Il saggio esamina l’evoluzione costituzionale del partito politico, evidenziando la compresenza di diverse prospettive di analisi (formalistica, sociologica-fattuale, pluralistico-costituzionale) nell’ambito di un itinerario storico di fondo condiviso. Da una parte, si mette in luce come alcuni elementi della riflessione sul partito politico siano riconducibili all’età antica e rinascimentale, ma soprattutto al Settecento inglese e ad alcune concezioni pluralistiche sviluppatesi nell’età liberale. Dall’altra, si sottolinea come l’avvento della democrazia di massa abbia mutato profondamente il significato del partito politico, che costituisce nella prima metà del Novecento il principale canale di partecipazione politica ed, al contempo, il veicolo pressoché esclusivo di organizzazione del pluralismo sociale. Sono dunque esaminate le più significative ricostruzioni del partito politico elaborate dalla dottrina novecentesca, weimariana e non. Alle concezioni competitive e selettive di Weber e Schumpeter e a quella strumentale di Kelsen, si contrappone quella del partito come “parte totale”, tale perché capace di elaborare una visione politica generale, benché di parte, nell’ambito di una concezione della democrazia non indifferente rispetto ai valori. Dato che la ricostruzione del partito non va disgiunta da un determinato modo di intendere la democrazia e la rappresentanza, acquistano specifico significato sia le tesi di Schmitt sulle policrazie e la democrazia identitaria, sia quella di Leibholz sullo “stato di partiti”, sia quella di Mortati sulla “costituzione in senso materiale” (che trapassa dal partito unico al “sistema” dei partiti). Il lavoro mette in luce, in prospettiva comparativa, la diversità della dimensione “associativa” del partito nell’ordinamento italiano da quella “istituzionale” nell’ordinamento tedesco. Infine, affronta il tema dell’attuale crisi di legittimazione dei partiti e del rapporto di questi con le altre istanze di rappresentanza degli interessi e di partecipazione politica. Le conclusioni, riprendendo gli studi di Konrad Hesse, propendono per una rivalutazione del ruolo dei partiti nella sfera pubblica pluralistica.
L'evoluzione storico-costituzionale del partito politico / Ridola, Paolo. - STAMPA. - (2009), pp. 5-50.
L'evoluzione storico-costituzionale del partito politico
RIDOLA, Paolo
2009
Abstract
Il saggio esamina l’evoluzione costituzionale del partito politico, evidenziando la compresenza di diverse prospettive di analisi (formalistica, sociologica-fattuale, pluralistico-costituzionale) nell’ambito di un itinerario storico di fondo condiviso. Da una parte, si mette in luce come alcuni elementi della riflessione sul partito politico siano riconducibili all’età antica e rinascimentale, ma soprattutto al Settecento inglese e ad alcune concezioni pluralistiche sviluppatesi nell’età liberale. Dall’altra, si sottolinea come l’avvento della democrazia di massa abbia mutato profondamente il significato del partito politico, che costituisce nella prima metà del Novecento il principale canale di partecipazione politica ed, al contempo, il veicolo pressoché esclusivo di organizzazione del pluralismo sociale. Sono dunque esaminate le più significative ricostruzioni del partito politico elaborate dalla dottrina novecentesca, weimariana e non. Alle concezioni competitive e selettive di Weber e Schumpeter e a quella strumentale di Kelsen, si contrappone quella del partito come “parte totale”, tale perché capace di elaborare una visione politica generale, benché di parte, nell’ambito di una concezione della democrazia non indifferente rispetto ai valori. Dato che la ricostruzione del partito non va disgiunta da un determinato modo di intendere la democrazia e la rappresentanza, acquistano specifico significato sia le tesi di Schmitt sulle policrazie e la democrazia identitaria, sia quella di Leibholz sullo “stato di partiti”, sia quella di Mortati sulla “costituzione in senso materiale” (che trapassa dal partito unico al “sistema” dei partiti). Il lavoro mette in luce, in prospettiva comparativa, la diversità della dimensione “associativa” del partito nell’ordinamento italiano da quella “istituzionale” nell’ordinamento tedesco. Infine, affronta il tema dell’attuale crisi di legittimazione dei partiti e del rapporto di questi con le altre istanze di rappresentanza degli interessi e di partecipazione politica. Le conclusioni, riprendendo gli studi di Konrad Hesse, propendono per una rivalutazione del ruolo dei partiti nella sfera pubblica pluralistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.