Questo rapporto inquadra le recenti tendenze del mercato del lavoro in Italia in una prospettiva di più lungo periodo, evidenziando l’effetto che il quadro macroeconomico degli ultimi decenni e fattori di natura istituzionale hanno avuto sulla contrattazione salariale e sul tenore di vita della popolazione. I contributi nel volume ricostruiscono l’evoluzione della disoccupazione e sottoccupazione di lavoro, i cambiamenti nella forza contrattuale dei lavoratori, e la dinamica dei salari reali e della quota dei salari nel reddito nazionale, Vi si analizzano poi il fenomeno dei lavoratori poveri, del lavoro in somministrazione e i più recenti cambiamenti legislativi in materia di lavoro e welfare. L’analisi è svolta sia in aggregato che per macroregioni, con anche una comparazione con gli altri principali paesi europei. Nel Capitolo VI, Walter Paternesi Meloni e Riccardo Pariboni analizzano l’andamento in Italia e in altri paesi europei dei salari reali, del costo del lavoro per unità di prodotto, e della quota dei salari, in aggregato e nei principali settori. Ne risulta che negli ultimi trent’anni il potere d’acquisto del salario medio in Italia e nei paesi della periferia meridionale europea è rimasto sostanzialmente stabile e su un livello significativamente più basso di quello di Francia, Germania, Regno Unito e paesi scandinavi. La forbice si è allargata in maniera sensibile nel corso degli anni, fino a toccare tra Italia e Germania nel 2020 i 16.000 dollari. Riguardo alla quota dei salari nel reddito nazionale, si assiste in Italia ad una sua caduta dalla fine degli anni ’70 al 2000, e più che in altri paesi avanzati. Successivamente la quota aumenta, moderatamente fino alla crisi del 2008-09 e poi più intensamente, coerentemente con quanto si osserva di solito nel corso delle recessioni economiche. La caduta complessiva della quota dei salari appare tanto più significativa se si tiene conto che in essi risultano computati i redditi da lavoro dei grandi manager, le cui retribuzioni dovrebbero in realtà includersi nei profitti d’impresa. Significativo poi è che la diminuzione della quota dei salari rispecchia una crescita del tasso di remunerazione netta del capitale, ovvero degli utili complessivi al netto degli ammortamenti in proporzione al valore del capitale, piuttosto che (contabilmente) un aumento del rapporto capitale-prodotto, che darebbe luogo ad un incremento della quota dei profitti anche per un dato saggio del profitto.

L’andamento dei salari e della quota dei salari nel reddito nazionale / Paternesi Meloni, Walter; Pariboni, Riccardo. - (2023), pp. 131-158.

L’andamento dei salari e della quota dei salari nel reddito nazionale

Paternesi Meloni, Walter
;
2023

Abstract

Questo rapporto inquadra le recenti tendenze del mercato del lavoro in Italia in una prospettiva di più lungo periodo, evidenziando l’effetto che il quadro macroeconomico degli ultimi decenni e fattori di natura istituzionale hanno avuto sulla contrattazione salariale e sul tenore di vita della popolazione. I contributi nel volume ricostruiscono l’evoluzione della disoccupazione e sottoccupazione di lavoro, i cambiamenti nella forza contrattuale dei lavoratori, e la dinamica dei salari reali e della quota dei salari nel reddito nazionale, Vi si analizzano poi il fenomeno dei lavoratori poveri, del lavoro in somministrazione e i più recenti cambiamenti legislativi in materia di lavoro e welfare. L’analisi è svolta sia in aggregato che per macroregioni, con anche una comparazione con gli altri principali paesi europei. Nel Capitolo VI, Walter Paternesi Meloni e Riccardo Pariboni analizzano l’andamento in Italia e in altri paesi europei dei salari reali, del costo del lavoro per unità di prodotto, e della quota dei salari, in aggregato e nei principali settori. Ne risulta che negli ultimi trent’anni il potere d’acquisto del salario medio in Italia e nei paesi della periferia meridionale europea è rimasto sostanzialmente stabile e su un livello significativamente più basso di quello di Francia, Germania, Regno Unito e paesi scandinavi. La forbice si è allargata in maniera sensibile nel corso degli anni, fino a toccare tra Italia e Germania nel 2020 i 16.000 dollari. Riguardo alla quota dei salari nel reddito nazionale, si assiste in Italia ad una sua caduta dalla fine degli anni ’70 al 2000, e più che in altri paesi avanzati. Successivamente la quota aumenta, moderatamente fino alla crisi del 2008-09 e poi più intensamente, coerentemente con quanto si osserva di solito nel corso delle recessioni economiche. La caduta complessiva della quota dei salari appare tanto più significativa se si tiene conto che in essi risultano computati i redditi da lavoro dei grandi manager, le cui retribuzioni dovrebbero in realtà includersi nei profitti d’impresa. Significativo poi è che la diminuzione della quota dei salari rispecchia una crescita del tasso di remunerazione netta del capitale, ovvero degli utili complessivi al netto degli ammortamenti in proporzione al valore del capitale, piuttosto che (contabilmente) un aumento del rapporto capitale-prodotto, che darebbe luogo ad un incremento della quota dei profitti anche per un dato saggio del profitto.
2023
Rapporto ASTRIL 2022 - Mercato del lavoro, contrattazione e salari in Italia: 1990-2021
979-12-5977-199-5
mercato del lavoro; salari; occupazione; prezzi; produttività
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L’andamento dei salari e della quota dei salari nel reddito nazionale / Paternesi Meloni, Walter; Pariboni, Riccardo. - (2023), pp. 131-158.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1689208
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