituzioni politiche, che possono al limite rimanere identici. Se quindi le rivoluzioni “ascrittive” o tradizionali conservano una loro unità tipologica, non altrettanto può dirsi di quelle “acquisitive” o moderne, che differiscono in tipi caratterizzati dalla prevalenza di una determinata ideologia e sistema di valori, e quindi possiamo distinguere tra rivoluzioni nazionali, sociali e “colorate”. Le prime sono orientate alla liberazione dal dominio coloniale o neocoloniale o alla secessione da entità statuali unitarie o federali preesistenti. Le seconde promuovono l'affrancamento dal dominio di classe nei rapporti di produzione, ovvero dagli assetti imposti dall'odierno sistema di sfruttamento globale dalla leadership egemonica e predatoria del capitalismo finanziario e dei regimi internazionali. Le ultime, si manifestano per l'affermazione degli interessi di nuove élite neoliberiste sotto le mentite spoglie di presunti processi di democratizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.