Dopo la crisi dell’architettura italiana cavalcata dal postmodernismo effimero di Portoghesi, che tradiva l’etica e la responsabilità delle idee messe in campo negli anni precedenti da personalità del calibro di Pagano, Zevi, Tafuri, Aymonino, Rossi e Gregotti, alle generazioni di architetti che hanno cominciato ad operare negli anni Novanta la situazione doveva apparire decisamente compromessa1. L’Italia doveva dimostrare di essere un paese in grado di confrontarsi con le altre grandi democrazie del mondo e aveva bisogno di un’architettura capace di rappresentarla. Non è un caso, dunque, che alcune delle migliori produzioni architettoniche italiane dell’ultimo ventennio siano espressione di quella corrente progettuale che Marco Biraghi definisce, in maniera quasi ossessiva, responsabile. Si tratta di un’architettura che esprime in modo chiaro, limpido e lineare le proprie convinzioni nel tentativo di coniugarle con un’etica responsabilizzante, priva dell’ansia di stupire e ben lontana dal fascino del Postmoderno. Come scrive Valerio Paolo Mosco è uno stile architettonico «le cui ragioni sono sintetizzabili con la massima che Benedetto Croce quasi un secolo fa dedicava a uno sconsolato e disilluso Antonio Labriola: Vivere e comportarsi come se si vivesse in un paese civile»2. La ricerca dei C+S Architects può essere inserita in questo filone. Il loro approccio cerca di porre rimedio alla rinuncia alla bellezza da parte di un’architettura italiana che sembra aver perso ogni contatto con l’ambiente, il clima, il contesto e le persone. Gli stessi progettisti affermano che «l’architettura non riesce più a innestarsi in una tradizione che sceglie i migliori elementi del passato in maniera tale da creare un ponte con il futuro»3. Attraverso i loro progetti, Cappai e Segantini cercano di ridefinire i confini degli interventi e il ruolo che essi assumono nella contemporaneità allo scopo di stabilire un dialogo con l’intero ambiente costruito. Si tratta di un approccio che spesso si traduce nella compenetrazione di spazi pubblici e privati e che vede nella ricerca della forma e dei materiali preziose opportunità di confronto con il contesto.
Dalla responsabilità all'esigenza di un'espressione formale. L'architettura assertiva dei C+S Architects / Arcopinto, Luigi. - (2023), pp. 28-33.
Dalla responsabilità all'esigenza di un'espressione formale. L'architettura assertiva dei C+S Architects
Arcopinto, Luigi
2023
Abstract
Dopo la crisi dell’architettura italiana cavalcata dal postmodernismo effimero di Portoghesi, che tradiva l’etica e la responsabilità delle idee messe in campo negli anni precedenti da personalità del calibro di Pagano, Zevi, Tafuri, Aymonino, Rossi e Gregotti, alle generazioni di architetti che hanno cominciato ad operare negli anni Novanta la situazione doveva apparire decisamente compromessa1. L’Italia doveva dimostrare di essere un paese in grado di confrontarsi con le altre grandi democrazie del mondo e aveva bisogno di un’architettura capace di rappresentarla. Non è un caso, dunque, che alcune delle migliori produzioni architettoniche italiane dell’ultimo ventennio siano espressione di quella corrente progettuale che Marco Biraghi definisce, in maniera quasi ossessiva, responsabile. Si tratta di un’architettura che esprime in modo chiaro, limpido e lineare le proprie convinzioni nel tentativo di coniugarle con un’etica responsabilizzante, priva dell’ansia di stupire e ben lontana dal fascino del Postmoderno. Come scrive Valerio Paolo Mosco è uno stile architettonico «le cui ragioni sono sintetizzabili con la massima che Benedetto Croce quasi un secolo fa dedicava a uno sconsolato e disilluso Antonio Labriola: Vivere e comportarsi come se si vivesse in un paese civile»2. La ricerca dei C+S Architects può essere inserita in questo filone. Il loro approccio cerca di porre rimedio alla rinuncia alla bellezza da parte di un’architettura italiana che sembra aver perso ogni contatto con l’ambiente, il clima, il contesto e le persone. Gli stessi progettisti affermano che «l’architettura non riesce più a innestarsi in una tradizione che sceglie i migliori elementi del passato in maniera tale da creare un ponte con il futuro»3. Attraverso i loro progetti, Cappai e Segantini cercano di ridefinire i confini degli interventi e il ruolo che essi assumono nella contemporaneità allo scopo di stabilire un dialogo con l’intero ambiente costruito. Si tratta di un approccio che spesso si traduce nella compenetrazione di spazi pubblici e privati e che vede nella ricerca della forma e dei materiali preziose opportunità di confronto con il contesto.File | Dimensione | Formato | |
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