Mediologia della materia cavalleresca, dalle origini alto medievali al Seicento. Lungo un arco storico dall’alto medioevo al tardo Rinascimento, dalla radice sacrale e mitologica dell’epos celtico sino alle forme piacevoli della narrazione scritta per il piacere di un’audience, le storie dei cavalieri, con la loro struttura a ripetizione degli episodi, dei personaggi, dei tropi, sono state il “luogo” privilegiato di sperimentazione di una tecnica narrativa seriale. Dall’epos folclorico al roman cortese, ai romanzi in prosa il pubblico venne coinvolto sempre più in un grande gioco combinatorio, che richiedeva un discreto esercizio: addestrarsi a riconoscere le singole unità, godere delle variazioni, prevedere gli eventi, o sorprendersi per immagini o accadimenti inusitati. Intanto, trasformazioni epocali coinvolgevano il ruolo della voce, le tecniche di versificazione e della performance spettacolare con canto e musica, gli usi della scrittura, le pratiche della lettura ad alta voce in castelli, palazzi, locande, case artigiane o contadine, e in seguito la stampa, il commercio librario, la traduzione, e molto altro ancora. E nel medium convergevano gli immaginari: mitologie, celebrazioni, oggetti simbolici, pratiche cortesi, codici dell’amore e dell’amicizia, usi militari, religiosi e sociali: la tecnologia della narrazione, che assicura il piacere del gioco, e il “lavoro” delle comunità sull’immaginario vanno di pari passo e, nel ripercorrere l’evoluzione di quella prima grande esperienza narrativa dell’Occidente, occorre tener presenti entrambi i versanti e le loro interazioni.
Da Artù a Amadís. Le serie dei cavalieri / Capaldi, Donatella. - (2023), pp. 87-140. - NAUTILUS.
Da Artù a Amadís. Le serie dei cavalieri
donatella capaldi
Writing – Original Draft Preparation
2023
Abstract
Mediologia della materia cavalleresca, dalle origini alto medievali al Seicento. Lungo un arco storico dall’alto medioevo al tardo Rinascimento, dalla radice sacrale e mitologica dell’epos celtico sino alle forme piacevoli della narrazione scritta per il piacere di un’audience, le storie dei cavalieri, con la loro struttura a ripetizione degli episodi, dei personaggi, dei tropi, sono state il “luogo” privilegiato di sperimentazione di una tecnica narrativa seriale. Dall’epos folclorico al roman cortese, ai romanzi in prosa il pubblico venne coinvolto sempre più in un grande gioco combinatorio, che richiedeva un discreto esercizio: addestrarsi a riconoscere le singole unità, godere delle variazioni, prevedere gli eventi, o sorprendersi per immagini o accadimenti inusitati. Intanto, trasformazioni epocali coinvolgevano il ruolo della voce, le tecniche di versificazione e della performance spettacolare con canto e musica, gli usi della scrittura, le pratiche della lettura ad alta voce in castelli, palazzi, locande, case artigiane o contadine, e in seguito la stampa, il commercio librario, la traduzione, e molto altro ancora. E nel medium convergevano gli immaginari: mitologie, celebrazioni, oggetti simbolici, pratiche cortesi, codici dell’amore e dell’amicizia, usi militari, religiosi e sociali: la tecnologia della narrazione, che assicura il piacere del gioco, e il “lavoro” delle comunità sull’immaginario vanno di pari passo e, nel ripercorrere l’evoluzione di quella prima grande esperienza narrativa dell’Occidente, occorre tener presenti entrambi i versanti e le loro interazioni.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Capaldi_Da-Artù-ad-Amadis_2023.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
363.86 kB
Formato
Adobe PDF
|
363.86 kB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.