Nel contesto degli anni ’20 del Novecento, in area tedesca e non solo, si poté assistere al fiorire di un eccezionale numero di filosofie dell’intersoggettività, tale per cui Hans Urs von Balthasar si spinse a definirlo «uno dei più strani fenomeni di “acausale contemporaneità” nella storia dello spirito» . Sebbene egli si riferisse principalmente al “pensiero dialogico”, di cui si rinviene in M. Buber l’autore di maggior rilievo, o al “nuovo pensiero” di F. Rosenzweig, in quegli anni la questione dell’intersoggettività si impose come tema centrale anche per discipline “esterne” all’ambito filosofico stricto sensu. Particolarmente interessante, a tale proposito, pare essere il caso del medico, fisiologo e neurologo V. von Weizsäcker, che dedicò gran parte della propria ricerca al tentativo di “introdurre il soggetto” in biologia e nella pratica medica. Il mio contributo, pertanto, legandosi a quanto emerso nel seminario del Prof. P. A. Masullo in merito alla specificità della biologia rispetto alle scienze fisico-matematiche (consistente nell’impossibilità di applicare al proprio oggetto di indagine una metodologia riduzionista o determinista), si propone di affrontare tale questione – proprio attraverso la figura di Weizsäcker – nella sua declinazione più pratica, cioè alla luce delle esigenze reali del contesto clinico. Analizzando alcune nozioni centrali della sua produzione, quali il concetto di Gestaltkreis – su cui si fonda la struttura circolare del rapporto soggetto-oggetto/percezione-movimento –, e il carattere “patico” del soggetto umano, si vorrebbero restituire i lineamenti fondamentali della sua teoria dell’intersoggettività e poter così illuminare uno dei momenti d’incontro più significativi tra filosofia e medicina.
Filosofia e medicina: il fondamento intersoggettivo dell’antropologia medica di Viktor von Weizsäcker / Orecchio, Flavio. - (2023), pp. 123-148.
Filosofia e medicina: il fondamento intersoggettivo dell’antropologia medica di Viktor von Weizsäcker
Flavio Orecchio
2023
Abstract
Nel contesto degli anni ’20 del Novecento, in area tedesca e non solo, si poté assistere al fiorire di un eccezionale numero di filosofie dell’intersoggettività, tale per cui Hans Urs von Balthasar si spinse a definirlo «uno dei più strani fenomeni di “acausale contemporaneità” nella storia dello spirito» . Sebbene egli si riferisse principalmente al “pensiero dialogico”, di cui si rinviene in M. Buber l’autore di maggior rilievo, o al “nuovo pensiero” di F. Rosenzweig, in quegli anni la questione dell’intersoggettività si impose come tema centrale anche per discipline “esterne” all’ambito filosofico stricto sensu. Particolarmente interessante, a tale proposito, pare essere il caso del medico, fisiologo e neurologo V. von Weizsäcker, che dedicò gran parte della propria ricerca al tentativo di “introdurre il soggetto” in biologia e nella pratica medica. Il mio contributo, pertanto, legandosi a quanto emerso nel seminario del Prof. P. A. Masullo in merito alla specificità della biologia rispetto alle scienze fisico-matematiche (consistente nell’impossibilità di applicare al proprio oggetto di indagine una metodologia riduzionista o determinista), si propone di affrontare tale questione – proprio attraverso la figura di Weizsäcker – nella sua declinazione più pratica, cioè alla luce delle esigenze reali del contesto clinico. Analizzando alcune nozioni centrali della sua produzione, quali il concetto di Gestaltkreis – su cui si fonda la struttura circolare del rapporto soggetto-oggetto/percezione-movimento –, e il carattere “patico” del soggetto umano, si vorrebbero restituire i lineamenti fondamentali della sua teoria dell’intersoggettività e poter così illuminare uno dei momenti d’incontro più significativi tra filosofia e medicina.File | Dimensione | Formato | |
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