La possibilità di intervenire all’interno di un’area archeologica costituisce, di per sé, un fatto eccezionale, sia per la possibilità di un confronto diretto con tracciati, misure, frammenti di testimonianze del passato che necessitano di essere adeguatamente conservati, sia perché questi possono rappresentare fatti architettonici e urbani capaci di produrre riflessioni ancora valide per la costruzione della città contemporanea. L’interpretazione di questi segni di un tempo perduto, impressi in un territorio come quello di Τυνδαρίς dove la natura sembra dilagare sovrapponendosi agli oggetti archeologici, rimpossessandosi del sito fino a ricondurlo a una condizione di "paesaggio originario", diventa quasi attitudine visionaria, immaginifica. Si produce, già solo pensando a cosa abbiano rappresentato questi resti, quella capacità di invenzione così propria del progettare, così necessaria acciocché gli interventi non si riducano alla sola conservazione di labili tracce ma siano capaci di rivelare tanto il carattere del preesistente quanto i suoi possibili sviluppi. Ci troviamo, a tutti gli effetti, di fronte a un’apparizione, in un ambito dove la città nascosta, presente solo in filigrana, trasforma l’intervento su di essa nella risoluzione di una sorta di enigma i cui esiti possono essere, finalmente, rivelati ai futuri visitatori dell’area.
Immaginare la città antica: progetti per Tindari / Lubrano, Oreste; Orfeo, Camillo. - (2023).
Immaginare la città antica: progetti per Tindari
Oreste Lubrano;
2023
Abstract
La possibilità di intervenire all’interno di un’area archeologica costituisce, di per sé, un fatto eccezionale, sia per la possibilità di un confronto diretto con tracciati, misure, frammenti di testimonianze del passato che necessitano di essere adeguatamente conservati, sia perché questi possono rappresentare fatti architettonici e urbani capaci di produrre riflessioni ancora valide per la costruzione della città contemporanea. L’interpretazione di questi segni di un tempo perduto, impressi in un territorio come quello di Τυνδαρίς dove la natura sembra dilagare sovrapponendosi agli oggetti archeologici, rimpossessandosi del sito fino a ricondurlo a una condizione di "paesaggio originario", diventa quasi attitudine visionaria, immaginifica. Si produce, già solo pensando a cosa abbiano rappresentato questi resti, quella capacità di invenzione così propria del progettare, così necessaria acciocché gli interventi non si riducano alla sola conservazione di labili tracce ma siano capaci di rivelare tanto il carattere del preesistente quanto i suoi possibili sviluppi. Ci troviamo, a tutti gli effetti, di fronte a un’apparizione, in un ambito dove la città nascosta, presente solo in filigrana, trasforma l’intervento su di essa nella risoluzione di una sorta di enigma i cui esiti possono essere, finalmente, rivelati ai futuri visitatori dell’area.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.