Quando mi è stato proposto di scrivere un testo all’interno del libro su Massimo Pica Ciamarra, ho riflettuto in primis su quale poteva essere stato il mio rapporto con lui. Devo confessare che non ho avuto molte occasioni di accostarmi direttamente al suo pensiero sui temi dell’urbanistica e dell’architettura. Credo con molta probabilità di averlo incrociato poche volte, in particolare in occasione di alcuni Convegni alla Biennale di Architettura di Pisa e al Seminario di Architettura e Cultura Urbana di Camerino. Tuttavia, ho potuto confrontarmi con la sua architettura, in particolare come uno dei primi fruitori della Biblioteca San Giorgio a Pistoia, in occasione di un workshop organizzato dal mio corso di Dottorato di ricerca dell’Università di Firenze. Era il 2008, con l’edificio inaugurato da poco e già molto frequentato. Passati alcuni anni, nel mio laboratorio di progettazione alla Sapienza di Roma, mostro sempre con piacere questo intervento, descrivendo un interessante approccio al recupero di edifici in aree dismesse, dimostrando come «la costruzione dialoghi con quanto esiste intorno ad essa e con quanto potrà esistere» e come l’autore abbia colto le questioni di fondo poste dal contesto, ricco di identità, storia, ma anche vincoli e norme. «Al di là delle esigenze funzionali, le ragioni del progetto sono quindi nel suo contributo alla definizione dello spazio urbano in cui è immerso e nella ricerca d’integrazione fra le varie esigenze» (Pica Ciamarra, 2007).
Oltre Vitruvio. Da autonomia all'eteronomia dell'architettura / Iacomoni, Andrea. - (2023), pp. 110-115.
Oltre Vitruvio. Da autonomia all'eteronomia dell'architettura
Iacomoni Andrea
2023
Abstract
Quando mi è stato proposto di scrivere un testo all’interno del libro su Massimo Pica Ciamarra, ho riflettuto in primis su quale poteva essere stato il mio rapporto con lui. Devo confessare che non ho avuto molte occasioni di accostarmi direttamente al suo pensiero sui temi dell’urbanistica e dell’architettura. Credo con molta probabilità di averlo incrociato poche volte, in particolare in occasione di alcuni Convegni alla Biennale di Architettura di Pisa e al Seminario di Architettura e Cultura Urbana di Camerino. Tuttavia, ho potuto confrontarmi con la sua architettura, in particolare come uno dei primi fruitori della Biblioteca San Giorgio a Pistoia, in occasione di un workshop organizzato dal mio corso di Dottorato di ricerca dell’Università di Firenze. Era il 2008, con l’edificio inaugurato da poco e già molto frequentato. Passati alcuni anni, nel mio laboratorio di progettazione alla Sapienza di Roma, mostro sempre con piacere questo intervento, descrivendo un interessante approccio al recupero di edifici in aree dismesse, dimostrando come «la costruzione dialoghi con quanto esiste intorno ad essa e con quanto potrà esistere» e come l’autore abbia colto le questioni di fondo poste dal contesto, ricco di identità, storia, ma anche vincoli e norme. «Al di là delle esigenze funzionali, le ragioni del progetto sono quindi nel suo contributo alla definizione dello spazio urbano in cui è immerso e nella ricerca d’integrazione fra le varie esigenze» (Pica Ciamarra, 2007).File | Dimensione | Formato | |
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