Questo studio, bilancio dei numerosi lavori ormai pubblicati sul tema (anche dalla stessa autrice) pone a fuoco le fasi e le modalità della mobilitazione femminile italiana in rapporto alla classe sociale di provenienza, all’appartenenza regionale e locale, allo stato civile, alle culture familiari, sociali, cittadine o campagnole entro cui le donne si trovavano a vivere nel corso della Grande Guerra. Con grande attenzione al mutare degli atteggiamenti in rapporto alle diverse fasi del conflitto. Il risultato è un quadro di enorme variabilità. Per una parte della popolazione femminile si può infatti parlare di estenuante impegno nel lavoro di fabbrica o in quello dei campi, in rapporto alla necessità di sopravvivenza per se stesse e per la propria famiglia. Buona parte del mondo borghese femminile di cultura liberale, giolittiana e cosmopolita si mobilita spontaneamente per una attitudine assistenziale vissuta ormai da anni nelle grandi associazioni di “femminismo pratico” e solo una parte per un dichiarato amor di patria. Ma il passare dei mesi muta atteggiamenti e prospettive, conducendo molte verso posizioni decisamente nazionaliste e scioviniste. Persino il ristretto nucleo delle pacifiste e molte socialiste di primo piano sostengono appassionatamente il conflitto. Particolare la presenza di esigui nuclei di interventiste della prima ora di cultura mazziniana, radicale, irredentista che, con il passare degli anni, attirano una larga parte del mondo femminista . Rilevante la mobilitazione delle cattoliche, inquadrate, obbedienti, numerosissime, per lo più indifferenti al richiamo patriottico, ma sostanzialmente impegnate nella riconquista religiosa della società civile. La brusca smobilitazione del dopoguerra, il ritorno al mito del focolare domestico e la crescente celebrazione dell’immagine dell’eroica morte in battaglia non solo smentiscono ogni possibile ipotesi relativa alle capacità emancipatorie delle guerre, ma segnalano come l’evento bellico in fondo abbia realizzato un sostanziale arretramento della condizione delle donne e della loro immagine come genere.
Italiane in tempo di guerra / PISA DI MONTEROSA, Beatrice. - STAMPA. - 1(2010), pp. 59-85.
Italiane in tempo di guerra
PISA DI MONTEROSA, Beatrice
2010
Abstract
Questo studio, bilancio dei numerosi lavori ormai pubblicati sul tema (anche dalla stessa autrice) pone a fuoco le fasi e le modalità della mobilitazione femminile italiana in rapporto alla classe sociale di provenienza, all’appartenenza regionale e locale, allo stato civile, alle culture familiari, sociali, cittadine o campagnole entro cui le donne si trovavano a vivere nel corso della Grande Guerra. Con grande attenzione al mutare degli atteggiamenti in rapporto alle diverse fasi del conflitto. Il risultato è un quadro di enorme variabilità. Per una parte della popolazione femminile si può infatti parlare di estenuante impegno nel lavoro di fabbrica o in quello dei campi, in rapporto alla necessità di sopravvivenza per se stesse e per la propria famiglia. Buona parte del mondo borghese femminile di cultura liberale, giolittiana e cosmopolita si mobilita spontaneamente per una attitudine assistenziale vissuta ormai da anni nelle grandi associazioni di “femminismo pratico” e solo una parte per un dichiarato amor di patria. Ma il passare dei mesi muta atteggiamenti e prospettive, conducendo molte verso posizioni decisamente nazionaliste e scioviniste. Persino il ristretto nucleo delle pacifiste e molte socialiste di primo piano sostengono appassionatamente il conflitto. Particolare la presenza di esigui nuclei di interventiste della prima ora di cultura mazziniana, radicale, irredentista che, con il passare degli anni, attirano una larga parte del mondo femminista . Rilevante la mobilitazione delle cattoliche, inquadrate, obbedienti, numerosissime, per lo più indifferenti al richiamo patriottico, ma sostanzialmente impegnate nella riconquista religiosa della società civile. La brusca smobilitazione del dopoguerra, il ritorno al mito del focolare domestico e la crescente celebrazione dell’immagine dell’eroica morte in battaglia non solo smentiscono ogni possibile ipotesi relativa alle capacità emancipatorie delle guerre, ma segnalano come l’evento bellico in fondo abbia realizzato un sostanziale arretramento della condizione delle donne e della loro immagine come genere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.