Solo nel 1980 i materiali cinematografici sono stati riconosciuti come Beni Culturali (BC) a livello internazionale dalla commissione UNESCO. La presa di consapevolezza della loro estrema vulnerabilità - dipendente intrinsecamente dalla loro composizione chimica - ha sensibilizzato maggiormente sull'argomento. Il deterioramento dei materiali fotografici e cinematografici può essere prevenuto, ma difficilmente evitato, poiché si tratta di un processo spontaneo, osservato anche dopo pochi anni in condizioni di conservazione sfavorevoli, cioè per valori elevati di temperatura (T) e umidità relativa (UR). È ormai noto che la strategia più efficace per prolungare la vita di questi materiali sia il controllo climatico degli ambienti di conservazione. Tuttavia, manca ancora l'uniformità nell'uso di specifici valori di T ed UR e di metodi di valutazione del rischio indotto dal clima. Inoltre, sono poche le pubblicazioni scientifiche che hanno valutato tali rischi per fototeche e cineteche. Questo contributo si propone di caratterizzare il clima interno di un archivio fotografico e cinematografico (“Centro Sperimentale di Cinematografia” di Roma, brevemente CSC) in cui è attivo un monitoraggio climatico dal 2021 che è tuttora in funzione. Le osservazioni di T e UR sono state usate come dati di ingresso nelle funzioni di danno specifiche per la valutazione del rischio di degrado chimico dei materiali d'archivio. Gli spazi monitorati sono stati scelti in quanto rappresentativi delle diverse tipologie di materiali custoditi al loro interno: un archivio contenente positivi/negativi fotografici, una manifestoteca con carte, e un cellario con pellicole cinematografiche positive/negative in acetato di cellulosa. Le condizioni termo-igrometriche monitorate sono state confrontate con le normative e le linee guida di riferimento inerenti la conservazione preventiva dei materiali fotografici e filmici. La valutazione del rischio indotto dal clima sugli archivi fotografici e cinematografici è stata effettuata mediante relazioni dose-risposta e funzioni di danno, distinguendo i processi di idrolisi che interessano (i) il triacetato di cellulosa attraverso il Preservation Index (PI) e il PI ponderato nel tempo (TWPI), e (ii) il materiale cartaceo attraverso l’Expected Lifetime (EL) e l’EL ponderato nel tempo (TWEL), entrambi in funzione di T e UR, oltre alla previsione sull’aspettativa di vita delle pellicole (iii) in funzione di T, UR e della concentrazione di acido acetico. Come risultato della ricerca, sono state riportate le attuali condizioni microclimatiche (su scala spaziale e temporale) nei tre diversi ambienti d’archivio. È stata quindi progettata una nuova strategia di controllo del microclima, così da prolungare l'aspettativa di vita di questi materiali. In futuro, sfruttando gli stessi strumenti presentati ed adottati in questo lavoro, sarà testata la funzionalità dell'implementazione della qualità degli ambienti di conservazione nell’ottica del favorire la durabilità a lungo termine delle collezioni, ovvero di questo recente e preziosissimo patrimonio culturale.
Valutazione del Rischio Microclimatico per materiali vulnerabili - Il caso degli archivi cartacei, fotografici e cinematografici del Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) - Cineteca Nazionale (CN), Roma, Italia / Vergelli, Lisa. - (2023). (Intervento presentato al convegno LINEE DI ENERGIA Oltre la fotografia. L’immagine fotografica tra produzione, creazione e conservazione tenutosi a Torino, Italia).
Valutazione del Rischio Microclimatico per materiali vulnerabili - Il caso degli archivi cartacei, fotografici e cinematografici del Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) - Cineteca Nazionale (CN), Roma, Italia
lisa vergelli
2023
Abstract
Solo nel 1980 i materiali cinematografici sono stati riconosciuti come Beni Culturali (BC) a livello internazionale dalla commissione UNESCO. La presa di consapevolezza della loro estrema vulnerabilità - dipendente intrinsecamente dalla loro composizione chimica - ha sensibilizzato maggiormente sull'argomento. Il deterioramento dei materiali fotografici e cinematografici può essere prevenuto, ma difficilmente evitato, poiché si tratta di un processo spontaneo, osservato anche dopo pochi anni in condizioni di conservazione sfavorevoli, cioè per valori elevati di temperatura (T) e umidità relativa (UR). È ormai noto che la strategia più efficace per prolungare la vita di questi materiali sia il controllo climatico degli ambienti di conservazione. Tuttavia, manca ancora l'uniformità nell'uso di specifici valori di T ed UR e di metodi di valutazione del rischio indotto dal clima. Inoltre, sono poche le pubblicazioni scientifiche che hanno valutato tali rischi per fototeche e cineteche. Questo contributo si propone di caratterizzare il clima interno di un archivio fotografico e cinematografico (“Centro Sperimentale di Cinematografia” di Roma, brevemente CSC) in cui è attivo un monitoraggio climatico dal 2021 che è tuttora in funzione. Le osservazioni di T e UR sono state usate come dati di ingresso nelle funzioni di danno specifiche per la valutazione del rischio di degrado chimico dei materiali d'archivio. Gli spazi monitorati sono stati scelti in quanto rappresentativi delle diverse tipologie di materiali custoditi al loro interno: un archivio contenente positivi/negativi fotografici, una manifestoteca con carte, e un cellario con pellicole cinematografiche positive/negative in acetato di cellulosa. Le condizioni termo-igrometriche monitorate sono state confrontate con le normative e le linee guida di riferimento inerenti la conservazione preventiva dei materiali fotografici e filmici. La valutazione del rischio indotto dal clima sugli archivi fotografici e cinematografici è stata effettuata mediante relazioni dose-risposta e funzioni di danno, distinguendo i processi di idrolisi che interessano (i) il triacetato di cellulosa attraverso il Preservation Index (PI) e il PI ponderato nel tempo (TWPI), e (ii) il materiale cartaceo attraverso l’Expected Lifetime (EL) e l’EL ponderato nel tempo (TWEL), entrambi in funzione di T e UR, oltre alla previsione sull’aspettativa di vita delle pellicole (iii) in funzione di T, UR e della concentrazione di acido acetico. Come risultato della ricerca, sono state riportate le attuali condizioni microclimatiche (su scala spaziale e temporale) nei tre diversi ambienti d’archivio. È stata quindi progettata una nuova strategia di controllo del microclima, così da prolungare l'aspettativa di vita di questi materiali. In futuro, sfruttando gli stessi strumenti presentati ed adottati in questo lavoro, sarà testata la funzionalità dell'implementazione della qualità degli ambienti di conservazione nell’ottica del favorire la durabilità a lungo termine delle collezioni, ovvero di questo recente e preziosissimo patrimonio culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.