L’attuazione del regime terapeutico in Italia è stata una operazione molto ampia e complessa, che ha investito il profilo normativo, comunicativo e psico-sociale, oltre a richiedere un imponente sforzo dal punto di vista logistico. La premessa per l’attuazione di una vaccinazione di massa è stata la completa ristrutturazione gerarchico-funzionale del Sistema Sanitario Nazionale e soprattutto di quelli Regionali, volta ad assicurare la assoluta lealtà della “classe medica”, in cui organismi asseritamente “tecnici” previsti per tutt’altre finalità e variamente denominati, per lo più costituiti da specialisti in immunologia, come il “Vax Consilium” in Emilia Romagna, sono stati investiti di poteri straordinari, tanto da avere il controllo completo tanto delle AUSL, che dei Medici Vaccinatori e dei Medici di Medicina Generale, gestendo di fatto al loro posto ed in maniera fortemente restrittiva ogni decisione in materia di esenzione vaccinale loro assegnati dalla normativa. La campagna vaccinale ha seguito prima una macrofase “comunicativa”, con tutte e tre le classiche fasi della comunicazione politica individuate nel 1948 da Lazersfeld, Berelson e Gaudet, fondate rispettivamente sull’effetto di attivazione, sull’effetto di rafforzamento e sull’effetto di conversione, con l’intervento diretto non solo di opinion leader, ma anche di autorità di primo piano, tanto politico-istituzionali (Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica), quanto religiose (il Papa) ed una intensa attività di “debunking” da parte di presunti fact checkers indipendenti. E’ seguita una macrofase “normativo-repressiva”, in cui il Governo ha introdotto con atti aventi forza di legge strumenti di aperta discriminazione come green-pass e super-green-pass ed hanno avuto spazio sofisticate tecniche come l’orchestrazione del conflitto ed il gatekeeping, con l’instaurazione della netta contrapposizione tra in-group e out-group propria della dinamica psico-sociale dell’”effetto Lucifero”, messa in evidenza per la prima volta dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo nel celebre esperimento del finto carcere di Stanford del 1971, da cui scaturiscono effetti duraturi e difficilmente sanabili di profonda frattura nel tessuto sociale. Ciò in quanto, se nella fase della safetycracy in senso stretto la sospensione della soggettività avveniva in modo generalizzato, tranne che per le categorie ritenute idonee a contrastare attivamente l’emergenza, nel regime terapeutico è divenuta un’arma utilizzata in modo selettivo, che ha privato del proprio ruolo sociale primario tutti coloro che fossero determinati ad esprimere il proprio dissenso verso la strada indicata dal potere, esponendoli a varie forme di discriminazione e suscitando nei loro confronti la pubblica riprovazione da parte di una “maggioranza virtuosa”.
Capitolo 21 - L'attuazione del regime terapeutico: meccanismi comunicativi e psico-sociali / SCARCELLA PRANDSTRALLER, Stefano. - (2023), pp. 347-379.
Capitolo 21 - L'attuazione del regime terapeutico: meccanismi comunicativi e psico-sociali
Stefano Scarcella Prandstraller
2023
Abstract
L’attuazione del regime terapeutico in Italia è stata una operazione molto ampia e complessa, che ha investito il profilo normativo, comunicativo e psico-sociale, oltre a richiedere un imponente sforzo dal punto di vista logistico. La premessa per l’attuazione di una vaccinazione di massa è stata la completa ristrutturazione gerarchico-funzionale del Sistema Sanitario Nazionale e soprattutto di quelli Regionali, volta ad assicurare la assoluta lealtà della “classe medica”, in cui organismi asseritamente “tecnici” previsti per tutt’altre finalità e variamente denominati, per lo più costituiti da specialisti in immunologia, come il “Vax Consilium” in Emilia Romagna, sono stati investiti di poteri straordinari, tanto da avere il controllo completo tanto delle AUSL, che dei Medici Vaccinatori e dei Medici di Medicina Generale, gestendo di fatto al loro posto ed in maniera fortemente restrittiva ogni decisione in materia di esenzione vaccinale loro assegnati dalla normativa. La campagna vaccinale ha seguito prima una macrofase “comunicativa”, con tutte e tre le classiche fasi della comunicazione politica individuate nel 1948 da Lazersfeld, Berelson e Gaudet, fondate rispettivamente sull’effetto di attivazione, sull’effetto di rafforzamento e sull’effetto di conversione, con l’intervento diretto non solo di opinion leader, ma anche di autorità di primo piano, tanto politico-istituzionali (Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica), quanto religiose (il Papa) ed una intensa attività di “debunking” da parte di presunti fact checkers indipendenti. E’ seguita una macrofase “normativo-repressiva”, in cui il Governo ha introdotto con atti aventi forza di legge strumenti di aperta discriminazione come green-pass e super-green-pass ed hanno avuto spazio sofisticate tecniche come l’orchestrazione del conflitto ed il gatekeeping, con l’instaurazione della netta contrapposizione tra in-group e out-group propria della dinamica psico-sociale dell’”effetto Lucifero”, messa in evidenza per la prima volta dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo nel celebre esperimento del finto carcere di Stanford del 1971, da cui scaturiscono effetti duraturi e difficilmente sanabili di profonda frattura nel tessuto sociale. Ciò in quanto, se nella fase della safetycracy in senso stretto la sospensione della soggettività avveniva in modo generalizzato, tranne che per le categorie ritenute idonee a contrastare attivamente l’emergenza, nel regime terapeutico è divenuta un’arma utilizzata in modo selettivo, che ha privato del proprio ruolo sociale primario tutti coloro che fossero determinati ad esprimere il proprio dissenso verso la strada indicata dal potere, esponendoli a varie forme di discriminazione e suscitando nei loro confronti la pubblica riprovazione da parte di una “maggioranza virtuosa”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.