Il saggio si sofferma su una forma dell’autorialità – performativa e cinetelevisiva – che predilige l’espressione corporea, la drammaturgia del movimento e la prevalenza di una partitura non verbale. All’interno di questo quadro, l’opera che Jacques Lecoq compie, non in veste di pedagogo bensì in qualità di autore di pantomime, per la Rai di Milano negli anni Cinquanta (oggi conservate nelle Teche Rai e oggetto del recente film documentario «Jacques Lecoq, viaggio in Italia», diretto da Felice Cappa), rappresenta un caso di studio esemplare. Attraverso la presa in esame delle pantomime televisive «Fan Fan Bar» (1953), «Dogana Express» (1954) e «Folie Restaurant» (1955), che vantano la collaborazione di musicisti come Gino Negri e Mario Consiglio, di un cast d’eccezione (Romolo Valli e una giovanissima Adriana Asti) e della regia di Alessandro Brissoni, si punta ad approfondire i riflessi che il mimo, erede della tradizione sperimentale che risale il Novecento fino alle ricerche di Jacques Copeau, ha avuto non solo sul teatro in generale, ma anche su altre forme dello spettacolo, come, in questo caso specifico, il linguaggio audiovisivo.
Autore di pantomime: Jacques Lecoq e l’espressività corporea / Carponi, Cecilia. - (2023), pp. 55-62.
Autore di pantomime: Jacques Lecoq e l’espressività corporea
Cecilia CarponiPrimo
2023
Abstract
Il saggio si sofferma su una forma dell’autorialità – performativa e cinetelevisiva – che predilige l’espressione corporea, la drammaturgia del movimento e la prevalenza di una partitura non verbale. All’interno di questo quadro, l’opera che Jacques Lecoq compie, non in veste di pedagogo bensì in qualità di autore di pantomime, per la Rai di Milano negli anni Cinquanta (oggi conservate nelle Teche Rai e oggetto del recente film documentario «Jacques Lecoq, viaggio in Italia», diretto da Felice Cappa), rappresenta un caso di studio esemplare. Attraverso la presa in esame delle pantomime televisive «Fan Fan Bar» (1953), «Dogana Express» (1954) e «Folie Restaurant» (1955), che vantano la collaborazione di musicisti come Gino Negri e Mario Consiglio, di un cast d’eccezione (Romolo Valli e una giovanissima Adriana Asti) e della regia di Alessandro Brissoni, si punta ad approfondire i riflessi che il mimo, erede della tradizione sperimentale che risale il Novecento fino alle ricerche di Jacques Copeau, ha avuto non solo sul teatro in generale, ma anche su altre forme dello spettacolo, come, in questo caso specifico, il linguaggio audiovisivo.File | Dimensione | Formato | |
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