Che città vogliamo? La domanda coinvolge il nostro modo di stare con gli altri, il bisogno di socialità e dello spazio in cui organizzare il ‘vivere insieme’. In quanto tale la città non è una realtà statica ma un progetto in divenire, un’utopia che anima i nostri desideri, una meta verso cui puntiamo continuamente. L’incipit offre promesse di felicità che, però, si scontrano con i contrasti irrisolti della società ‘globalizzata’. Disuguaglianze, diversità etniche, religiose, di appartenenza politica,frenano le aspettative comuni con muri di sospetto, di paura o di indifferenza; atteggiamenti che tendono a impoverire la comunicazione e a restringere lo sguardo su orizzonti limitati da barriere che, talvolta, appaiono insormontabili. Contro questo aspetto negativo del vivere sociale, la città – per sua natura – presenta comunque occasioni di incontro e di relazione nei luoghi istituzionali, negli spazi pubblici, nelle vie e nei mercati, nei luoghi di lavoro o di intrattenimento, nel quartiere fino nella vicinanza delle abitazioni, dove si mescolano la moltitudine di storie singolari con la condivisione di problemi, aspettative, piaceri e dispiaceri comuni. La disciplina architettonica, nella ‘costruzione della città’, può cogliere l’occasione di ‘proporre ponti’, spazi di vita che favoriscano il desiderio e la necessità di stare insieme, fermarsi per conoscersi e riconoscere le reciproche diversità. Dalla casa al quartiere alle reti urbane, i progetti – alla diversa scala – possono prospettare luoghi inclusivi in cui far crescere esperienze sociali di amicizia e partecipazione.

Una nuova Taranto vecchia / Salimei, Guendalina. - (2022). (Intervento presentato al convegno XXXII SEMINARIO INTERNAZIONALE E PREMO DI ARCHITETTURA E CULTURA URBANA DI CAMERINO LA CITTÀ DEI DESIDERI. Sogni e disegni di architettura tenutosi a Camerino).

Una nuova Taranto vecchia

Guendalina Salimei
2022

Abstract

Che città vogliamo? La domanda coinvolge il nostro modo di stare con gli altri, il bisogno di socialità e dello spazio in cui organizzare il ‘vivere insieme’. In quanto tale la città non è una realtà statica ma un progetto in divenire, un’utopia che anima i nostri desideri, una meta verso cui puntiamo continuamente. L’incipit offre promesse di felicità che, però, si scontrano con i contrasti irrisolti della società ‘globalizzata’. Disuguaglianze, diversità etniche, religiose, di appartenenza politica,frenano le aspettative comuni con muri di sospetto, di paura o di indifferenza; atteggiamenti che tendono a impoverire la comunicazione e a restringere lo sguardo su orizzonti limitati da barriere che, talvolta, appaiono insormontabili. Contro questo aspetto negativo del vivere sociale, la città – per sua natura – presenta comunque occasioni di incontro e di relazione nei luoghi istituzionali, negli spazi pubblici, nelle vie e nei mercati, nei luoghi di lavoro o di intrattenimento, nel quartiere fino nella vicinanza delle abitazioni, dove si mescolano la moltitudine di storie singolari con la condivisione di problemi, aspettative, piaceri e dispiaceri comuni. La disciplina architettonica, nella ‘costruzione della città’, può cogliere l’occasione di ‘proporre ponti’, spazi di vita che favoriscano il desiderio e la necessità di stare insieme, fermarsi per conoscersi e riconoscere le reciproche diversità. Dalla casa al quartiere alle reti urbane, i progetti – alla diversa scala – possono prospettare luoghi inclusivi in cui far crescere esperienze sociali di amicizia e partecipazione.
2022
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1675633
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