Nella società contemporanea assistiamo a nuove e multiformi modalità di vivere il rapporto con la fede, con il sacro e con le loro manifestazioni rituali, soprattutto alla luce dei cambiamenti sopraggiunti con l’arrivo di cittadini portatori di differenti culture, tradizioni e religioni. In questo contesto è utile guardare alla portata culturale di determinati momenti di condivisione come quelli delle “feste religiose”, in quanto nel tempo e nello spazio della festa si aprono scenari sempre nuovi e in continua evoluzione. Lo spostamento dal contesto di origine a quello migratorio, genera una lenta metamorfosi con un forte impatto non solo sui fedeli che praticano il culto, ma anche sul culto stesso. Questo discorso trova terreno fertile se si considerano le pratiche religiose festive che da secoli caratterizzano il substrato culturale e antropologico italiano, in particolare nella città di Catania, in cui il costrutto della festa ha da sempre scandito la vita e le attività sociali dei cittadini. Il “caso catanese” in particolare la festa del Ganesha Chaturthi dedicata al dio Gaṇesh “patrono” dei Mauriziani, è tra gli eventi più importanti e rappresentativi per gli induisti della città. Protagoniste di questo evento sono le due comunità induiste mauriziane rappresentate dalle associazioni “Catania Ganesh Association” e “Geetanjali Circle” che, con le loro manifestazioni rituali producono una serie di significati che vanno a reinterpretare il senso stesso della festa. Esponendosi difronte all’intera comunità, infatti, divengono interpreti di un rituale atto non solo a celebrare la divinità, ma anche a sancire la loro presenza nel contesto urbano di approdo. Le due comunità induiste, differenti per tradizioni e provenienze culturali, per due giorni festeggiano ognuna nel proprio “spazio sacro” il Ganesha Chaturthi, ma nel momento della processione si uniscono per diventare un unico grande corteo sotto la statua del liotru, il “terzo elefante” simbolo della città di Catania. Il tempo della festa appare pertanto come momento topico per il riconoscimento e la riaffermazione della propria appartenenza religiosa e culturale, in un delicato processo di costruzione e trasformazione dell’identità religiosa, territoriale e sociale dei migranti, nella società plurale contemporanea.
La festa dei due elefanti. Il Ganesha Chaturti delle comunità induiste a Catania / Tommasini, Chiara. - (2020), pp. 268-284. - QUADERNI DI SMSR.
La festa dei due elefanti. Il Ganesha Chaturti delle comunità induiste a Catania
Chiara TommasiniPrimo
Writing – Original Draft Preparation
2020
Abstract
Nella società contemporanea assistiamo a nuove e multiformi modalità di vivere il rapporto con la fede, con il sacro e con le loro manifestazioni rituali, soprattutto alla luce dei cambiamenti sopraggiunti con l’arrivo di cittadini portatori di differenti culture, tradizioni e religioni. In questo contesto è utile guardare alla portata culturale di determinati momenti di condivisione come quelli delle “feste religiose”, in quanto nel tempo e nello spazio della festa si aprono scenari sempre nuovi e in continua evoluzione. Lo spostamento dal contesto di origine a quello migratorio, genera una lenta metamorfosi con un forte impatto non solo sui fedeli che praticano il culto, ma anche sul culto stesso. Questo discorso trova terreno fertile se si considerano le pratiche religiose festive che da secoli caratterizzano il substrato culturale e antropologico italiano, in particolare nella città di Catania, in cui il costrutto della festa ha da sempre scandito la vita e le attività sociali dei cittadini. Il “caso catanese” in particolare la festa del Ganesha Chaturthi dedicata al dio Gaṇesh “patrono” dei Mauriziani, è tra gli eventi più importanti e rappresentativi per gli induisti della città. Protagoniste di questo evento sono le due comunità induiste mauriziane rappresentate dalle associazioni “Catania Ganesh Association” e “Geetanjali Circle” che, con le loro manifestazioni rituali producono una serie di significati che vanno a reinterpretare il senso stesso della festa. Esponendosi difronte all’intera comunità, infatti, divengono interpreti di un rituale atto non solo a celebrare la divinità, ma anche a sancire la loro presenza nel contesto urbano di approdo. Le due comunità induiste, differenti per tradizioni e provenienze culturali, per due giorni festeggiano ognuna nel proprio “spazio sacro” il Ganesha Chaturthi, ma nel momento della processione si uniscono per diventare un unico grande corteo sotto la statua del liotru, il “terzo elefante” simbolo della città di Catania. Il tempo della festa appare pertanto come momento topico per il riconoscimento e la riaffermazione della propria appartenenza religiosa e culturale, in un delicato processo di costruzione e trasformazione dell’identità religiosa, territoriale e sociale dei migranti, nella società plurale contemporanea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.