Aprile 1831, Leopardi pubblica a Firenze la prima edizione dei Canti. Un libro che risulta compatto, fondato su strutture finemente ponderate che ruotano attorno a simmetrie, a collocazioni precise, a dislocazioni ben definite, che lo rendono indipendente sia da costruzioni passate sia da perfezionamenti futuri. Tanto più che questa sua indipendenza, questo suo non volersi presentare nemmeno come un work in progress, si coglie ineccepibilmente nella dichiarata volontà testamentaria che denota il libro a partire dalla dedica Agli amici suoi di Toscana e dalla citazione petrarchesca in epigrafe (La mia favola breve è già compita, / E fornito il mio tempo a mezzo gli anni), fino all'addio alla poesia (altro dirti non vo'), reperibile nell'ultimo canto, Il sabato del villaggio, che non lascia spazio a possibili sviluppi. Il presente studio non intende, pertanto, esaminare l'edizione del '31 dei Canti come l'inizio di un percorso evolutivo che approda all'edizione postuma del '45, né intende soffermarsi sulla sua genesi, sulla sua presunta identità di sintesi selettiva di precedenti pubblicazioni arricchita da contributi inediti, ma si propone di studiarla come un'edizione a sé, nelle sue strategie strutturali, nelle scelte stilistiche, nel nuovo dialogo con le fonti che si instaura in un differente sistema poetico e narrativo.
Altro dirti non vo' / Marati, Paolo. - (2023), pp. 1-332.
Altro dirti non vo'
Paolo MaratiWriting – Original Draft Preparation
2023
Abstract
Aprile 1831, Leopardi pubblica a Firenze la prima edizione dei Canti. Un libro che risulta compatto, fondato su strutture finemente ponderate che ruotano attorno a simmetrie, a collocazioni precise, a dislocazioni ben definite, che lo rendono indipendente sia da costruzioni passate sia da perfezionamenti futuri. Tanto più che questa sua indipendenza, questo suo non volersi presentare nemmeno come un work in progress, si coglie ineccepibilmente nella dichiarata volontà testamentaria che denota il libro a partire dalla dedica Agli amici suoi di Toscana e dalla citazione petrarchesca in epigrafe (La mia favola breve è già compita, / E fornito il mio tempo a mezzo gli anni), fino all'addio alla poesia (altro dirti non vo'), reperibile nell'ultimo canto, Il sabato del villaggio, che non lascia spazio a possibili sviluppi. Il presente studio non intende, pertanto, esaminare l'edizione del '31 dei Canti come l'inizio di un percorso evolutivo che approda all'edizione postuma del '45, né intende soffermarsi sulla sua genesi, sulla sua presunta identità di sintesi selettiva di precedenti pubblicazioni arricchita da contributi inediti, ma si propone di studiarla come un'edizione a sé, nelle sue strategie strutturali, nelle scelte stilistiche, nel nuovo dialogo con le fonti che si instaura in un differente sistema poetico e narrativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.