A Roma Capitale, il sistema istituzionale dei centri di accoglienza riservato ai richiedenti asilo e quello dei servizi a sostegno dell’ housing sociale e dall’avvio all’autonomia abitativa per i rifugiati, coesiste, storicamente, con diversi spazi informali auto-organizzati che offrono ricovero ai titolari di protezione internazionale, che per ragioni diverse, risultano esclusi o solo parzialmente coperti dal circuito di accoglienza istituzionale e dall’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi agevolati. Si tratta, prevalentemente, di pratiche informali di trasformazione urbana, riconducibili, rispettivamente, allo squatting e allo slumming: rispettivamente, l’occupazione di alloggi dismessi e la creazione di insediamenti informali in aree non edificate.Partendo da questa premessa, questa ricerca punta ad analizzare l’evoluzione delle pratiche abitative informali promosse dai migranti forzati a Roma, esaminando sia lo specifico “fare città” (Cellamare 2008) promosso dai soggetti che materialmente organizzano spazi, prescindendo apparentemente da logiche di progettazione e pianificazione esplicita e, talvolta, in aperto conflitto con essa; sia alle politiche di opposizione o semi-tolleranza messe in atto dagli attori istituzionali a livello municipale.
Squatting e slumming. La risposta informale al fallimento delle politiche abitative e d’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati / Petrillo, Enza. - (2017).
Squatting e slumming. La risposta informale al fallimento delle politiche abitative e d’accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati
Enza Roberta Petrillo
2017
Abstract
A Roma Capitale, il sistema istituzionale dei centri di accoglienza riservato ai richiedenti asilo e quello dei servizi a sostegno dell’ housing sociale e dall’avvio all’autonomia abitativa per i rifugiati, coesiste, storicamente, con diversi spazi informali auto-organizzati che offrono ricovero ai titolari di protezione internazionale, che per ragioni diverse, risultano esclusi o solo parzialmente coperti dal circuito di accoglienza istituzionale e dall’offerta di alloggi e servizi abitativi a prezzi agevolati. Si tratta, prevalentemente, di pratiche informali di trasformazione urbana, riconducibili, rispettivamente, allo squatting e allo slumming: rispettivamente, l’occupazione di alloggi dismessi e la creazione di insediamenti informali in aree non edificate.Partendo da questa premessa, questa ricerca punta ad analizzare l’evoluzione delle pratiche abitative informali promosse dai migranti forzati a Roma, esaminando sia lo specifico “fare città” (Cellamare 2008) promosso dai soggetti che materialmente organizzano spazi, prescindendo apparentemente da logiche di progettazione e pianificazione esplicita e, talvolta, in aperto conflitto con essa; sia alle politiche di opposizione o semi-tolleranza messe in atto dagli attori istituzionali a livello municipale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.