Il progetto Casa Nova di Hermann Ludwig Wilhelm Finsterlin è il disegno visionario di una casa mai realizzata: un’architettura del futuro. Le norme che regolano la composizione appaiono oscure e complesse, lasciandoci liberi di immaginare ragionamenti che si fondano su associazioni di forme incoerenti e lontane da ogni idea di misura. Il suo “carnevale architettonico” è una sfavillante Medusa o un Proteo marino, pronto ad assume ogni genere di forma pur di celare la sua vera natura. Il carattere fiabesco del progetto rievoca immagini mitologiche e sacre, che al contempo affascinano e allontanano, dimostrando l’atteggiamento provocatorio dell’architetto. Se con mostruoso si intende l’insieme dei fenomeni che trascendono la norma, la natura di questo progetto vi appartiene. La casa utopica o “creazione pazza” - citando le parole dell’autore - è interpretazione di un guscio protettivo, materno, che avvolge l’Io proteggendolo dalle aggressioni della natura selvaggia che è il mondo esterno. Entrare in questa casa significa penetrare al di sotto della propria coscienza e delle proprie difese intellettuali o di comportamento. Significa giungere a contatto con la propria individualità. Gli anfratti e le cavità della casa, nell’incedere domestico, plasmano i mobili che, come oggetti-sculture, sono legati al tutto. Un mostruoso simposio di lotta contro la netta e “razionale” perfezione formale. La sua teoria è intrisa dalla dialettica movimento-stasi, vita-morte, giorno-notte, maschile-femminile, e muove dall’idea di un continuo superamento della realtà concretizzando le cose sognate o desiderate. È qui che l’habitus lascia spazio all’intuizione libera della coscienza umana che si manifesta nella sua mostruosità. Pulsioni e conflitti prendono forma attraverso la casa stessa, metafora di un’altra interiorità. La forma si costruisce in un equilibrio di “forze fluide” in evoluzione e la casa è intesa come composizione organica che al pari di un essere vivente respira di umori vitali in un processo di continua trasformazione. La mostruosità non si esplica nell’infrazione della norma naturale, ma nella sua estrema conferma vitale. In essa risuona l’urlo espressionista, l’Urschrei, di una generazione che non credeva più nella stabilità della scienza, nell’ottimismo tecnico, e che aveva il desiderio di ricomporre un’interiorità distrutta attraverso forme spaziali tragiche, informi e al limite della non-comunicazione. Si tratta di un’architettura marchiata dal trauma della Guerra e dall’ossessione del passo “razionale”, militare e sanguinario. La deformazione, assieme al lessico caricaturale, svela la logica metamorfica utilizzata dall’architetto darwiniano, che è definita da variazioni biomorfe, irreali e scultoree, che sottraggono il progetto da ogni logica di classificazione ed evocano uno stato primordiale dell’abitare: una simbiosi tra selvatichezza e umanità. Casa Nova è una selva sconosciuta dunque, dalle potenzialità incerte, che si fa contenitore del primo passo rituale della vita stessa.
Casa Nova. Manifesto di un’architettura del futuro / DI CRISCIO, Jacopo; Visconti, Cecilia. - (2023), pp. 434-449. - SYLVA. [10.7413/1234-1234014].
Casa Nova. Manifesto di un’architettura del futuro
Di Criscio Jacopo
Writing – Original Draft Preparation
;Visconti Cecilia
Writing – Original Draft Preparation
2023
Abstract
Il progetto Casa Nova di Hermann Ludwig Wilhelm Finsterlin è il disegno visionario di una casa mai realizzata: un’architettura del futuro. Le norme che regolano la composizione appaiono oscure e complesse, lasciandoci liberi di immaginare ragionamenti che si fondano su associazioni di forme incoerenti e lontane da ogni idea di misura. Il suo “carnevale architettonico” è una sfavillante Medusa o un Proteo marino, pronto ad assume ogni genere di forma pur di celare la sua vera natura. Il carattere fiabesco del progetto rievoca immagini mitologiche e sacre, che al contempo affascinano e allontanano, dimostrando l’atteggiamento provocatorio dell’architetto. Se con mostruoso si intende l’insieme dei fenomeni che trascendono la norma, la natura di questo progetto vi appartiene. La casa utopica o “creazione pazza” - citando le parole dell’autore - è interpretazione di un guscio protettivo, materno, che avvolge l’Io proteggendolo dalle aggressioni della natura selvaggia che è il mondo esterno. Entrare in questa casa significa penetrare al di sotto della propria coscienza e delle proprie difese intellettuali o di comportamento. Significa giungere a contatto con la propria individualità. Gli anfratti e le cavità della casa, nell’incedere domestico, plasmano i mobili che, come oggetti-sculture, sono legati al tutto. Un mostruoso simposio di lotta contro la netta e “razionale” perfezione formale. La sua teoria è intrisa dalla dialettica movimento-stasi, vita-morte, giorno-notte, maschile-femminile, e muove dall’idea di un continuo superamento della realtà concretizzando le cose sognate o desiderate. È qui che l’habitus lascia spazio all’intuizione libera della coscienza umana che si manifesta nella sua mostruosità. Pulsioni e conflitti prendono forma attraverso la casa stessa, metafora di un’altra interiorità. La forma si costruisce in un equilibrio di “forze fluide” in evoluzione e la casa è intesa come composizione organica che al pari di un essere vivente respira di umori vitali in un processo di continua trasformazione. La mostruosità non si esplica nell’infrazione della norma naturale, ma nella sua estrema conferma vitale. In essa risuona l’urlo espressionista, l’Urschrei, di una generazione che non credeva più nella stabilità della scienza, nell’ottimismo tecnico, e che aveva il desiderio di ricomporre un’interiorità distrutta attraverso forme spaziali tragiche, informi e al limite della non-comunicazione. Si tratta di un’architettura marchiata dal trauma della Guerra e dall’ossessione del passo “razionale”, militare e sanguinario. La deformazione, assieme al lessico caricaturale, svela la logica metamorfica utilizzata dall’architetto darwiniano, che è definita da variazioni biomorfe, irreali e scultoree, che sottraggono il progetto da ogni logica di classificazione ed evocano uno stato primordiale dell’abitare: una simbiosi tra selvatichezza e umanità. Casa Nova è una selva sconosciuta dunque, dalle potenzialità incerte, che si fa contenitore del primo passo rituale della vita stessa.File | Dimensione | Formato | |
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