Da un punto di vista teorico i principali punti di disaccordo tra Klein e Winnicott consistevano nel rifiuto del concetto di narcisismo primario, nell’idea che fin dalla nascita il bambino fosse in grado di stabilire relazioni oggettuali attraverso meccanismi proiettivi e introiettivi, nella retrodatazione del complesso edipico al secondo anno di vita, e nell’idea di un Super-io precoce. Furono questi i temi sottostanti su cui si articolarono le “Discussioni controverse” del 1942-43. Tali concezioni implicavano rilevanti e fondamentali questioni tecniche, tra le quali come, cosa e quando interpretare, quale fosse la natura del transfert, quando formulare interpretazioni di transfert. La rottura tra M. Klein e Winnicott iniziò a delinearsi in occasione della celebrazione del 70º compleanno di M. Klein, con la pubblicazione di un fascicolo speciale dell’International Journal of Psychoanalysis. Il progetto iniziale prevedeva la presenza di un contributo di Winnicott, come è testimoniato dalle lettere di quest’ultimo a Money-Kyrle, uno dei curatori. In questi anni l’apice della crisi del loro rapporto fu probabilmente costituito dalla presentazione nel maggio del 1951 del suo lavoro sugli oggetti transizionali e dalla rielaborazione di questo saggio pubblicato poi nel 1953. Peraltro colpisce, leggendo attentamente la opera di Winnicott, il continuo dialogo che egli intrattiene in ogni suo scritto, implicitamente o esplicitamente, con M. Klein: un confronto incessante e a volte accorato. È un confronto continuo che occupa forse tutta la produzione creativa di Winnicott e comporta il rifiuto, a volte radicale, di alcune posizioni di M. Klein, ma che è sostanzialmente volto a tradurre nel proprio personale linguaggio e punto di vista le scoperte da lei compiute. Tale traduzione espose il loro rapporto a conflitti, delusioni e incomprensioni, eppure ciò permise a Winnicott di formulare, nel corso delle sue ricerche, ipotesi teoriche e prassi cliniche per certi versi nate all’interno del modello kleiniano, e che nel corso del tempo assunsero la forma di un modello teorico, clinico e tecnico profondamente diverso da quello di M. Klein.
“Armonie creative e irreparabili dissonanze. Melanie Klein e Donald W. Winnicott” / Fabozzi, Paolo. - (2020), pp. 171-199.
“Armonie creative e irreparabili dissonanze. Melanie Klein e Donald W. Winnicott”
Paolo FabozziPrimo
2020
Abstract
Da un punto di vista teorico i principali punti di disaccordo tra Klein e Winnicott consistevano nel rifiuto del concetto di narcisismo primario, nell’idea che fin dalla nascita il bambino fosse in grado di stabilire relazioni oggettuali attraverso meccanismi proiettivi e introiettivi, nella retrodatazione del complesso edipico al secondo anno di vita, e nell’idea di un Super-io precoce. Furono questi i temi sottostanti su cui si articolarono le “Discussioni controverse” del 1942-43. Tali concezioni implicavano rilevanti e fondamentali questioni tecniche, tra le quali come, cosa e quando interpretare, quale fosse la natura del transfert, quando formulare interpretazioni di transfert. La rottura tra M. Klein e Winnicott iniziò a delinearsi in occasione della celebrazione del 70º compleanno di M. Klein, con la pubblicazione di un fascicolo speciale dell’International Journal of Psychoanalysis. Il progetto iniziale prevedeva la presenza di un contributo di Winnicott, come è testimoniato dalle lettere di quest’ultimo a Money-Kyrle, uno dei curatori. In questi anni l’apice della crisi del loro rapporto fu probabilmente costituito dalla presentazione nel maggio del 1951 del suo lavoro sugli oggetti transizionali e dalla rielaborazione di questo saggio pubblicato poi nel 1953. Peraltro colpisce, leggendo attentamente la opera di Winnicott, il continuo dialogo che egli intrattiene in ogni suo scritto, implicitamente o esplicitamente, con M. Klein: un confronto incessante e a volte accorato. È un confronto continuo che occupa forse tutta la produzione creativa di Winnicott e comporta il rifiuto, a volte radicale, di alcune posizioni di M. Klein, ma che è sostanzialmente volto a tradurre nel proprio personale linguaggio e punto di vista le scoperte da lei compiute. Tale traduzione espose il loro rapporto a conflitti, delusioni e incomprensioni, eppure ciò permise a Winnicott di formulare, nel corso delle sue ricerche, ipotesi teoriche e prassi cliniche per certi versi nate all’interno del modello kleiniano, e che nel corso del tempo assunsero la forma di un modello teorico, clinico e tecnico profondamente diverso da quello di M. Klein.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.