Le organizzazioni di ricerca svolgono un lavoro peculiare nella società: nonostante le molteplici diversità in termini di competenze, modalità di svolgimento del lavoro e tipo di dati e conoscenza prodotti, tutta l’attività scientifica sottende un continuo scambio di opinioni e conoscenze in un ambiente che promuove il libero pensiero e l’incontro di idee. Tali incontri e scambi possono avvenire in momenti formali (per esempio durante conferenze e seminari) ma anche durante momenti informali (pause caffè, cene sociali etc.). La pandemia da Coronavirus ha, per diverso tempo, ridotto significativamente i secondi e trasferito i primi in luoghi virtuali (es. scambio di email e chiamate online). Lo studio si è focalizzato sul comprendere come, in una fase di rilassamento delle norme anti-contagio, una diversa percezione del rischio possa produrre comportamenti preventivi che ostacolano la partecipazione ai suddetti “momenti” e, in un’ultima analisi, il coinvolgimento in attività di produzione della conoscenza (e in attività correlate). In una prospettiva di genere, ciò significa considerare se le lavoratrici della ricerca hanno ridotto i momenti di scambio e di incontro per preoccupazioni legate a possibili contagi in famiglia e con colleghi e, in tal caso, quali altri fattori contribuiscono ad un aumento delle disuguaglianze e ad una minore diversificazione nel lavoro scientifico dopo un’emergenza sanitaria. Questa rappresenta una prospettiva del tutto innovativa se comparata agli studi emersi in fase di pandemia che si sono invece concentrati sull’impatto del genere sul numero di ore di lavoro e sulla distribuzione delle attività lavorative vs attività legate alla cura di casa e famiglia, anche in ambito accademico. Chiedersi quindi “quanto le donne hanno pubblicato o lavorato in meno durante o dopo la pandemia” significa avvalorare lo status quo pre-pandemico basato su valori di competizione e produzione. In questo contributo, e nel nostro studio, accogliamo questa critica muovendo il focus sull’aspetto relazionale della scienza e studiando, in una prospettiva di genere, come la partecipazione a momenti (informali) di scambio della conoscenza possa essere influenzata dalla percezione del rischio.
Un’analisi di genere della percezione del rischio Covid-19 e dei comportamenti preventivi in una organizzazione di ricerca: risultati preliminari di un’indagine sul personale CNR / Marchesini, Nicolo'; Tagliacozzo, Serena. - (2023), pp. 119-140.
Un’analisi di genere della percezione del rischio Covid-19 e dei comportamenti preventivi in una organizzazione di ricerca: risultati preliminari di un’indagine sul personale CNR
Nicolo' Marchesini
Primo
;
2023
Abstract
Le organizzazioni di ricerca svolgono un lavoro peculiare nella società: nonostante le molteplici diversità in termini di competenze, modalità di svolgimento del lavoro e tipo di dati e conoscenza prodotti, tutta l’attività scientifica sottende un continuo scambio di opinioni e conoscenze in un ambiente che promuove il libero pensiero e l’incontro di idee. Tali incontri e scambi possono avvenire in momenti formali (per esempio durante conferenze e seminari) ma anche durante momenti informali (pause caffè, cene sociali etc.). La pandemia da Coronavirus ha, per diverso tempo, ridotto significativamente i secondi e trasferito i primi in luoghi virtuali (es. scambio di email e chiamate online). Lo studio si è focalizzato sul comprendere come, in una fase di rilassamento delle norme anti-contagio, una diversa percezione del rischio possa produrre comportamenti preventivi che ostacolano la partecipazione ai suddetti “momenti” e, in un’ultima analisi, il coinvolgimento in attività di produzione della conoscenza (e in attività correlate). In una prospettiva di genere, ciò significa considerare se le lavoratrici della ricerca hanno ridotto i momenti di scambio e di incontro per preoccupazioni legate a possibili contagi in famiglia e con colleghi e, in tal caso, quali altri fattori contribuiscono ad un aumento delle disuguaglianze e ad una minore diversificazione nel lavoro scientifico dopo un’emergenza sanitaria. Questa rappresenta una prospettiva del tutto innovativa se comparata agli studi emersi in fase di pandemia che si sono invece concentrati sull’impatto del genere sul numero di ore di lavoro e sulla distribuzione delle attività lavorative vs attività legate alla cura di casa e famiglia, anche in ambito accademico. Chiedersi quindi “quanto le donne hanno pubblicato o lavorato in meno durante o dopo la pandemia” significa avvalorare lo status quo pre-pandemico basato su valori di competizione e produzione. In questo contributo, e nel nostro studio, accogliamo questa critica muovendo il focus sull’aspetto relazionale della scienza e studiando, in una prospettiva di genere, come la partecipazione a momenti (informali) di scambio della conoscenza possa essere influenzata dalla percezione del rischio.File | Dimensione | Formato | |
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