L’esaltazione del “report di sostenibilità”, documento ora definito in modo esclusivo nell’ambito dell’Unione Europea dal sistema di indicatori ESRS dell’EFRAG, è pressoché unanime da parte di enti istituzionali, esponenti dell’ambientalismo e dell’impresa, manager e giornalisti, tutti disposti ad evidenziarne vantaggi e benefici ed a sminuirne gli aspetti di inevitabile aumento di carico burocratico per le imprese. In una valutazione da una prospettiva critica dell’intera operazione di collocazione della intera materia della rendicontazione di sostenibilità sotto un sempre più rigoroso impianto normativo, al di là degli effetti immediati, si deve necessariamente tenere conto tanto dell’orientamento tecnocratico, espressione del paradigma neoliberista, che pervade le istituzioni dell’Unione Europea, quanto dei reiterati tentativi da parte del grande capitalismo finanziario globale, rappresentato dal World Economic Forum di Davos e dall’International Business Council, di appropriarsi di metriche e indicatori per la “misurazione” dei progressi delle imprese nel campo dell’attuazione dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite e, più in generale, della messa in atto di qualunque processo orientato verso la sostenibilità. Si deve inoltre tenere conto che l’intervento normativo di regolazione del sistema di standard di rendicontazione della sostenibilità delle imprese è parte di una più ampia strategia di politiche di sostenibilità, dettato da un “furore green”, che riguardano tanto gli immobili, che gli autoveicoli e pongono onerosi adempimenti a carico dei cittadini senza alcuna considerazione derivante da un’analisi costi-benefici, e risultano da un lato, in un incremento delle disuguaglianze a danno dei cittadini stessi ed a beneficio di alcuni investimenti del grande capitale finanziario e dall’altro, in termini di perdita di competitività delle economie europee rispetto a quelle extra-europee, soggette ad assai minori obblighi e vincoli normativi.
Capitolo 4 - Report di sostenibilità e orientamento tecnocratico neoliberista / SCARCELLA PRANDSTRALLER, Stefano. - (2023), pp. 63-76.
Capitolo 4 - Report di sostenibilità e orientamento tecnocratico neoliberista
Stefano Scarcella Prandstraller
2023
Abstract
L’esaltazione del “report di sostenibilità”, documento ora definito in modo esclusivo nell’ambito dell’Unione Europea dal sistema di indicatori ESRS dell’EFRAG, è pressoché unanime da parte di enti istituzionali, esponenti dell’ambientalismo e dell’impresa, manager e giornalisti, tutti disposti ad evidenziarne vantaggi e benefici ed a sminuirne gli aspetti di inevitabile aumento di carico burocratico per le imprese. In una valutazione da una prospettiva critica dell’intera operazione di collocazione della intera materia della rendicontazione di sostenibilità sotto un sempre più rigoroso impianto normativo, al di là degli effetti immediati, si deve necessariamente tenere conto tanto dell’orientamento tecnocratico, espressione del paradigma neoliberista, che pervade le istituzioni dell’Unione Europea, quanto dei reiterati tentativi da parte del grande capitalismo finanziario globale, rappresentato dal World Economic Forum di Davos e dall’International Business Council, di appropriarsi di metriche e indicatori per la “misurazione” dei progressi delle imprese nel campo dell’attuazione dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite e, più in generale, della messa in atto di qualunque processo orientato verso la sostenibilità. Si deve inoltre tenere conto che l’intervento normativo di regolazione del sistema di standard di rendicontazione della sostenibilità delle imprese è parte di una più ampia strategia di politiche di sostenibilità, dettato da un “furore green”, che riguardano tanto gli immobili, che gli autoveicoli e pongono onerosi adempimenti a carico dei cittadini senza alcuna considerazione derivante da un’analisi costi-benefici, e risultano da un lato, in un incremento delle disuguaglianze a danno dei cittadini stessi ed a beneficio di alcuni investimenti del grande capitale finanziario e dall’altro, in termini di perdita di competitività delle economie europee rispetto a quelle extra-europee, soggette ad assai minori obblighi e vincoli normativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.