Nel corso del XVII secolo, i delicati equilibri geopolitici e religiosi dell’Europa conoscono dei mutamenti profondi che ridefiniscono completamente la fisionomia del continente. In tale contesto, alcune delle trasformazioni in atto sono espressione di processi evolutivi di lungo periodo costituitisi precedentemente, nel passaggio dall’Età medievale a quella moderna. È il caso del Papato che, come ha evidenziato Paolo Prodi, tra Quattrocento e Cinquecento, rielabora sé stesso attraverso il duplice e parallelo sviluppo delle sue intrinseche anime, quella di istituzione spirituale, universale e quella di entità temporale, statuale. Il crescente processo di secolarizzazione del mondo europeo, la paralizzante rivalità franco-asburgica per l’egemonia sul continente, l’avvento della Riforma e la conseguente conflittualità religiosa dilagata in quella che ancora, benché sempre più irrealisticamente, veniva denominata Respublica christiana avevano determinato una progressiva e irreversibile circoscrizione dell’autorità e del potere di Roma sullo scenario globale, giungendo ad un esito drammatico con la tappa cruciale rappresentata dai trattati di Westfalia. In risposta a questo evidente arretramento del proprio peso internazionale, la Santa Sede aveva moltiplicato i suoi sforzi, profondi e di lungo periodo, volti al rilancio e al rafforzamento del suo ruolo, sempre rivendicato, di primo piano nei rapporti tra i paesi della compagine euro-cristiana. Infatti, nonostante l’isolamento politico-diplomatico, patito in modo particolare dalla seconda metà del XVII secolo, la Curia pontificia non aveva affatto rinunciato alla sua autorità spirituale sovranazionale e alla sua pretesa funzione di guida e coordinamento della Cristianità anche secondo coordinate politiche e diplomatiche. Proprio in questo contesto si colloca il presente volume che, in linea con una prolifica direttrice storiografica europea, e non solo, sviluppatasi negli ultimi due decenni, vuole analizzare e porre in evidenza le modalità e le possibilità concrete d’azione del Papato sullo scenario internazionale di Età moderna nonché i loro effetti sia rispetto al lungo percorso di costruzione e sviluppo del mondo europeo in ambito politico-diplomatico e religioso sia nei confronti del percorso di ridefinizione della fisionomia e del ruolo della stessa Sede pontificia. La risorsa centrale e più efficace di cui Roma potesse avvalersi per attuare le sue strategie e finalità era rappresentata dall’istituto delle nunziature apostoliche che, in pieno Seicento, costituiva lo strumento privilegiato con cui i pontefici intervenivano a livello internazionale per realizzare i loro ambiziosi obiettivi e, proprio sull’attività svolta da un nunzio, il lucchese Francesco Buonvisi (1626-1700), si focalizza il presente lavoro. Anche questo personaggio è stato oggetto di recente attenzione da parte di quella storiografia modernista che ha indagato le relazioni tra la Curia papale e l’Europa centro-orientale al tempo di Luigi XIV. La regione danubiano-balcanica, infatti, aveva una funzione centrale nei complessi disegni geopolitici perseguiti dal “Re Sole”, volti ad estendere l’egemonia francese sul continente a scapito della corte di Vienna dove l’imperatore Leopoldo I guardava tanto con preoccupazione quanto con interesse a quei territori, in modo particolare all’Ungheria, dominati dal Turco con cui Luigi XIV, come già Francesco I nel Cinquecento, intratteneva mal celati rapporti d’intesa proprio in funzione antiasburgica. Le suddette dinamiche erano, ovviamente, al centro degli interessi e delle strategie di Roma che, tra Medioevo ed Età moderna, non aveva mai rinunciato alla possibilità di riportare l’Europa orientale all’interno dei confini della cristianità strappandola alla dominazione “infedele”. Tale obiettivo sarebbe stato in buona parte raggiunto durante il pontificato di Innocenzo