A metà Seicento la volontà della Repubblica di Genova di sganciarsi dall’orbita spagnola e di aprirsi a nuove rotte commerciali fu alla base della proclamazione del portofranco generale del 1654; la grande peste del 1656-1657, mietendo circa metà della popolazione della capitale, agì da ulteriore sprone per un rinnovamento radicale dei traffici cittadini e il nuovo portofranco del 1658 insistette più che mai sull’invito a stabilirsi in città rivolto agli stranieri. Soprattutto per quanto riguarda la riapertura dei mercati del Levante era opinione diffusa che si potesse ottenere soltanto grazie alla mediazione dei mercanti ebrei, una convinzione rafforzata dal vicino esempio di Livorno, divenuto dopo le leggi Livornine del 1591 un grande emporio di merci provenienti dall’Oriente e la capitale nel Mediterraneo di questi “stranieri senza patria”. Dopo aver individuato i principali flussi dell’immigrazione ebraica a Genova tra Sei e Settecento, il contributo si focalizzerà sull’analisi della composizione, degli interessi e delle attività della nascente comunità, mettendo in evidenza sia i rapporti con le autorità locali che i legami parentali ed economici che collegavano i suoi membri ai centri di provenienza e alle principali piazze europee e del Mediterraneo.
“Distruggere tutta l’arte de capellari della città e ridurli garzoni degli Hebrei”. Immigrazione ebraica e corporazioni di mestiere a Genova tra Sei e Settecento / Zappia, Andrea. - (2023), pp. 271-294.
“Distruggere tutta l’arte de capellari della città e ridurli garzoni degli Hebrei”. Immigrazione ebraica e corporazioni di mestiere a Genova tra Sei e Settecento
Andrea Zappia
Primo
2023
Abstract
A metà Seicento la volontà della Repubblica di Genova di sganciarsi dall’orbita spagnola e di aprirsi a nuove rotte commerciali fu alla base della proclamazione del portofranco generale del 1654; la grande peste del 1656-1657, mietendo circa metà della popolazione della capitale, agì da ulteriore sprone per un rinnovamento radicale dei traffici cittadini e il nuovo portofranco del 1658 insistette più che mai sull’invito a stabilirsi in città rivolto agli stranieri. Soprattutto per quanto riguarda la riapertura dei mercati del Levante era opinione diffusa che si potesse ottenere soltanto grazie alla mediazione dei mercanti ebrei, una convinzione rafforzata dal vicino esempio di Livorno, divenuto dopo le leggi Livornine del 1591 un grande emporio di merci provenienti dall’Oriente e la capitale nel Mediterraneo di questi “stranieri senza patria”. Dopo aver individuato i principali flussi dell’immigrazione ebraica a Genova tra Sei e Settecento, il contributo si focalizzerà sull’analisi della composizione, degli interessi e delle attività della nascente comunità, mettendo in evidenza sia i rapporti con le autorità locali che i legami parentali ed economici che collegavano i suoi membri ai centri di provenienza e alle principali piazze europee e del Mediterraneo.File | Dimensione | Formato | |
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