Obiettivo di questo capitolo è di ricostruire le prospettive analitiche che hanno approfondito le relazioni tra mafie e Pubblica Amministrazione. Si tratta di un argomento piuttosto vasto, che – con alcune eccezioni – non ha costituito oggetto di particolare interesse accademico: esistono, infatti, numerosi contributi che si concentrano specificatamente sui rapporti tra mafia e politica ed altri su mafia e sanità, lasciando quindi fuori dal campo di ricerca molti – e fondamentali – ruoli all'interno della Pubblica Amministrazione che, invece, rivestono un'importanza centrale per le strategie criminali. All'analisi della letteratura esistente, sono state affiancate interviste con le forze dell'ordine e l'analisi di alcuni atti giudiziari, al fine di integrare o esemplificare quanto esposto. Analizzare la rete relazionale delle organizzazioni criminali di stampo mafioso significa sottintendere un assunto spesso non così scontato, ovvero che queste non sono riducibili ad un fenomeno patologico che si insedia su un corpo sociale altrimenti sano, e che non possono essere meramente ridotte a un fenomeno di devianza e di criminalità. Il successo di tali organizzazioni nel tempo e nello spazio, anche in territori così distanti e divergenti per molti aspetti da quelli di origine, ha dimostrato la necessità di guardare intorno alle organizzazioni criminali, cercando di comprendere quali fossero i loro collegamenti con la società. Se infatti la «vera forza della mafia sta fuori dalla mafia» , allora è necessario superare l’idea che i soggetti esterni siano collaterali al successo criminale e siano cooptati attraverso minaccia e intimidazione. Sarà, invece, importante indagare il tipo di rapporto che lega professionisti, politici, amministratori, imprenditori, gente comune alle mafie, finendo, in maniera consapevole o meno, per rafforzarle. Le mafie non possono essere analizzate come un fenomeno non interrelato con l’ambiente circostante, che in realtà viene influenzato e influenza a sua volta strategie e modalità di questi gruppi. Si tratta di ecosistemi organizzativi (Catino 2020) , all’interno dei quali i clan necessitano di risorse aggiuntive rispetto alle proprie per muoversi e operare e per tale motivo fanno ricorso a una rete relazionale esterna. Le mafie, dunque, sono organizzazioni che vivono tra due opposte tensioni: di chiusura e di apertura. Chiusura necessaria per garantire la sufficiente coesione interna e la segretezza e l’invisibilità (Catino 2014), mentre l’apertura è altrettanto essenziale per permettere di reperire quelle risorse esterne, oggetto del presente contributo, fondamentali per un potere territoriale e ramificato allo stesso tempo come quello mafioso. Il lavoro si articola in tre parti. Una prima parte (paragrafo 2) che presenta una ricognizione della letteratura che affronta le relazioni tra mafia e Pubblica Amministrazione. Vengono poi presentati alcuni studi di caso che riguardano alcuni dei settori che sembrano tradizionalmente tra i principali a essere permeabili all'infiltrazione mafiosa: gli appalti pubblici, la sanità e i servizi di welfare (paragrafo 3). Da questi esempi si cerca in conclusione di delineare un modello di azione delle mafie.

Mafie e Pubblica Amministrazione / Catino, Maurizio; Meli, Ilaria. - (2023).

Mafie e Pubblica Amministrazione

Meli, Ilaria
2023

Abstract

Obiettivo di questo capitolo è di ricostruire le prospettive analitiche che hanno approfondito le relazioni tra mafie e Pubblica Amministrazione. Si tratta di un argomento piuttosto vasto, che – con alcune eccezioni – non ha costituito oggetto di particolare interesse accademico: esistono, infatti, numerosi contributi che si concentrano specificatamente sui rapporti tra mafia e politica ed altri su mafia e sanità, lasciando quindi fuori dal campo di ricerca molti – e fondamentali – ruoli all'interno della Pubblica Amministrazione che, invece, rivestono un'importanza centrale per le strategie criminali. All'analisi della letteratura esistente, sono state affiancate interviste con le forze dell'ordine e l'analisi di alcuni atti giudiziari, al fine di integrare o esemplificare quanto esposto. Analizzare la rete relazionale delle organizzazioni criminali di stampo mafioso significa sottintendere un assunto spesso non così scontato, ovvero che queste non sono riducibili ad un fenomeno patologico che si insedia su un corpo sociale altrimenti sano, e che non possono essere meramente ridotte a un fenomeno di devianza e di criminalità. Il successo di tali organizzazioni nel tempo e nello spazio, anche in territori così distanti e divergenti per molti aspetti da quelli di origine, ha dimostrato la necessità di guardare intorno alle organizzazioni criminali, cercando di comprendere quali fossero i loro collegamenti con la società. Se infatti la «vera forza della mafia sta fuori dalla mafia» , allora è necessario superare l’idea che i soggetti esterni siano collaterali al successo criminale e siano cooptati attraverso minaccia e intimidazione. Sarà, invece, importante indagare il tipo di rapporto che lega professionisti, politici, amministratori, imprenditori, gente comune alle mafie, finendo, in maniera consapevole o meno, per rafforzarle. Le mafie non possono essere analizzate come un fenomeno non interrelato con l’ambiente circostante, che in realtà viene influenzato e influenza a sua volta strategie e modalità di questi gruppi. Si tratta di ecosistemi organizzativi (Catino 2020) , all’interno dei quali i clan necessitano di risorse aggiuntive rispetto alle proprie per muoversi e operare e per tale motivo fanno ricorso a una rete relazionale esterna. Le mafie, dunque, sono organizzazioni che vivono tra due opposte tensioni: di chiusura e di apertura. Chiusura necessaria per garantire la sufficiente coesione interna e la segretezza e l’invisibilità (Catino 2014), mentre l’apertura è altrettanto essenziale per permettere di reperire quelle risorse esterne, oggetto del presente contributo, fondamentali per un potere territoriale e ramificato allo stesso tempo come quello mafioso. Il lavoro si articola in tre parti. Una prima parte (paragrafo 2) che presenta una ricognizione della letteratura che affronta le relazioni tra mafia e Pubblica Amministrazione. Vengono poi presentati alcuni studi di caso che riguardano alcuni dei settori che sembrano tradizionalmente tra i principali a essere permeabili all'infiltrazione mafiosa: gli appalti pubblici, la sanità e i servizi di welfare (paragrafo 3). Da questi esempi si cerca in conclusione di delineare un modello di azione delle mafie.
2023
Sicurezza, devianza, criminalità Un’indagine empirica
pubblica amministrazione; criminalità organizzata; sociologia dell'organizzazione
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Mafie e Pubblica Amministrazione / Catino, Maurizio; Meli, Ilaria. - (2023).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1695585
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