XI, attraverso le note imprese realizzate dalle Leghe Sante degli anni Ottanta del Seicento e ampiamente sondate dalla ricerca scientifica di settore. Ma il successo di papa Odescalchi è strettamente correlato agli eventi verificatisi nel corso degli anni Settanta, poi culminati nella pace di Nimega, che avevano visto il Papato impegnato in prima linea attraverso i suoi nunzi apostolici, ordinari e straordinari, tra i quali si era particolarmente distinto Francesco Buonvisi. Per queste ragioni, la presente ricerca si è concentrata sull’attività svolta dal prelato lucchese fino al 1678, con un focus specifico sulla prima parte della sua nunziatura presso la corte imperiale. In tal senso, l’incarico ricoperto da Buonvisi a Vienna è stato esaminato in relazione alle precedenti missioni da lui compiute, sempre in veste di nunzio, a Colonia (1670-1672) e a Varsavia (1672-1675) cercando di mostrare come l’azione svolta dal Buonvisi rappresentasse e rispondesse alle esigenze e alle strategie della Santa Sede dopo il 1648. Infatti, della prima nunziatura, quella di Colonia, si è posto in risalto l’impegno del lucchese nella gestione e risoluzione di tensioni politiche, diplomatiche e religiose che attraversavano la delicata area dell’Europa di centro, con un’attenzione particolare ai difficili rapporti tra cattolici e riformati e tra autorità secolare e spirituale in quella delicata giurisdizione. Allo stesso modo, l’attività svolta dal nunzio Buonvisi alla corte polacca è stata analizzata in funzione del progetto pontificio di recupero dell’Europa centro-orientale attraverso una convergenza di interessi geopolitici tra Varsavia e Vienna, compito reso arduo dall’avversa prospettiva della politica di Luigi XIV il quale, al contrario, proprio nella Polonia vedeva un alleato da utilizzare contro Leopoldo I d’Asburgo. In entrambi gli incarichi, Buonvisi si era distinto per abilità diplomatica e acume politico che, insieme al suo non comune pragmatismo, lo avevano condotto alla prestigiosa nunziatura presso la corte imperiale, dove il lucchese era stato destinato da Clemente X Altieri per coadiuvare gli sforzi papali indirizzati a pacificare Asburgo e Borbone e ad indurre l’imperatore a dirigere le sue forze ad est contro gli ottomani, possibilmente insieme ai polacchi. Eppure, sarà con l’ascesa di Innocenzo XI, che la politica pontificia verrà ripagata dei suoi sforzi a livello internazionale e, in questo contesto, il Buonvisi si confermerà essere una risorsa preziosa a disposizione della Santa Sede. Questa prospettiva è stata avvalorata dall’analisi dell’attività compiuta da Francesco Buonvisi in comparazione con quella svolta dai suoi colleghi, ordinari e straordinari, operativi presso altre corti europee, attraverso un’elaborata operazione di studio della documentazione d’archivio custodita, in primo luogo, presso l’Archivio Apostolico Vaticano e presso l’Archivio di Stato di Lucca, dove sono custodite le carte private della famiglia Buonvisi. Così, la corrispondenza del fondo Segreteria di Stato, Germania è stata studiata e confrontata con il materiale di altre nunziature come quello dei fondi Segreteria di Stato di Spagna, di Francia, di Venezia, di Polonia e Nunziatura delle Paci. Grazie a questa analisi di documenti, in parte inediti, si è ricavata una più esaustiva e precisa conoscenza dell’effettivo ruolo avuto da Francesco Buonvisi, ma anche da altri nunzi, all’interno delle strategie papali e, allo stesso tempo, si è ottenuta, attraverso il prisma delle nunziature, un’immagine più chiara di quali fossero le direttrici, le modalità operative, le finalità e gli effetti del complesso processo di ridefinizione e rilancio del Papato nel secondo Seicento.

Papato e politica internazionale nel Seicento. Il nunzio Francesco Buonvisi alla corte di Leopoldo I d’Asburgo imperatore e re d’Ungheria / Merlani, Giulio. - (2023), pp. 1-279.

