La prima metà del IV secolo a.C. è un’età di transizione in Grecia: la vittoria di Sparta nella Guerra del Peloponneso (431-404) aprì le porte a un policentrismo e a nuovi protagonisti, come la città di Tebe, nel cuore della Beozia. Non si può comprendere al meglio questa stagione senza concentrarsi su un protagonista, Epaminonda (fine V sec. - 362 a.C.), che sconfisse Sparta sul campo e portò al successo importanti innovazioni tattiche, come la falange obliqua. Più del suo collega e amico Pelopida, Epaminonda affascina ancora come modello di guida eclettica che seppe rispondere con moderazione ed equilibrio alle sfide di uno scenario internazionale profondamente mutato. Mentre in patria Tebe stava ricostituendo le basi per una nuova forma di federalismo regionale, all’estero Atene, Sparta e gli stati territoriali del nord guardavano con sospetto al nuovo corso tebano. Centrale per Epaminonda fu soprattutto il Peloponneso, dove egli provò a inserirsi nelle contese interne e nella storia di un’opposizione secolare a Sparta. Non sempre con successo, tuttavia: nella complessità della sua carriera politica risiede il fascino maggiore di questo instancabile uomo delle istituzioni. Nel Trionfo della Fama, Petrarca sostiene che Pompeo fu per Roma “qual Bacco, Alcid’e Epaminonda a Tebe” (v. 93): pochi altri, come Pericle ad Atene, seppero sintetizzare insieme una stagione e il prestigio internazionale della propria città. Lo studio della vita e dell’età di Epaminonda dimostra l’esistenza di un’opposizione già antica a questo attivismo che suscitò insieme odio e ammirazione. Epaminonda fu un generale anomalo da più di un punto di vista, in quanto dotato di una profonda cultura musicale e di una sensibilità alla filosofia che ribalta anche i pregiudizi contro la sua patria, tacciata dalle fonti ateniesi spesso come città chiusa all’approfondimento delle scienze. Non sorprende perciò l’attenzione di Epaminonda al peso della propaganda nella rappresentazione degli interventi nel Peloponneso, sempre giustificati come difesa dell’autonomia. L’Epaminonda statista provò a interpretare il policentrismo del suo tempo e a offrire delle risposte, il cui esito non fece in tempo a vedere.
Epaminonda. Vita e sconfitte di un politico di successo / Tufano, Salvatore. - (2023).
Epaminonda. Vita e sconfitte di un politico di successo
Salvatore TufanoPrimo
2023
Abstract
La prima metà del IV secolo a.C. è un’età di transizione in Grecia: la vittoria di Sparta nella Guerra del Peloponneso (431-404) aprì le porte a un policentrismo e a nuovi protagonisti, come la città di Tebe, nel cuore della Beozia. Non si può comprendere al meglio questa stagione senza concentrarsi su un protagonista, Epaminonda (fine V sec. - 362 a.C.), che sconfisse Sparta sul campo e portò al successo importanti innovazioni tattiche, come la falange obliqua. Più del suo collega e amico Pelopida, Epaminonda affascina ancora come modello di guida eclettica che seppe rispondere con moderazione ed equilibrio alle sfide di uno scenario internazionale profondamente mutato. Mentre in patria Tebe stava ricostituendo le basi per una nuova forma di federalismo regionale, all’estero Atene, Sparta e gli stati territoriali del nord guardavano con sospetto al nuovo corso tebano. Centrale per Epaminonda fu soprattutto il Peloponneso, dove egli provò a inserirsi nelle contese interne e nella storia di un’opposizione secolare a Sparta. Non sempre con successo, tuttavia: nella complessità della sua carriera politica risiede il fascino maggiore di questo instancabile uomo delle istituzioni. Nel Trionfo della Fama, Petrarca sostiene che Pompeo fu per Roma “qual Bacco, Alcid’e Epaminonda a Tebe” (v. 93): pochi altri, come Pericle ad Atene, seppero sintetizzare insieme una stagione e il prestigio internazionale della propria città. Lo studio della vita e dell’età di Epaminonda dimostra l’esistenza di un’opposizione già antica a questo attivismo che suscitò insieme odio e ammirazione. Epaminonda fu un generale anomalo da più di un punto di vista, in quanto dotato di una profonda cultura musicale e di una sensibilità alla filosofia che ribalta anche i pregiudizi contro la sua patria, tacciata dalle fonti ateniesi spesso come città chiusa all’approfondimento delle scienze. Non sorprende perciò l’attenzione di Epaminonda al peso della propaganda nella rappresentazione degli interventi nel Peloponneso, sempre giustificati come difesa dell’autonomia. L’Epaminonda statista provò a interpretare il policentrismo del suo tempo e a offrire delle risposte, il cui esito non fece in tempo a vedere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.