Dopo l’impulso umanista, nell’Europa postridentina, le ragioni per limitare l’istruzione femminile erano molteplici, avallate dalle coeve conoscenze mediche, anatomiche e fisiologiche: infatti, secondo la teoria degli ingegni, le donne non erano considerate adatte fisicamente e psicologicamente a quasi nessun tipo di studio o lavoro. L’obiettivo di questa ricerca è quello di analizzare la questione dell’ingegno femminile in due trattati medici, l’Examen de ingenios para las sciencias del medico navarro Juan Huarte de San Juan (Baeza, 1575) e Dell’ingegno humano del medico udinese Pompeo Caimo (Venezia, 1629) attraverso il confronto linguistico dell’etimologia da loro stessi proposta del termine spagnolo “ingenio” e di quello italiano “ingegno”. La grande differenza contenutistica tra i due trattati è il giudizio che i due medici danno dell’ingegno femminile: Huarte afferma che l’ingegno è una caratteristica prettamente maschile, mentre Pompeo Caimo sorprendentemente afferma che le donne posseggono un ingegno al pari degli uomini ed auspica una società egualitaria, dove le predisposizioni professionali di entrambi possano essere assecondate col fine di giovare culturalmente ed economicamente allo Stato. Questa differenza di pensiero si riscontra anche nella scelta etimologica che i due autori danno del termine “ingegno”, dal latino ingĕnium, derivato da gignĕre, partorire figli o partorire idee, a seconda del giudizio degli autori. La scelta etimologica serve come dimostrazione della veridicità delle loro affermazioni, dando prova di quanto la scienza medica fosse ancora logica ancora prima che fenomenologica.
Gignĕre e ingĕnium: l’ingegno femminile in epoca moderna attraverso l’analisi linguistica di due trattati medici di Juan Huarte de San Juan (1575) e Pompeo Caimo (1629) / Lucchesi, Giulia. - (2023), pp. 201-209.
Gignĕre e ingĕnium: l’ingegno femminile in epoca moderna attraverso l’analisi linguistica di due trattati medici di Juan Huarte de San Juan (1575) e Pompeo Caimo (1629)
Giulia Lucchesi
2023
Abstract
Dopo l’impulso umanista, nell’Europa postridentina, le ragioni per limitare l’istruzione femminile erano molteplici, avallate dalle coeve conoscenze mediche, anatomiche e fisiologiche: infatti, secondo la teoria degli ingegni, le donne non erano considerate adatte fisicamente e psicologicamente a quasi nessun tipo di studio o lavoro. L’obiettivo di questa ricerca è quello di analizzare la questione dell’ingegno femminile in due trattati medici, l’Examen de ingenios para las sciencias del medico navarro Juan Huarte de San Juan (Baeza, 1575) e Dell’ingegno humano del medico udinese Pompeo Caimo (Venezia, 1629) attraverso il confronto linguistico dell’etimologia da loro stessi proposta del termine spagnolo “ingenio” e di quello italiano “ingegno”. La grande differenza contenutistica tra i due trattati è il giudizio che i due medici danno dell’ingegno femminile: Huarte afferma che l’ingegno è una caratteristica prettamente maschile, mentre Pompeo Caimo sorprendentemente afferma che le donne posseggono un ingegno al pari degli uomini ed auspica una società egualitaria, dove le predisposizioni professionali di entrambi possano essere assecondate col fine di giovare culturalmente ed economicamente allo Stato. Questa differenza di pensiero si riscontra anche nella scelta etimologica che i due autori danno del termine “ingegno”, dal latino ingĕnium, derivato da gignĕre, partorire figli o partorire idee, a seconda del giudizio degli autori. La scelta etimologica serve come dimostrazione della veridicità delle loro affermazioni, dando prova di quanto la scienza medica fosse ancora logica ancora prima che fenomenologica.File | Dimensione | Formato | |
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