In Iran Foucault ha fatto esperienza diretta della forza sociale che è propria delle idee religiose: la religione non come astratto collante del potere, secondo il modello teologico-politico definito da Carl Schmitt, ma come sua costante forma critica. In questo senso l’islam sciita rappresenta per Foucault l’anima della rivoluzione iraniana, il cuore della sollevazione, ciò che ha reso possibile che gli iraniani si scollassero dal presente in cui vivevano e si proiettassero in un altro mondo possibile. Tutta l’inchiesta condotta in Iran è attraversata dalla convinzione che esista un nesso profondo tra la critica al potere, di cui la rivoluzione sarebbe espressione, e l’islam sciita. Si tratta di una convinzione ereditata da uno specifico contesto di studi islamici fiorito a Parigi nella prima metà del Novecento, con cui Foucault è venuto in contatto e che ha visto in Louis Massignon il suo capostipite e in Henry Corbin il continuatore. Ma è soprattutto Alì Shariati a ispirare l’idea foucaultiana di “spiritualità politica” riferita all’islam. Considerato l’anima della rivoluzione iraniana, pur essendo morto in esilio un anno prima della sollevazione popolare, dopo essere stato imprigionato e torturato sotto lo Shah, Alì Shariati è stato a Parigi nei primi anni Sessanta e ha frequentato l’ambiente di studi legato a Massignon. Ma il contesto culturale parigino a cui Shariati fa riferimento è anche quello delle lotte anticoloniali legate agli eventi della guerra in Algeria. Lui stesso, a Parigi, collabora con il Fronte di Liberazione Nazionale algerino e traduce in persiano un’antologia di scritti di Franz Fanon. Il suo interesse per il socialismo si unisce a una critica alla visione strettamente economica dell’emancipazione dal capitalismo. Di qui l’importanza della religione come peculiare terreno di antagonismo in grado di contestualizzare differenti istanze di riscatto.
L'errore di Foucault / Stimilli, Elettra. - (2023), pp. 7-21.
L'errore di Foucault
Elettra Stimilli
2023
Abstract
In Iran Foucault ha fatto esperienza diretta della forza sociale che è propria delle idee religiose: la religione non come astratto collante del potere, secondo il modello teologico-politico definito da Carl Schmitt, ma come sua costante forma critica. In questo senso l’islam sciita rappresenta per Foucault l’anima della rivoluzione iraniana, il cuore della sollevazione, ciò che ha reso possibile che gli iraniani si scollassero dal presente in cui vivevano e si proiettassero in un altro mondo possibile. Tutta l’inchiesta condotta in Iran è attraversata dalla convinzione che esista un nesso profondo tra la critica al potere, di cui la rivoluzione sarebbe espressione, e l’islam sciita. Si tratta di una convinzione ereditata da uno specifico contesto di studi islamici fiorito a Parigi nella prima metà del Novecento, con cui Foucault è venuto in contatto e che ha visto in Louis Massignon il suo capostipite e in Henry Corbin il continuatore. Ma è soprattutto Alì Shariati a ispirare l’idea foucaultiana di “spiritualità politica” riferita all’islam. Considerato l’anima della rivoluzione iraniana, pur essendo morto in esilio un anno prima della sollevazione popolare, dopo essere stato imprigionato e torturato sotto lo Shah, Alì Shariati è stato a Parigi nei primi anni Sessanta e ha frequentato l’ambiente di studi legato a Massignon. Ma il contesto culturale parigino a cui Shariati fa riferimento è anche quello delle lotte anticoloniali legate agli eventi della guerra in Algeria. Lui stesso, a Parigi, collabora con il Fronte di Liberazione Nazionale algerino e traduce in persiano un’antologia di scritti di Franz Fanon. Il suo interesse per il socialismo si unisce a una critica alla visione strettamente economica dell’emancipazione dal capitalismo. Di qui l’importanza della religione come peculiare terreno di antagonismo in grado di contestualizzare differenti istanze di riscatto.File | Dimensione | Formato | |
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