Papato e politica internazionale nel Seicento. Il nunzio Francesco Buonvisi alla corte di Leopoldo I d’Asburgo imperatore e re d’Ungheria

Giulio Merlani
Primo
2023

Abstract

Nel corso del XVII secolo, i delicati equilibri geopolitici e religiosi dell’Europa conoscono dei mutamenti profondi che ridefiniscono completamente la fisionomia del continente. In tale contesto, alcune delle trasformazioni in atto sono espressione di processi evolutivi di lungo periodo costituitisi precedentemente, nel passaggio dall’Età medievale a quella moderna. È il caso del Papato che, come ha evidenziato Paolo Prodi, tra Quattrocento e Cinquecento, rielabora sé stesso attraverso il duplice e parallelo sviluppo delle sue intrinseche anime, quella di istituzione spirituale, universale e quella di entità temporale, statuale. Il crescente processo di secolarizzazione del mondo europeo, la paralizzante rivalità franco-asburgica per l’egemonia sul continente, l’avvento della Riforma e la conseguente conflittualità religiosa dilagata in quella che ancora, benché sempre più irrealisticamente, veniva denominata Respublica christiana avevano determinato una progressiva e irreversibile circoscrizione dell’autorità e del potere di Roma sullo scenario globale, giungendo ad un esito drammatico con la tappa cruciale rappresentata dai trattati di Westfalia. In risposta a questo evidente arretramento del proprio peso internazionale, la Santa Sede aveva moltiplicato i suoi sforzi, profondi e di lungo periodo, volti al rilancio e al rafforzamento del suo ruolo, sempre rivendicato, di primo piano nei rapporti tra i paesi della compagine euro-cristiana. Infatti, nonostante l’isolamento politico-diplomatico, patito in modo particolare dalla seconda metà del XVII secolo, la Curia pontificia non aveva affatto rinunciato alla sua autorità spirituale sovranazionale e alla sua pretesa funzione di guida e coordinamento della Cristianità anche secondo coordinate politiche e diplomatiche. Proprio in questo contesto si colloca il presente volume che, in linea con una prolifica direttrice storiografica europea, e non solo, sviluppatasi negli ultimi due decenni, vuole analizzare e porre in evidenza le modalità e le possibilità concrete d’azione del Papato sullo scenario internazionale di Età moderna nonché i loro effetti sia rispetto al lungo percorso di costruzione e sviluppo del mondo europeo in ambito politico-diplomatico e religioso sia nei confronti del percorso di ridefinizione della fisionomia e del ruolo della stessa Sede pontificia. La risorsa centrale e più efficace di cui Roma potesse avvalersi per attuare le sue strategie e finalità era rappresentata dall’istituto delle nunziature apostoliche che, in pieno Seicento, costituiva lo strumento privilegiato con cui i pontefici intervenivano a livello internazionale per realizzare i loro ambiziosi obiettivi e, proprio sull’attività svolta da un nunzio, il lucchese Francesco Buonvisi (1626-1700), si focalizza il presente lavoro. Anche questo personaggio è stato oggetto di recente attenzione da parte di quella storiografia modernista che ha indagato le relazioni tra la Curia papale e l’Europa centro-orientale al tempo di Luigi XIV. La regione danubiano-balcanica, infatti, aveva una funzione centrale nei complessi disegni geopolitici perseguiti dal “Re Sole”, volti ad estendere l’egemonia francese sul continente a scapito della corte di Vienna dove l’imperatore Leopoldo I guardava tanto con preoccupazione quanto con interesse a quei territori, in modo particolare all’Ungheria, dominati dal Turco con cui Luigi XIV, come già Francesco I nel Cinquecento, intratteneva mal celati rapporti d’intesa proprio in funzione antiasburgica. Le suddette dinamiche erano, ovviamente, al centro degli interessi e delle strategie di Roma che, tra Medioevo ed Età moderna, non aveva mai rinunciato alla possibilità di riportare l’Europa orientale all’interno dei confini della cristianità strappandola alla dominazione “infedele”. Tale obiettivo sarebbe stato in buona parte raggiunto durante il pontificato di Innocenzo XI, attraverso