The Eighteenth-century tabarkin diaspora, initially occurred for economic and demographic reasons and then following the tunisian occupation of 1741, is an ample and eterogeneous subject of study that well represents liquidity and osmosis that characterized the Northern African border in the early modern era; settlements of Carloforte on San Pietro island and Isla Plana near Alicante, populated by tabarkin migrants during the Eighteenth century, have been widely studied and they’re now well-known to historians. Much less known is instead the establishment of Calasetta, on the Sardinian island of Sant'Antioco, populated in 1770 by a group of free tabarkins who had lost all hope of rebuilding families and parental relationships in Tunisia after their latest relatives still slaves had returned to Christendom thanks to the randsom sponsored by Charles III of Bourbon. Similarly to the experience of Carloforte - born as "colony of good governance" and turned out to a problematic community, in which the peculiar trading disposition of the tabarkins did not fit to their new settler conditions - also the near settlement of Calasetta faced a series of problems which repeatedly put at risk its own survival. Through the documents kept at the State Archives of Turin, this article attempts to analyze the genesis of the settlement of Calasetta, the first difficult years of the tabarkin settlers and the arrival of those from Piedmont, bringing out limits and problems already encountered in other projects aimed at the solidifying of the Sardinian frontier, to the control of remote and sparsely populated areas as the Gallura and to their restocking through the introduction of foreign communities, as in the case of the Tabarka people of Carloforte or the greek-courses of Montresta.

La diaspora settecentesca della popolazione tabarchina, verificatasi inizialmente per motivi di sostenibilità economica e demografica e poi a causa dell’occupazione tunisina del 1741, costituisce un soggetto di studio vasto ed eterogeneo il quale ben rappresenta la liquidità e l’osmosi che caratterizzavano la frontiera nordafricana in età moderna; gli insediamenti di Carloforte sull’isola di San Pietro e di Isla Plana al largo di Alicante, popolati da migranti tabarchini nel corso del secolo XVIII, sono stati largamente studiati e risultano oggi ben noti agli storici. Assai meno conosciuto è invece l’insediamento di Calasetta, sull’isola sarda di Sant’Antioco, popolato nel 1770 da un gruppo di tabarchini liberi i quali avevano perduto ogni speranza di ricostruire nuclei familiari e rapporti parentali in terra tunisina dopo che i loro ultimi connazionali ancora schiavi erano ritornati in Cristianità in seguito alla redenzione patrocinata da Carlo III di Borbone. Analogamente all’esperienza di Carloforte - nata come “colonia del buon governo” e rivelatasi poi una comunità problematica, all’interno della quale la peculiare vocazione ai traffici dei tabarchini mal si confaceva alla loro nuova condizione di coloni - anche il prospicente insediamento di Calasetta dovette fronteggiare una serie di problemi che ne misero ripetutamente in pericolo la sopravvivenza. Tramite la documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Torino, il presente contributo si propone di analizzare la genesi dell’insediamento di Calasetta, i primi difficoltosi anni dei coloni tabarchini e l’arrivo di quelli piemontesi, facendo emergere limiti e criticità già riscontrate in altri progetti grossomodo coevi finalizzati alla solidificazione della frontiera sarda, al controllo di zone isolate e poco abitate come la Gallura e al ripopolamento vero e proprio attraverso l’introduzione di comunità straniere, come nel caso dei tabarchini a Carloforte o dei greco-corsi di Montresta.

“Ho trattato con Sua maestà sarda lo stabilimento di essi schiavi”. I tabarchini e l'insediamento di Calasetta sull'Isola di Sant'Antioco (1770) / Zappia, A. - (2017), pp. 301-316.

“Ho trattato con Sua maestà sarda lo stabilimento di essi schiavi”. I tabarchini e l'insediamento di Calasetta sull'Isola di Sant'Antioco (1770)

Zappia A
2017

Abstract

The Eighteenth-century tabarkin diaspora, initially occurred for economic and demographic reasons and then following the tunisian occupation of 1741, is an ample and eterogeneous subject of study that well represents liquidity and osmosis that characterized the Northern African border in the early modern era; settlements of Carloforte on San Pietro island and Isla Plana near Alicante, populated by tabarkin migrants during the Eighteenth century, have been widely studied and they’re now well-known to historians. Much less known is instead the establishment of Calasetta, on the Sardinian island of Sant'Antioco, populated in 1770 by a group of free tabarkins who had lost all hope of rebuilding families and parental relationships in Tunisia after their latest relatives still slaves had returned to Christendom thanks to the randsom sponsored by Charles III of Bourbon. Similarly to the experience of Carloforte - born as "colony of good governance" and turned out to a problematic community, in which the peculiar trading disposition of the tabarkins did not fit to their new settler conditions - also the near settlement of Calasetta faced a series of problems which repeatedly put at risk its own survival. Through the documents kept at the State Archives of Turin, this article attempts to analyze the genesis of the settlement of Calasetta, the first difficult years of the tabarkin settlers and the arrival of those from Piedmont, bringing out limits and problems already encountered in other projects aimed at the solidifying of the Sardinian frontier, to the control of remote and sparsely populated areas as the Gallura and to their restocking through the introduction of foreign communities, as in the case of the Tabarka people of Carloforte or the greek-courses of Montresta.
2017
Isole e frontiere nel Mediterraneo moderno e contemporaneo
9788899487416
La diaspora settecentesca della popolazione tabarchina, verificatasi inizialmente per motivi di sostenibilità economica e demografica e poi a causa dell’occupazione tunisina del 1741, costituisce un soggetto di studio vasto ed eterogeneo il quale ben rappresenta la liquidità e l’osmosi che caratterizzavano la frontiera nordafricana in età moderna; gli insediamenti di Carloforte sull’isola di San Pietro e di Isla Plana al largo di Alicante, popolati da migranti tabarchini nel corso del secolo XVIII, sono stati largamente studiati e risultano oggi ben noti agli storici. Assai meno conosciuto è invece l’insediamento di Calasetta, sull’isola sarda di Sant’Antioco, popolato nel 1770 da un gruppo di tabarchini liberi i quali avevano perduto ogni speranza di ricostruire nuclei familiari e rapporti parentali in terra tunisina dopo che i loro ultimi connazionali ancora schiavi erano ritornati in Cristianità in seguito alla redenzione patrocinata da Carlo III di Borbone. Analogamente all’esperienza di Carloforte - nata come “colonia del buon governo” e rivelatasi poi una comunità problematica, all’interno della quale la peculiare vocazione ai traffici dei tabarchini mal si confaceva alla loro nuova condizione di coloni - anche il prospicente insediamento di Calasetta dovette fronteggiare una serie di problemi che ne misero ripetutamente in pericolo la sopravvivenza. Tramite la documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Torino, il presente contributo si propone di analizzare la genesi dell’insediamento di Calasetta, i primi difficoltosi anni dei coloni tabarchini e l’arrivo di quelli piemontesi, facendo emergere limiti e criticità già riscontrate in altri progetti grossomodo coevi finalizzati alla solidificazione della frontiera sarda, al controllo di zone isolate e poco abitate come la Gallura e al ripopolamento vero e proprio attraverso l’introduzione di comunità straniere, come nel caso dei tabarchini a Carloforte o dei greco-corsi di Montresta.
Savoia; Tunisi; Calasetta
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
“Ho trattato con Sua maestà sarda lo stabilimento di essi schiavi”. I tabarchini e l'insediamento di Calasetta sull'Isola di Sant'Antioco (1770) / Zappia, A. - (2017), pp. 301-316.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1691002
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