Scilla è un centro abitato (Figura 28.1) della costa tirrenica meridionale della Calabria, posto all’imboccatura settentrionale dello Stretto di Messina. Il toponimo assume nell’immaginario collettivo una forte valenza evocativa: dai racconti di Ovidio sugli amori della ninfa Scilla e del dio marino Glauco, la vendetta per gelosia della maga Circe e la trasformazione della ninfa in un mostro che trovò dimora in una cavità di uno scoglio vicino a quello dove albergava Cariddi e da cui, insieme, disseminavano terrore ai naviganti, tra i quali lo stesso Ulisse come narratoci da Omero; alla pesca del pesce spada con le caratteristiche barche note come “spadare”; al Castello Ruffo dirimpetto al mare sulla rocca di Scilla. In questo testo sulle frane di Italia, la frana di Scilla rappresenta un ulteriore “mito”, un mirabile esempio di grande frana costiera in roccia, indotta da una sequenza di forti terremoti, tecnicamente dunque una “frana sismoindotta”. L’ubicazione di tale frana è immediatamente ad ovest dell’abitato di Scilla e della splendida spiaggia della Marina Grande, suggestivamente denominata “delle Sirene”, da cui essa è separata dalla Punta Pacì. La frana assurge agli onori delle cronache poco dopo il suo innesco, avvenuto nel 1783 durante il ben noto Terremoto di Calabria e di Sicilia, poiché provocò, oltre ad un visibile cambiamento della morfologia costiera, la morte di oltre 1500 persone, a causa della onda di tsunami da essa indotta. Si tratta, dunque, di un chiaro esempio di una rara, e disastrosa, concatenazione in serie di processi naturali, una sorta di effetto domino: terremoto – frana – tsunami. La trattazione di questa frana ci consente, inoltre, di portare all’attenzione del lettore le cronache dei numerosissimi effetti indotti sul territorio dalla lunga sequenza sismica del Terremoto di Calabria e di Sicilia del 1783, quale prima testimonianza sistematica di inventario, tra cui l’importante monografia descrittiva di Michele Sarconi corredata da un Atlante iconografico che ci restituisce delle suggestive e pregiate rappresentazioni pittoriche, grazie al lavoro commissionato da Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, ad una spedizione della Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere di Napoli. La sismoinduzione di frane è considerata oggi un effetto secondario indotto sul territorio da un terremoto, causa dunque di ulteriori danni a persone e cose; per questa ragione, la vasta comunità scientifica che si occupa di rischio sismico riserva attenzione all’argomento e dunque alla previsione di tali fenomeni. Inoltre, le frane costiere e marine sono considerate una delle cause di tsunami ed indagate quindi anche dalla geologia marina.

Scilla 1783 / Bozzano, Francesca; Martino, Salvatore; Mazzanti, Paolo. - (2022), pp. 417-422.

Scilla 1783

Francesca Bozzano
Primo
Writing – Original Draft Preparation
;
Salvatore Martino
Secondo
Writing – Original Draft Preparation
;
Paolo Mazzanti
Ultimo
Writing – Original Draft Preparation
2022

Abstract

Scilla è un centro abitato (Figura 28.1) della costa tirrenica meridionale della Calabria, posto all’imboccatura settentrionale dello Stretto di Messina. Il toponimo assume nell’immaginario collettivo una forte valenza evocativa: dai racconti di Ovidio sugli amori della ninfa Scilla e del dio marino Glauco, la vendetta per gelosia della maga Circe e la trasformazione della ninfa in un mostro che trovò dimora in una cavità di uno scoglio vicino a quello dove albergava Cariddi e da cui, insieme, disseminavano terrore ai naviganti, tra i quali lo stesso Ulisse come narratoci da Omero; alla pesca del pesce spada con le caratteristiche barche note come “spadare”; al Castello Ruffo dirimpetto al mare sulla rocca di Scilla. In questo testo sulle frane di Italia, la frana di Scilla rappresenta un ulteriore “mito”, un mirabile esempio di grande frana costiera in roccia, indotta da una sequenza di forti terremoti, tecnicamente dunque una “frana sismoindotta”. L’ubicazione di tale frana è immediatamente ad ovest dell’abitato di Scilla e della splendida spiaggia della Marina Grande, suggestivamente denominata “delle Sirene”, da cui essa è separata dalla Punta Pacì. La frana assurge agli onori delle cronache poco dopo il suo innesco, avvenuto nel 1783 durante il ben noto Terremoto di Calabria e di Sicilia, poiché provocò, oltre ad un visibile cambiamento della morfologia costiera, la morte di oltre 1500 persone, a causa della onda di tsunami da essa indotta. Si tratta, dunque, di un chiaro esempio di una rara, e disastrosa, concatenazione in serie di processi naturali, una sorta di effetto domino: terremoto – frana – tsunami. La trattazione di questa frana ci consente, inoltre, di portare all’attenzione del lettore le cronache dei numerosissimi effetti indotti sul territorio dalla lunga sequenza sismica del Terremoto di Calabria e di Sicilia del 1783, quale prima testimonianza sistematica di inventario, tra cui l’importante monografia descrittiva di Michele Sarconi corredata da un Atlante iconografico che ci restituisce delle suggestive e pregiate rappresentazioni pittoriche, grazie al lavoro commissionato da Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, ad una spedizione della Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere di Napoli. La sismoinduzione di frane è considerata oggi un effetto secondario indotto sul territorio da un terremoto, causa dunque di ulteriori danni a persone e cose; per questa ragione, la vasta comunità scientifica che si occupa di rischio sismico riserva attenzione all’argomento e dunque alla previsione di tali fenomeni. Inoltre, le frane costiere e marine sono considerate una delle cause di tsunami ed indagate quindi anche dalla geologia marina.
2022
Frane d'Italia
978-88-6026-327-8
frana; terremoto; Scilla
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Scilla 1783 / Bozzano, Francesca; Martino, Salvatore; Mazzanti, Paolo. - (2022), pp. 417-422.
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