le note imprese realizzate dalle Leghe Sante degli anni Ottanta del Seicento e ampiamente sondate dalla ricerca scientifica di settore. Ma il successo di papa Odescalchi è strettamente correlato agli eventi verificatisi nel corso degli anni Settanta, poi culminati nella pace di Nimega, che avevano visto il Papato impegnato in prima linea attraverso i suoi nunzi apostolici, ordinari e straordinari, tra i quali si era particolarmente distinto Francesco Buonvisi. Per queste ragioni, la presente ricerca si è concentrata sull’attività svolta dal prelato lucchese fino al 1678, con un focus specifico sulla prima parte della sua nunziatura presso la corte imperiale. In tal senso, l’incarico ricoperto da Buonvisi a Vienna è stato esaminato in relazione alle precedenti missioni da lui compiute, sempre in veste di nunzio, a Colonia (1670-1672) e a Varsavia (1672-1675) cercando di mostrare come l’azione svolta dal Buonvisi rappresentasse e rispondesse alle esigenze e alle strategie della Santa Sede dopo il 1648. Infatti, della prima nunziatura, quella di Colonia, si è posto in risalto l’impegno del lucchese nella gestione e risoluzione di tensioni politiche, diplomatiche e religiose che attraversavano la delicata area dell’Europa di centro, con un’attenzione particolare ai difficili rapporti tra cattolici e riformati e tra autorità secolare e spirituale in quella delicata giurisdizione. Allo stesso modo, l’attività svolta dal nunzio Buonvisi alla corte polacca è stata analizzata in funzione del progetto pontificio di recupero dell’Europa centro-orientale attraverso una convergenza di interessi geopolitici tra Varsavia e Vienna, compito reso arduo dall’avversa prospettiva della politica di Luigi XIV il quale, al contrario, proprio nella Polonia vedeva un alleato da utilizzare contro Leopoldo I d’Asburgo. In entrambi gli incarichi, Buonvisi si era distinto per abilità diplomatica e acume politico che, insieme al suo non comune pragmatismo, lo avevano condotto alla prestigiosa nunziatura presso la corte imperiale, dove il lucchese era stato destinato da Clemente X Altieri per coadiuvare gli sforzi papali indirizzati a pacificare Asburgo e Borbone e ad indurre l’imperatore a dirigere le sue forze ad est contro gli ottomani, possibilmente insieme ai polacchi. Eppure, sarà con l’ascesa di Innocenzo XI, che la politica pontificia verrà ripagata dei suoi sforzi a livello internazionale e, in questo contesto, il Buonvisi si confermerà essere una risorsa preziosa a disposizione della Santa Sede. Questa prospettiva è stata avvalorata dall’analisi dell’attività compiuta da Francesco Buonvisi in comparazione con quella svolta dai suoi colleghi, ordinari e straordinari, operativi presso altre corti europee, attraverso un’elaborata operazione di studio della documentazione d’archivio custodita, in primo luogo, presso l’Archivio Apostolico Vaticano e presso l’Archivio di Stato di Lucca, dove sono custodite le carte private della famiglia Buonvisi. Così, la corrispondenza del fondo Segreteria di Stato, Germania è stata studiata e confrontata con il materiale di altre nunziature come quello dei fondi Segreteria di Stato di Spagna, di Francia, di Venezia, di Polonia e Nunziatura delle Paci. Grazie a questa analisi di documenti, in parte inediti, si è ricavata una più esaustiva e precisa conoscenza dell’effettivo ruolo avuto da Francesco Buonvisi, ma anche da altri nunzi, all’interno delle strategie papali e, allo stesso tempo, si è ottenuta, attraverso il prisma delle nunziature, un’immagine più chiara di quali fossero le direttrici, le modalità operative, le finalità e gli effetti del complesso processo di ridefinizione e rilancio del Papato nel secondo Seicento.
2023
978 963 416 370 1
papato; seicento; diplomazia; nunziature; politica europea; nimega; turchi
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Papato e politica internazionale nel Seicento. Il nunzio Francesco Buonvisi alla corte di Leopoldo I d’Asburgo imperatore e re d’Ungheria / Merlani, Giulio. - (2023), pp. 1-279.
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