Nell’introduzione a La nascita del Purgatorio (1981) Jacques Le Goff sottolinea l’importanza della strutturazione spaziale dell’al- dilà messa in opera dai teologi del cristianesimo medievale, i quali collegano senza ambagi la comunità fluttuante dei vivi e quella storicizzata e composita dei morti. Dallo stesso presupposto partono più tardi anche i due semiologi russi, Jurij Lotman e Boris Uspenskij, i quali rimarcano l’opposizione bipolare (1994) dei valori culturali russi, conseguente all’alternativa secca tra inferno e paradiso senza «una zona assiologica neutra» assolta nella cri- stianità occidentale dal purgatorio. L’auspicio di Lotman, espres- so nel suo estremo libro La cultura e l’esplosione (1992) che la Russia possa superare questo andamento con le riforme postso- vietiche, è ribadito alle soglie del XXI secolo da un altro rilevante studioso, Michail Epštein, che espleta una propria periegesi «alla ricerca del purgatorio nella cultura russa» (1999). Riconosciuto il giusto rilievo alla costante crescita d’interesse verso il modello tripartito da parte dei pensatori russi dal Novecento ad oggi, il presente contributo ha lo scopo di esaminare sul piano letterario l’influenza che produsse la seconda cantica della Divina Comme- dia su alcuni poeti e scrittori nell’arco temporale dagli anni Venti fino al dissolvimento dell’Unione Sovietica. L’analisi si svilupperà sia sul piano storico-biografico che prettamente poetico per dare un quadro complessivo dei principali topoi ispirati alla forza visio- naria di Dante nel suo «secondo regno».
«E canterò di quel secondo regno…». Il Purgatorio dantesco rivissuto nell’URSS da Mandel’štam a Bitov / Trukhanova, Olga. - (2023), pp. 163-176.
«E canterò di quel secondo regno…». Il Purgatorio dantesco rivissuto nell’URSS da Mandel’štam a Bitov
Olga Trukhanova
2023
Abstract
Nell’introduzione a La nascita del Purgatorio (1981) Jacques Le Goff sottolinea l’importanza della strutturazione spaziale dell’al- dilà messa in opera dai teologi del cristianesimo medievale, i quali collegano senza ambagi la comunità fluttuante dei vivi e quella storicizzata e composita dei morti. Dallo stesso presupposto partono più tardi anche i due semiologi russi, Jurij Lotman e Boris Uspenskij, i quali rimarcano l’opposizione bipolare (1994) dei valori culturali russi, conseguente all’alternativa secca tra inferno e paradiso senza «una zona assiologica neutra» assolta nella cri- stianità occidentale dal purgatorio. L’auspicio di Lotman, espres- so nel suo estremo libro La cultura e l’esplosione (1992) che la Russia possa superare questo andamento con le riforme postso- vietiche, è ribadito alle soglie del XXI secolo da un altro rilevante studioso, Michail Epštein, che espleta una propria periegesi «alla ricerca del purgatorio nella cultura russa» (1999). Riconosciuto il giusto rilievo alla costante crescita d’interesse verso il modello tripartito da parte dei pensatori russi dal Novecento ad oggi, il presente contributo ha lo scopo di esaminare sul piano letterario l’influenza che produsse la seconda cantica della Divina Comme- dia su alcuni poeti e scrittori nell’arco temporale dagli anni Venti fino al dissolvimento dell’Unione Sovietica. L’analisi si svilupperà sia sul piano storico-biografico che prettamente poetico per dare un quadro complessivo dei principali topoi ispirati alla forza visio- naria di Dante nel suo «secondo regno».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.