Il saggio si propone di mettere in luce la funzione sociale delle scritture epicediche di pieno sedicesimo secolo, che sarebbe riduttivo intendere solo come esternazione di un dolore individuale o di consolatio amicale. Infatti, una poesia di argomento funebre presenta due ordini di destinatari: il defunto – spesso promosso a interlocutore dall’io lirico, ma che costituisce in realtà soprattutto l’occasione di scrittura – e i lettori del testo, ovvero, più genericamente, il pubblico a cui l’autore immagina di rivolgersi. Soffermandosi sul contesto veneto di metà XVI secolo, lo studio intende mettere in luce il carattere profondamente corale della rimeria in morte gravitante attorno al circolo ca’ Venier, proponendo una serie di affondi a partire dai versi in morte di Pietro Bembo fino alle rime funebri per Girolamo Fenarolo.
Il genere epicedico come affermazione di una sodalitas. Il contesto veneziano / DAL CENGIO, Martina. - (2019), pp. 169-204.
Il genere epicedico come affermazione di una sodalitas. Il contesto veneziano
Martina Dal Cengio
2019
Abstract
Il saggio si propone di mettere in luce la funzione sociale delle scritture epicediche di pieno sedicesimo secolo, che sarebbe riduttivo intendere solo come esternazione di un dolore individuale o di consolatio amicale. Infatti, una poesia di argomento funebre presenta due ordini di destinatari: il defunto – spesso promosso a interlocutore dall’io lirico, ma che costituisce in realtà soprattutto l’occasione di scrittura – e i lettori del testo, ovvero, più genericamente, il pubblico a cui l’autore immagina di rivolgersi. Soffermandosi sul contesto veneto di metà XVI secolo, lo studio intende mettere in luce il carattere profondamente corale della rimeria in morte gravitante attorno al circolo ca’ Venier, proponendo una serie di affondi a partire dai versi in morte di Pietro Bembo fino alle rime funebri per Girolamo Fenarolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.