Lina Bo Bardi, l’architetta dei due mondi, si è spenta a San Paolo il 20 Marzo 1992. I due mondi, il sudamericano e l’europeo, durante questi trent’anni si sono confrontati con gli aspetti umani e intellettuali della sua scomparsa in maniera opposta. Il Brasile ha disposto le azioni della memoria: raccogliere, approfondire, rielaborare, ripensare, ricordare e raccontare aneddoti, materiali, disegni, testi, frammenti di storia contemporanea del Paese, stralci di quotidianità, cartoline di giorni di lazer sullo sfondo di città in metamorfosi. L’Italia ha invece sperimentato la scoperta: studio, grand tour inversi, ricerca, inchieste, ipotesi, percorsi esperenziali e conoscitivi fatti di riconoscimenti e tradimenti, di scatti fotografici indagatori, di fili riallacciati tra il razionalismo della storia e il tropicalismo dello spirito di chi non si è mai incontrato ma ci sembra familiare. Oggi, ciò che desideriamo fare è progettare: gettare in avanti ciò che ricordiamo e abbiamo scoperto, “ingoiare e digerire” l’eredità di Lina Bo Bardi per “rimetterla” al mondo con nuova creatività e forza generatrice. Questi trent’anni ci hanno insegnato sia l’unicità del lavoro poliedrico dell’arquiteta, tale da non produrre una corrente formale di diretta derivazione, sia l’attualità di un approccio sistemico alla progettazione “della vita” nella quale l’architettura è solo una componente al fianco dell’arte come espressione profonda del sé; del paesaggismo come ritorno alla natura-madre; dello spazio pubblico come luogo dello scambio interculturale, interreligioso e intergenerazionale in cui il concetto di inclusione è implicito nel concetto più ampio di “sociale”; del design come manifattura, in cui l’uomo è artigiano demiurgo che plasma la materia attraverso i riti della tecnica; l’allestimento come capacità di mostrare per innescare, disporre per suggerire, installare per ispirare; la scenografia come spazio gnoseologico attivato dagli attori attraverso il movimento consapevole. La mostra e pomeriggio di studi Lina Bo Bardi 30 vuole proporre una commemorazione attraverso la prefigurazione: architetti, artisti e studiosi sono chiamati a proporre delle reinterpretazioni, suggestioni, visioni future di architetture, spazi pubblici, paesaggi e uso del verde, oggetti di mobilio e design, allestimenti e scenografie che abbiano imparato da Lina Bo Bardi l’eterogenesi della forma all’interno di un’orizzontalità disciplinare che non conosce pregiudizio o gerarchie. Per questo motivo, chiediamo di accompagnare i vostri contributi con un breve testo, tra le 500 e le 1000 battute, nel quale sia esplicitato il lascito intellettuale dell’arquiteta che desiderate proiettare nei prossimi trent’anni.

Lina Bo Bardi 30 / Riciputo, Anna. - (2022). (Intervento presentato al convegno Mostra e pomeriggio di studi tenutosi a Galleria Sinestetica -Roma nel 18 dicembre 2022 - 13 gennaio 2023).

Lina Bo Bardi 30

anna riciputo
2022

Abstract

Lina Bo Bardi, l’architetta dei due mondi, si è spenta a San Paolo il 20 Marzo 1992. I due mondi, il sudamericano e l’europeo, durante questi trent’anni si sono confrontati con gli aspetti umani e intellettuali della sua scomparsa in maniera opposta. Il Brasile ha disposto le azioni della memoria: raccogliere, approfondire, rielaborare, ripensare, ricordare e raccontare aneddoti, materiali, disegni, testi, frammenti di storia contemporanea del Paese, stralci di quotidianità, cartoline di giorni di lazer sullo sfondo di città in metamorfosi. L’Italia ha invece sperimentato la scoperta: studio, grand tour inversi, ricerca, inchieste, ipotesi, percorsi esperenziali e conoscitivi fatti di riconoscimenti e tradimenti, di scatti fotografici indagatori, di fili riallacciati tra il razionalismo della storia e il tropicalismo dello spirito di chi non si è mai incontrato ma ci sembra familiare. Oggi, ciò che desideriamo fare è progettare: gettare in avanti ciò che ricordiamo e abbiamo scoperto, “ingoiare e digerire” l’eredità di Lina Bo Bardi per “rimetterla” al mondo con nuova creatività e forza generatrice. Questi trent’anni ci hanno insegnato sia l’unicità del lavoro poliedrico dell’arquiteta, tale da non produrre una corrente formale di diretta derivazione, sia l’attualità di un approccio sistemico alla progettazione “della vita” nella quale l’architettura è solo una componente al fianco dell’arte come espressione profonda del sé; del paesaggismo come ritorno alla natura-madre; dello spazio pubblico come luogo dello scambio interculturale, interreligioso e intergenerazionale in cui il concetto di inclusione è implicito nel concetto più ampio di “sociale”; del design come manifattura, in cui l’uomo è artigiano demiurgo che plasma la materia attraverso i riti della tecnica; l’allestimento come capacità di mostrare per innescare, disporre per suggerire, installare per ispirare; la scenografia come spazio gnoseologico attivato dagli attori attraverso il movimento consapevole. La mostra e pomeriggio di studi Lina Bo Bardi 30 vuole proporre una commemorazione attraverso la prefigurazione: architetti, artisti e studiosi sono chiamati a proporre delle reinterpretazioni, suggestioni, visioni future di architetture, spazi pubblici, paesaggi e uso del verde, oggetti di mobilio e design, allestimenti e scenografie che abbiano imparato da Lina Bo Bardi l’eterogenesi della forma all’interno di un’orizzontalità disciplinare che non conosce pregiudizio o gerarchie. Per questo motivo, chiediamo di accompagnare i vostri contributi con un breve testo, tra le 500 e le 1000 battute, nel quale sia esplicitato il lascito intellettuale dell’arquiteta che desiderate proiettare nei prossimi trent’anni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1675538
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