«Linguaggio», nei termini in cui Wittgenstein lo intende nelle Ricerche Filosofiche, è una realtà caratterizzata da una propria e specifica «regolarità»: aspetto che ne rappresenterebbe la stessa conditio sine qua non (§207), giacché senza le «regole» qualsiasi parola «non ha più nessun significato; e se cambiamo le regole ha un significato diverso» (§556). In questo senso, il filosofo poneva esplicitamente il tema della normatività linguistica, nelle sue implicazioni collettive, così come in quelle individuali, riguardanti il concreto significare del parlante, il suo «seguire una regola» (§199). Tema che, mutatis mutandis, in quegli anni ritroviamo con la medesima centralità anche nella riflessione dell’istituzionalismo linguistico di Giovanni Nencioni e Giacomo Devoto: quella corrente del pensiero linguistico nostrano per la quale proprio l’aspetto della normatività giocava un ruolo essenziale nell’affermazione, basata sul parallelo fra lingua e diritto, della lingua come istituzione. Esperienze distanti, nei riferimenti e nelle finalità teoriche, accomunate però dalla necessità di confrontarsi col problema della normatività linguistica nelle sue dinamiche essenziali. Sicché, a partire da questa comunanza e profittando degli spunti offerti dalla prospettiva di un autore come Wittgenstein, ignoto ai due istituzionalisti e totalmente estraneo alla loro cornice storico-teorica, questo lavoro si propone di tornare a riflettere sul paradigma istituzionale, anche in virtù dell’affermazione del filosofo per la quale «seguire una regola», al pari di «dare un ordine, giocare una partita a scacchi», rappresenterebbe un’abitudine, un uso, un’istituzione (§199). Tentativo che, oltre a cercare di trarlo dai limiti della polemica crociana, possa contribuire a ripensarne le implicazioni teoriche che, ad oggi, possono ancora essere utili per definire lo statuto della realtà linguistica e il suo ruolo rispetto all’azione del parlante.

Ripensare l’istituzionalismo linguistico? Spunti wittgensteiniani sul problema della normatività linguistica / Maurizi, Marco. - (2023). (Intervento presentato al convegno Regole, prassi e forme di vita. A partire dalle “Ricerche filosofiche” di Wittgenstein settant’anni dopo. XXVIII Convegno della Società italiana di filosofia del linguaggio tenutosi a Università della Calabria (Rende)).

Ripensare l’istituzionalismo linguistico? Spunti wittgensteiniani sul problema della normatività linguistica

Marco Maurizi
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2023

Abstract

«Linguaggio», nei termini in cui Wittgenstein lo intende nelle Ricerche Filosofiche, è una realtà caratterizzata da una propria e specifica «regolarità»: aspetto che ne rappresenterebbe la stessa conditio sine qua non (§207), giacché senza le «regole» qualsiasi parola «non ha più nessun significato; e se cambiamo le regole ha un significato diverso» (§556). In questo senso, il filosofo poneva esplicitamente il tema della normatività linguistica, nelle sue implicazioni collettive, così come in quelle individuali, riguardanti il concreto significare del parlante, il suo «seguire una regola» (§199). Tema che, mutatis mutandis, in quegli anni ritroviamo con la medesima centralità anche nella riflessione dell’istituzionalismo linguistico di Giovanni Nencioni e Giacomo Devoto: quella corrente del pensiero linguistico nostrano per la quale proprio l’aspetto della normatività giocava un ruolo essenziale nell’affermazione, basata sul parallelo fra lingua e diritto, della lingua come istituzione. Esperienze distanti, nei riferimenti e nelle finalità teoriche, accomunate però dalla necessità di confrontarsi col problema della normatività linguistica nelle sue dinamiche essenziali. Sicché, a partire da questa comunanza e profittando degli spunti offerti dalla prospettiva di un autore come Wittgenstein, ignoto ai due istituzionalisti e totalmente estraneo alla loro cornice storico-teorica, questo lavoro si propone di tornare a riflettere sul paradigma istituzionale, anche in virtù dell’affermazione del filosofo per la quale «seguire una regola», al pari di «dare un ordine, giocare una partita a scacchi», rappresenterebbe un’abitudine, un uso, un’istituzione (§199). Tentativo che, oltre a cercare di trarlo dai limiti della polemica crociana, possa contribuire a ripensarne le implicazioni teoriche che, ad oggi, possono ancora essere utili per definire lo statuto della realtà linguistica e il suo ruolo rispetto all’azione del parlante.
2023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1693310
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