Il termine Genius loci nella storia degli studi è stato campo di ricerca privilegiato della filosofia estetica e fenomenologica, solo più tardi associata ad una ricerca antropologica e psicologica, che in ogni caso ha prodotto contributi essenziali, dal lavoro di Freud sull’idea di identificazione a James Hillman (noto psicanalista americano è uno dei più importanti pensatori post-junghiani ed ex direttore dell’Istituto C.G. Jung di Zurigo). L’opera di Hillman The soul’s code del 1996 con la allegorica immagine della ghianda chiarisce come ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente (innata) prima di poter essere vissuta. Ripartendo da Platone, Hillman non fa che descrivere la nostra unicità, la stessa di cui le fonti classiche dai tempi di Esiodo a quelli della caduta dell’impero romano hanno difeso l’essenza. Proprio per Hillman il Genius Loci diviene anima del mondo, una forza archetipale, che riscopre le sue radici nella Grecia antica e che attualmente l’uomo non è più in grado di riconoscere. La classicità ci ha portato a conoscere luoghi sacri e profani, dediti a guarigione o da evitare, luoghi abitati da ninfe o sirene e visitati da demoni, che in qualche modo li caratterizzavano. Certamente le differenze significative esistenti nei sistemi religiosi greco e romano ci impediscono di semplificare l’avvio della discussione sul Genius Loci, basti considerare che Roma accoglie ben presto gli stimoli provenienti dalla cultura Etrusca e Greca, ma sempre secondo il rispetto di una propria personalità sacra, dai luoghi di culto alla ritualità, la consistenza del divino si personalizza non poco con il passaggio di prospettiva. Nel I sec. a.C. Dionigi di Alicarnasso, ponendo a confronto le due forme religiose ha ammesso che i Romani avevano accolto alcuni elementi della pratica religiosa greca respingendone altri, considerati scomodi. Romolo stesso “aveva seguito i migliori costumi in uso tra i Greci”, rinnegando le dicerie volgari sul conto della divinità. La pietas romana, la reverenza o il rispetto degli dèi per lo stesso Polibio era stata causa della fortuna di un villaggio divenuto un impero. Non fa eccezione a questo discorso generale il rimando al termine Genius e all’equivalente δαιμων, segnalato dalla poesia esiodea, dai tragici e poi specificato da Platone ed Aristotele nel contesto filosofico, che entra in contatto con Roma a partire dall’età di Lucilio e che lì si associa ad un contesto privato di culto domestico e di vicinato, per poi ampliarsi in una dimensione pubblica più estesa. Le fonti classiche relative al Genius Loci riguardano soprattutto contesti epigrafici di I sec. a.C. ed età imperiale, come anche scarsissime fonti letterarie di cui conserviamo memoria grazie a Virgilio e Servio, sempre di I secolo a.C. ed età imperiale. Il Genius loci non potendo quindi prescindere da un discorso sul Genius e sul suo rapporto – discendenza dal δαιμων, è da questo punto della sua storia che mi sento di partire, perché solo tenendo presente queste tappe di ascensione possiamo arrivare a concepire il significato pieno dell’”anima del luogo”, come nostra identità.

Daimon, genius, Genius loci . Legame indissolubile nella tradizione classica fra anima/corpo, terra e sacro. Generazione, esistenza e valorizzazione di una identità / Simeone, Marina. - (2020), pp. 777-798.

Daimon, genius, Genius loci . Legame indissolubile nella tradizione classica fra anima/corpo, terra e sacro. Generazione, esistenza e valorizzazione di una identità.

Simeone Marina
2020

Abstract

Il termine Genius loci nella storia degli studi è stato campo di ricerca privilegiato della filosofia estetica e fenomenologica, solo più tardi associata ad una ricerca antropologica e psicologica, che in ogni caso ha prodotto contributi essenziali, dal lavoro di Freud sull’idea di identificazione a James Hillman (noto psicanalista americano è uno dei più importanti pensatori post-junghiani ed ex direttore dell’Istituto C.G. Jung di Zurigo). L’opera di Hillman The soul’s code del 1996 con la allegorica immagine della ghianda chiarisce come ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente (innata) prima di poter essere vissuta. Ripartendo da Platone, Hillman non fa che descrivere la nostra unicità, la stessa di cui le fonti classiche dai tempi di Esiodo a quelli della caduta dell’impero romano hanno difeso l’essenza. Proprio per Hillman il Genius Loci diviene anima del mondo, una forza archetipale, che riscopre le sue radici nella Grecia antica e che attualmente l’uomo non è più in grado di riconoscere. La classicità ci ha portato a conoscere luoghi sacri e profani, dediti a guarigione o da evitare, luoghi abitati da ninfe o sirene e visitati da demoni, che in qualche modo li caratterizzavano. Certamente le differenze significative esistenti nei sistemi religiosi greco e romano ci impediscono di semplificare l’avvio della discussione sul Genius Loci, basti considerare che Roma accoglie ben presto gli stimoli provenienti dalla cultura Etrusca e Greca, ma sempre secondo il rispetto di una propria personalità sacra, dai luoghi di culto alla ritualità, la consistenza del divino si personalizza non poco con il passaggio di prospettiva. Nel I sec. a.C. Dionigi di Alicarnasso, ponendo a confronto le due forme religiose ha ammesso che i Romani avevano accolto alcuni elementi della pratica religiosa greca respingendone altri, considerati scomodi. Romolo stesso “aveva seguito i migliori costumi in uso tra i Greci”, rinnegando le dicerie volgari sul conto della divinità. La pietas romana, la reverenza o il rispetto degli dèi per lo stesso Polibio era stata causa della fortuna di un villaggio divenuto un impero. Non fa eccezione a questo discorso generale il rimando al termine Genius e all’equivalente δαιμων, segnalato dalla poesia esiodea, dai tragici e poi specificato da Platone ed Aristotele nel contesto filosofico, che entra in contatto con Roma a partire dall’età di Lucilio e che lì si associa ad un contesto privato di culto domestico e di vicinato, per poi ampliarsi in una dimensione pubblica più estesa. Le fonti classiche relative al Genius Loci riguardano soprattutto contesti epigrafici di I sec. a.C. ed età imperiale, come anche scarsissime fonti letterarie di cui conserviamo memoria grazie a Virgilio e Servio, sempre di I secolo a.C. ed età imperiale. Il Genius loci non potendo quindi prescindere da un discorso sul Genius e sul suo rapporto – discendenza dal δαιμων, è da questo punto della sua storia che mi sento di partire, perché solo tenendo presente queste tappe di ascensione possiamo arrivare a concepire il significato pieno dell’”anima del luogo”, come nostra identità.
2020
Prospettiva ponte e Genius Loci. Materiali per una ricerca
9788857565217
Genius Loci; filosofia estetica; fenomenologia; antropologia
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Daimon, genius, Genius loci . Legame indissolubile nella tradizione classica fra anima/corpo, terra e sacro. Generazione, esistenza e valorizzazione di una identità / Simeone, Marina. - (2020), pp. 777-798.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1677477
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